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oggi è un bel giorno per morire

26 marzo 2012

Dili- Timor Est 60 giorni dopo...


Ancora a Dili..ma che ci fate…vi piace così tanto?…direte voi.
Già, ancora a Dili,  non è che ci piace particolarmente, è che come sapete questo era l’unico paese, che con un po’ di fantasia, ci avrebbe fatto  entrare anche senza Carnet .
Qua i nostri piani prevedevano una sosta giusto il tempo per riavere un nuovo Carnet, ma si sa come sono andate queste cose.
Come ho raccontato nel post precedente sembrava tutto risolto, dopo aver parlato con il Dott. Paolo Diamante il grande capo dell’ACI  di Roma, il quale ci aveva concesso, proprio come favore personale per permetterci di poter rientrare in italia,  un nuovo Carnet a patto di fare una nuova fideiussione, ora solo mancava trovare una compagnia di assicurazioni che emettesse questa benedetta fideiussione.
La compagnia da noi utilizzata l’anno precedente ora non si occupa più di fideiussioni, allora bombardo letteralmente di mail un numero spropositato di agenzie in tutta italia isole comprese, risultato…-no, noi non facciamo questo tipo di pratiche…no con i privati niente fideiussioni…no..ci dispiace-…le risposte erano tutte più o meno simili.
Ho chiesto anche aiuto a altri amici viaggiatori, Fabrizio,  Massimiliano,  Ture.. ma anche da queste agenzie consigliate dai miei amici la risposta è stata  sempre la stessa…- no, da quest’anno non facciamo più questo tipo di pratiche-.    Solo una, la Coface del sig. Bianchi dopo una settimana di tentennamenti ha accettato, ma pretendeva che mia sorella andasse a firmare di persona a Teramo…questa della firma è davvero una cosa strana.
Che fare? Roma dall’alto del suo colle nella sua grande magnanimità ci aveva concesso un’altra possibilità e noi adesso non riusciamo a fare sta c..avolo di fideiussione.
Mia sorella Rita mossa a compassione chiede aiuto alla sua banca, interminabile sia la lista di documenti che le chiedono e a parte il costo il tempo necessario per espletare la pratica, niente di sicuro ma le dicono che ci sono buone possibilità che ci concedano la fideiussione sotto  la sua garanzia.
Nel frattempo io continua a cercare in rete altre soluzioni, visito siti stranieri e capito sulla pagina del Touring Club Svizzero,  e sorpresa loro rilasciano il Carnet anche ai non residenti in svizzera.
Fanno le pratiche online e lo spediscono in tutto il mondo, anche sulla luna non appena la Nasa metterà a disposizione un servizio di  space shuttle postale.
Che mi costa, proviamo. È venerdì mattina, invio una timida mail per chiedere se la cosa fosse vera e come fare, poi continuo a mandare mail a altre assicurazioni in italia, preferisco la fideiussione assicurativa a quella bancaria.
 Sono le 12 35 sono ancora qua che smanetto con il pc quando ricevo la mail di risposta dalla svizzera…che rapidità, quando scrivo all’ACI non ricevo risposta prima di ¾ giorni…ma poi penso… la svizzera è piccolina, ci abita solo il nonno con Heidi e 4 caprette…questi non hanno niente da fare tutto il giorno, è normale che siano così veloci, invece Roma…all’ACI di Roma…ehh quanto si lavora…
La risposta è stata questa, grazie per la tua mail, certamente  noi possiamo darti il Carnet.
Compila il questionario e invia la copia del passaporto libretto e  patente.
Facci sapere dove spedirti il Carnet(ambasciata o hotel)  se vuoi posta o  corriere dhl.
Dopo il pagamento ti inviamo il Carnet.
Ti dirò la spesa dopo che riceverò  i tuoi documenti.  Questo in sintesi e conclude..
Spero che ti sia tutto chiaro e rimango a tua disposizione. Saluti ecc ecc.
Apro una piccola  parentesi, questa invece è la chiusura dell’ennesima mail ricevuta dall’ACI con sempre nuove e mai conclusive richieste:..
Gentile sig. Pasqui, bla bla. su incarico del dr. Diamante bla bla bla..Nella delega bla bla bla ..Anche Sua sorella bla bla bla 
Credo sia tutto
Cordiali saluti
Marisa Grillo
Credo sia tutto…!!.. si può rispondere così all’ennesima richiesta di informazioni..va bè, chiusa parentesi.

Mi metto subito al lavoro, scarico il questionario sul pc, è in formato PDF, io non ho un programma per scriverci sopra così lo converto in immagine JPG e con un semplice programma di fotoritocco ci scrivo su. 
Compilo tutti campi, nome…nascita…moto…modello..numero..la data e… eccoci ci siamo… “dove”…ma in fondo a sinistra, proprio qua vedete.. c’è scritto firma…è da un po’ di tempo che  quando sento questa parola  non so, mi viene l’agitazione.  E adesso che faccio, questi sono precisi, sapete come si dice precisione svizzera, devo stare attento, scegliere bene, non posso correre rischi.      Passo in rassegna tutti i caratteri di word e alla fine dopo tante prove sfinito ma entusiasta opto per il carattere Vivaldi, un corsivo elegante ma con carattere, mi piace,  fa tanto  retrò. Ecco fatto, ancora una prova per azzeccare la dimensione e lo spessore poi lo sistemo per benino proprio sopra la riga tratteggiata… mmmh…ottimo lavoro sembra vero.
 Shizu, portami la camera, faccio la foto al passaporto al libretto e alla patente, le scarico nel pc le converto in PDF e invio tutto a Evelyne, cosi si firma la tipa che segue le pratiche del Carnet.
Due ore dopo…si ho detto due ore dopo, ricevo la risposta, -tutto ok in allegato trovi il modulo da firmare con l’importo della garanzia, firma e rinvia… come riceveremo i soldi invieremo il Carnet… tempo approssimativo 5 giorni, grazie saluti ecc ecc.-
Il lunedì faccio il bonifico on line, non resta che  aspettare.
Venerdì, dopo 5 giorni approssimativi, ricevo l’mail ,  -il carnet è pronto in allegato trovi le prime due pagine  e anche alcune utili informazioni sui paesi che visiterai, buon viaggio distinti saluti ..ecc ecc.-
Fantastico anche le schede informative dei paesi che attraverseremo, e poi guarda shizu che bello il nostro nuovo Carnet.   
O mio dio, ma questo che cos’è.?  Il numero della targa non è questo, però è quello che io ho scritto sul questionario, ma dove c..arnet avevo la testa.  
Ok, non perdiamo la  calma devo scrivere a Evelyne, gli scrivo cosi: cara Evelyne, il numero sul Carnet non è quello della targa, questo può essere un problema?  Un’ora dopo la risposta:- Caro sig: pasqui Si, certamente che è un problema! questo non è il numero di targa?  È il numero che tu hai scritto sul modulo.  Fammi sapere urgentemente che richiamo subito la spedizione. Grazie.
  Questo è quello che mi ha scritto, ma in realtà avrebbe voluto dirmi ben altre parole, lo so, anche voi lo pensate vero, su dai non fatevi problemi, lo penso anch’io, sono proprio un coglione, non dovevo far altro che ricopiare 4 semplici numeri, chissà cosa mi passava per la testa .
A mio favore solo il fatto che stavo male, molto male, ho preso la dengue, ho avuto per tre giorni, notte e giorno, la testa che sembrava esplodere, un dolore fortissimo dietro gli occhi, deambulavo a fatica, mai  mi ero sentito così, comunque ora sto bene .
Non pensiamoci più, ho inviato un mail di risposta a Evelyne ma adesso sono le 5, l’ufficio è chiuso e per la risposta dobbiamo aspettare  un'altro lunedì… come si dice.. per far presto è tardi…e allora che ci vuoi fare…è un vero  peccato, lo avevo tra le mani…ma va bè, cambiamo discorso, parliamo di nuovi amici.

In questo tempo di attese per risparmiare ci siamo trasferiti in spiaggia, sembra strano, ma questo ad oggi è uno dei paesi più cari, siamo a livello Australia, pensate che basta attraversare la frontiera 120 km più su, entrare in Indonesia e il costo della vita si riduce della metà.
In spiaggia come sempre la vita è tranquilla, io sono esperto pescatore e quasi ogni giorno prendo un pesce, tranne una domenica.
Non solo io sono stato sfortunato, anche un pescatore locale che tutti i giorni viene a pescare qua davanti la spiaggia con il suo fucile di legno, oggi ha fatto la sua solita nuotata ma è ritornato a terrà senza neanche un pesce, dice che è colpa del tempo, stanotte ha fatto burrasca.






Ora capisco, non è che ho perso il mio tocco, è colpa del tempo, dai andiamo shizu tanto oggi non si può continuare, ho perso l’ultimo, il solo amo che avevo.
Ci incamminiamo verso la tenda, noi si va a pescare  su una scogliera non troppo lontana dalla spiaggia, ci stiamo avvicinando e vediamo che il nostro accampamento è circondato da gente e macchine delle UN, nazioni unite, sapete che queste organizzazioni non godono della mia simpatia.


Sono tutti uomini, chi prende il sole chi nuota e altri hanno allestito un barbecue vicino alla nostra tenda, al lato del grande albero, credo che questo posto per così dire sia il loro, sicuramente si sistemavano sotto l’albero all’ombra, al posto della nostra tenda.
Qualche sguardo, un accenno di saluto niente di più, fino a che non esce dall’acqua Carlos, è cosi che si presenta, si avvicina e ci chiede se siamo italiani, poi dice che ha un amico in Italia, un carabiniere conosciuto in missione in Kosovo.
Lui Carlos è un militare Portoghese, in forza a Dili con le nazioni unite, fa parte delle forze speciali, quella  polizia multinazionale nata in Europa ma a quanto pare sotto il controllo degli americani...come dire...umh...meglio non dire, va va,  passiamo oltre
È un motociclista  e come tutti i motociclisti ha un sogno, quello di viaggiare in moto, ma lo farà dice appena va in pensione.
Si parla di moto di raduni, ci chiede del viaggio ci racconta di lui del suo lavoro delle sue esperienze, si beve birra  facciamo conoscenza con il resto della squadra e poi tante foto assieme alla poderosa e per finire gradita e desiderata sorpresa ci invitano a pranzo, oggi era dura eravamo rimasti solo con riso e due banane, perfetto le conserveremo per la cena.
Che mangiata, pane fatto in casa, chorizo originale portoghese, asado, pollo alla brace, bacalao portoghese, insalata frutta birra vino e caffè.
E poi ancora a raccontare, sono tutti molto simpatici, qualcuno è già un po’ brillo in questo caso la simpatia aumenta, quando se ne vanno ci lasciano un paio di kili tra arance e mele, una grande papaia, acqua e succhi di frutta e ancora pollo bacalao insalata pane, tanto buon pane e un paio di litri di vino, ma non basta, ci invitano a pranzo per il lunedì.













Verso sera passa a salutarci Carlos, non Carlos il militare ma il pescatore, non quello con il fucile, ma un altro, e ohh… si chiamano tutti Carlos.
A parte Carlos il pescatore con il fucile conosciamo un altro Carlos, pescatore pure lui  ma questo Carlos ha la barca,  ufff che fatica… avete capito però.
Allora diciamo così, Carlos pescatore con la barca passa a salutarci, sta raccogliendo lattine per poi venderle a Dili, dice che oggi e domani non c’è pesce, colpa del tempo e poi si è rotto il motore della barca.

Gli raccontiamo la nostra giornata e dividiamo con lui il vino e il cibo, per noi erano troppe cose, prima di andare ci invita a casa sua.
Abita, così dice, nel primo villaggio  lungo la costa prima di arrivare sulla strada, la terza tenda quella con la scritta, ma la spiegazione è un po’ confusa, rimaniamo comunque che ci saremmo andati domani mattina verso le 10 appena smontato il campo.
La mattina il tempo è ancora incerto, la notte ha piovuto e sembra aver voglia di continuare, le nuvole sono minacciose e ogni tanto ci scaricano addosso un po’ d’acqua.
Smontiamo la tenda e la riponiamo bagnata come tutto il resto, carichiamo la poderosa e con attenzione andiamo, la strada è fango e buche, a shizu un paio di volte toccherà scendere per controllare il passaggio meno rischioso.
La spiegazione era veramente confusa, ma dopo un paio di andate e ritorno finalmente vedo l’entrata.
Il nostro amico Carlos abita davvero in un bel posto, una baracca una tenda niente di più, ma sulla spiaggia.
Ad attenderci lui con la giovane moglie Celestina  e i due figli piccoli, il cane e due maiali.
Anche la moglie vuole sapere del viaggio, facciamo foto, mangiamo calamari giochiamo con i bimbi, Carlos ci invita a stare li da lui, possiamo montare la tenda sulla sua spiaggia vicino alla sua.
Non pensiate sia stato facile capirci, loro parlano solo Tetum, no inglese e niente portoghese, solo qualche parola sciolta, ma come sempre alla fine ci si capisce.

Carlos ci racconta che ha anche un’altra moglie e un’altro figlio in Baucau, faccio un paio di battute lo prendo un po’ in giro e Celestina ride divertita, contenta lei…ma questa è un’altra storia ed è arrivata l’ora di andare a Dili.









Arriviamo in caserma, al quartiere della GNR,  la Guardia Nazionale Repubblicana. 

 Che accoglienza, Carlos Nuno Rodriges Cavaco e gli altri, ci presentano anche al capitano che dice che per qualsiasi cosa possiamo contare con il loro aiuto, officina  infermeria insomma tutto.
Pranziamo nella mensa insieme a tutti i militari, il cibo ottimo, non avevamo dubbi, i cuochi sono gli stessi del barbecue in spiaggia, poi un  caffè espresso sotto la veranda del bar.


Giro della caserma, la foto con il  plotone  davanti lo stemma del reggimento e ancora saluti e strette di mano,  poi cominciano i regali…-i regali ?-… si si proprio così.
Un bel paio di anfibi militari , qualcuno si è accorto che i miei stivali erano rotti, il tenente mi porta un paio di pantaloni e una maglietta, Carlos ancora un pantalone, quelli che indossano i ragazzi che fanno la scorta al presidente, anche a shizu nonostante sia piccolina è toccato qualcosa, una maglietta.
Anche dall’infermeria ci fanno un regalo, una scorta di farmaci di prima necessita e abbondante spray antizanzare.
È stato un accoglienza calorosa, brava gente.
Carlos ha fatto diverse missioni, è stato in kosovo in Afganistan e qua, già diverse volte, la prima nel 2006 durante la rivolta, dice che era impressionante, sempre battaglie per le strade e case che venivano incendiate ogni notte, davvero pericoloso, ma ora è super tranquillo, tanto che le forze di polizia delle UN lasceranno Timor Est in dicembre.

Ora andiamo,  Carlos prima di salutarci dice che dobbiamo ritornare per cena, dico no Carlos  è troppo davvero ti ringrazio ma no..e lui - ma non sono io che ti invito, la cena è offerta da  Rodriguez, comincia ad abituarti perché qua siamo 140 e ride,  ok allora 7,30 solo oggi però.

Ora ogni fine settimana facciamo pranzo o cena in caserma, ospitalità portoghese, e i regali continuano, questo fine settimana hanno regalato più cose a shizu, quasi quasi mi offendo.
 Questo sabato come al solito siamo andati a pranzo in caserma, siamo seduti sotto la  veranda a bere il caffè, shizu sta guardando le sue nuove magliette,  quando vediamo arrivare Joao.   Joao è un poliziotto che abbiamo conosciuto il giorno del nostro arrivo a Dili, lo  incontriamo ogni giorno e ogni giorno ci fermiamo a parlare con lui.   Joao è amico dei portoghesi e regolarmente passa in caserma, noi si pensava che il tipo fosse un semplice adetto al traffico, invece è il capo della polizia stradale di Dili, un pezzo grosso.
Come ci vede... ma voi che fate... ah siete amici dei portoghesi... avete problemi... vi do il telefono qualsiasi cosa... un problema…fate il mio nome, poi ci penso io... prima di andare via ha voluto fare una foto con noi,  Carlos mi dice che è una brava persona, 28 anni nella polizia, ed è un tipo corretto, cosa non abituale da queste parti.
Bene che altro vi racconto… cose ne avrei, tante da consumarmi i polpastrelli sulla tastiera, ma per ora basta.








03 marzo 2012

un giorno di ordinaria...burocrazia

 Il lunedì 21, dopo quello strano fine settimana con l’ombra del venerdì 17 che ci seguiva, porto la batteria a caricare e scopro che è irrimediabilmente fusa  lè sciupà esaurita nu ghe n’è, in una parola (due) morta sepolta. (e c'è costato pure 5 dollari)
Faccio il giro di tutti e dico tutti i negozi officine di moto macchine e anche i  negozi cinesi, quelli hanno sempre di tutto, ma niente la mia batteria è troppo grande.
Non importa, sfiniti per le interminabili passeggiate sotto il sole nella polvere dopo 2 giorni, mercoledì decido per una batteria da 8 ampere, la più grande che hanno, la nostra è 14 ampere, non fa un grande differenza...per ora, e poi è l’unica che hanno.
La monto, prime misurazioni sembra tutto ok, anche se i valori del regolatore non sono del tutto corretti e soprattutto non sono stabili, hanno dei picchi anomali, ma qua da nessuna parte ho trovato un nuovo regolatore o un qualcosa da adattargli, e siccome passeremo ancora molto tempo a Timor, ho tutto il tempo per ordinarlo su ebay.

Perché staremo ancora tanto tempo a Timor,  oh la cosa è molto semplice… Roma.
 -Roma?! che cosa centra Roma-…centra centra, mi spiego: il carnet de passage l’ACI ricordate… quella storia infinita che a quanto pare si ripete…    avvicinatevi che vi dico una cosa…quelli non si smentiscono mai, nessuna sorpresa, con loro solo certezze.. fedeli nei secoli come…
Ma siccome la speranza è l’ultima a morire e i miracoli possono accadere, giovedì mattina controllo la mia posta con trepidazione. Niente… da roma nessuna risposta alle mie  mail.  Decido allora di telefonargli, che strano anche l’altra volta quando chiamai, guarda caso la stessa signora, dal Giappone mi rispose la stessa cosa…ma non mettiamoci a far polemica, lasciamo perdere.
Ascolto le sue parole con rassegnata attenzione, proverò a fare i documenti che mi ha chiesto, anche se qua la situazione negli uffici è un bel po’ incasinata, non si riesce mai a parlare con il responsabile, sono sempre in giro, aggiornamenti riunioni viaggi..mah prendiamola così, come viene.

Primo ci occorre, visto i tempi di Roma, prolungare il Visa di altri 2 mesi.
Andiamo all’ufficio immigrazione, dove con semplicità e rapidità ci sfilano 150 dollari americani  ci consegnano un tagliando e… - ripassate fra 2 settimane per ritirare i passaporti-.
L’ufficio ACI di Roma mi ha richiesto una procura a favore di mia sorella Rita, è lei che, anche questa volta,  si occuperà di fare i nuovi documenti per il Carnet.  Quella che feci l’anno scorso non gli piace più e anche se la mia fideiussione è valida ancora per due anni mi hanno detto che è meglio, è più semplice farne una nuova…certo, tanto pago io vero…
Ok dai, non posso neanche mettermi a discutere, non ci sono altre scelte, avere o non avere il carnet dipende solo da loro.
Qua non c’è l’ambasciata italiana, quella portoghese però, in caso di necessità può essere di aiuto.
Siamo stati all’ambasciata portoghese, che caos…è un palazzo in uno stato di semi abbandono.
 Mi avvicino alla porta di ingresso, porta!! per essere una porta è una porta, ma è tutta storta e non chiude, la guardia sbirciando da dietro il vetro mi fa un cenno con la testa come a dire che vuoi. Sono italiano ho un problema e vorrei parlare con qualcuno, mi risponde qualcosa…ma che cavolo di lingua parli, portoghese, noo, inglese noo…ah ah, siamo messi bene.
C’è un ufficio…devo firmare… e gli mostro il documento, lui mi indica uno scalone, l’unico che  c’è e fa cenno di salire.
Salgo e mi ritrovo su una terrazza coperta, un cartello che penzola dal soffitto con scritto sala d’aspetto, tanta gente seduta ai due lati,  in un angolo una scrivania con due vecchietti seduti.
Penso boh!.. mi avvicino, scusi dovrei …-non parlo inglese-..ooh..mi rivolgo all’altro scu..-no english-  e mi fa: - indonesiano?- sorry no – tetum-  no –balinese-… balinese!!??… ma mi hai visto in faccia.
Shizu, ma oggi è giornata di prese in giro?!
Riusciamo a capire che per oggi non c’è nulla da fare e di ripassare la prossima settimana.
È venerdì, è mezzogiorno sono affamato e questo non è un buon segno, anche se l’ambasciata è aperta sino alle 6  decido che per oggi basta, il venerdì non porta bene, torneremo la prossima settimana lunedì.

Sono le 8,30 è lunedì e siamo davanti l'ambasciata, la solita porta la solita guardia, questa volta non aspetto il suo consenso, spingo la porta e entro riversando sulla guardia una infinità di vocaboli in una lingua inventata così sul momento, tanto non capisce, e velocemente saliamo la scalinata lasciando il poverino a bocca aperta seguirci con lo sguardo.
 In cima ancora il vecchietto, che come ci vede fa subito di no con la mano e mi dice  la prossima settimana… e no dai, questo me lo hai gia detto…  sorry  i-o    i-t-a-l-i-a-n-o   m-i-a   a-m-b-a-s-c-i-a-t-a    j-a-k-a-r-t-a   d-e-t-t-o   v-e-n-i-r-e   q-u-a   f-i-r-m-a-r-e   d-o-c-u-m-e-n-t-o  e aggiungo con voce ferma o-r-a.  
Il fine settimana avevo chiesto aiuto a google traduttore, una decina di parole in indonesiano che poi ho sistemato alla bellè meglio…mah!!
Non sono sicuro di aver detto esattamente queste parole, ma italiano jakarta ambasciata queste si capiscono, comunque  qualunque cosa sia venuta fuori sembra aver ottenuto un buon risultato, il vecchietto  ci fa cenno di sederci li, un’ora dopo ci indica un ufficio, la signora che ci accoglie parla portoghese e anche inglese, gli spiego guarda legge il documento, esce poco dopo ritorna e mi dice che è meglio che la delega sia scritta anche in inglese.
Ok, sembra tutto facile, che ci vuole. Gasati per la semplicità della cosa torniamo all’ostello, computer e scrivo una nuova delega bilingue, poi la scarico su una chiavetta, via al negozio delle fotocopie e ritorniamo all’ ambasciata che sono le 11.
La stessa guardia all'ingresso ci fa un sorriso, chissà cosa mai avrà capito prima...mah!! va bè, saliamo lo scalone e mi dirigo senza far caso al vecchietto che si agita e sbraita qualcosa di incomprensibile  nell’ufficio della signora di prima.  Gli consegno il nuovo documento … ah, il vecchietto nel mentre mi aveva raggiunto e preso per un braccio mi voleva portare fuori, ma la tipa gli fa cenno che va tutto bene  e continua  a leggere  il foglio, -ok aspetta-  dove? – qua qua- dice indicandomi una sedia. 
Dopo poco arriva il responsabile, una giovane donna dai lineamenti occidentali  “la chefe”  come lo ha chiamato la signora, che mi chiede un documento di identità, il passaporto non ce l’ho perchè è all’ufficio immigrazione  e gli mostro il tagliando e anche la fotocopia, va bene lo stesso mi dice, wow… tiro un respiro di sollievo.
Osserva con attenzione la fotocopia del mio passaporto e mi dice -dov’è la sua firma-, non lo so, forse non c’è sul passaporto italiano, - non ha un altro documento-.. ho la patente e gliela consegno…-va bene…ma la sua firma-…in effetti non ho mai firmato la patente, credo mi sia  arrivata per posta e non ci ho mai pensato, poi mai nessuno e fidatevi, l’ho esibita una marea di volte, mi ha mai detto niente.
Aspetti ho anche la mia carta di identità, qui qui c’è la mia firma, la gira e rigira tra le mani.. -ops ma è scaduta-,  si lo so, è scaduta ma qui c’è la mia firma e questo sono io.
-Ma come glielo spiego… in italiano si dice firma-…guardi che ho capito che vuole la firma, ma quello che mi occorre è un timbro su questo documento che dice: io maurizio… autorizzo mia sorella…a firmare per mio conto…mi sembra molto semplice, ha il mio passaporto la carta di identità la patente, non capisco cosa altro serve… -Devo confrontare le firme…dov’è la sua firma autentica- …confrontare le firme…firma autentica!!??…io non ci sto più a capire nulla.
 -Vada all'immigrazione e veda se le ridanno il passaporto-.
Andare all’immigrazione e chiedere se mi ridanno il passaporto perché l’ambasciata vuole vedere la mia firma…mi sembra una stronzata e mi sento preso in giro, ma corro, volo letteralmente all’immigrazione.  Niente, per il passaporto ancora 10 giorni… shizu non so che fare, e lei che mi conosce- ora andiamo a mangiare, l’ambasciata riapre alle 2 poi ritorniamo-.
Mi viene in mente che ho anche la patente internazionale e la carta di identità giapponese e queste hanno la mia firma, prima di ritornare all’ambasciata  passiamo all’ostello a prenderle.

2,30  siamo all’ambasciata portoghese, il vecchietto mi dice che è chiuso di ritornare  domani …si si tranquillo, ho parlato con la chefe  e devo fare oggi.
Ci sediamo e aspettiamo, alle 4 ci riceve, per farla breve non gli va bene nessuno dei miei documenti, la patente internazionale è… poco internazionale, la carta di identità giapponese  scritta anche in inglese non è un documento europeo e no, non va.
Sono rassegnato, sembra proprio che ci tocchi aspettare questi 10 giorni, ritirare i passaporti e ritornare qua.       Che altre soluzioni ho, chiedo alla chefe, - torni all’immigrazione e si faccia fare una fotocopia, a me va bene ma ci deve essere la sua firma…c’è la sua firma sul passaporto vero? in caso contrario passaporto o no non posso autenticare questo documento-.

Sono le 5, l’ufficio immigrazione chiude alle 6, arriviamo, non c’è nessuno, la porta è spalancata e i 4 impiegati guardano a tutto volume una soap opera indonesiana.
Gli faccio vedere il tagliando del passaporto, - no, no, i passaporti sono in un altro ufficio, non sono pronti, ci vogliono 10 giorni-, lo so lo avete detto prima, ma ho bisogno… e gli spiego il problema dicendogli che all’ambasciata portoghese  gli basta anche una fotocopia e che è urgente, il tipo mi fa -no, i passaporti non ci sono il responsabile è in Indonesia per una riunione-, e ti pareva…
Non sappiamo che cos’altro raccontargli quando uno dei quattro mi fa: - di dove sei-, gli biascico itali…-italia- ribadisce  e si alza di scatto in piedi, apre una grande cassa di legno posizionata su un tavolo dietro di loro ...è zeppa di passaporti.
Ne prende un mazzetto e comincia a cercare…-itali itali itali..ecco qua- , si si,  è proprio il mio gli faccio mettendo su una faccia stupita.. -pronto-
 Gli faccio i complimenti per la velocità del lavoro svolto e shizu: 2 settimane e invece meno di una, ooh bravissimi, e loro… - eh eh Timor e italia good- . Prima mentre sfogliava i passaporti per trovare il mio avevo adocchiato anche quello di shizu, cosi gli dico, magari chi sa, forse ci può anche essere quello di mia moglie, è  giapponese.  Shizu intanto continua a parlare con uno di loro, ed è bravissima nell’intortarlo alternando complimenti dei più lecchini a domande personali tipo tu sei di Timor…la tua famiglia…moglie, noo.. e giu risate…ma chi cavolo gli ha insegnato questi trucchetti…iioo…naaaaaaaaa.
-Japan…japan eccolo qua, pronto..itali japan timor good. -
Grazio grazie siete stati meravigliosi, ancora grazie e ci vediamo.
Ma il tipo non aveva detto 10 giorni…non ci sono…non sono pronti…via via scappiamo prima che ci ripensino, qui son tutti matti, ma che ridere, oh…stai imparando sei stata bravissima.

5,20 di nuovo di corsa all’ambasciata, anche questa alle 6 chiude.
La guardia come ci vede apre la porta e sorride, risaliamo per l’ennesima volta lo scalone e il vecchietto…ma non fa a tempo ad aprir bocca che lo precedo...si si mi siedo li  gra…zzie, 10 minuti dopo mi fa cenno di entrare, ma blocca shizu.
Guardi un colpo di fortuna il passaporto era pronto, va bene? la signora lo guarda… -e ma la firma-, guardi è qua, nell’altra pagina, - in un altra pagina?-  e li fanno cosi in italia.
Perché non va bene, guardi che è originale.   -Non so devo sentire la chefa-  ed  esce, poco dopo rientra, -ok va bene-  ok va bene!!…è un passaporto, se diceva il contrario avrei fatto…non lo sò…  in effetti sul passaporto italiano  non tutte le informazioni sono nella stessa pagina, la foto e alcuni dati sono a pagina 4 e non si possono modificare, diciamo così, sono protetti da una pellicola trasparente, la firma invece è apposta sulla sesta pagina senza nessun timbro o protezione.
Alla fine ore 5,45  con  20,29 dollari  in meno abbiamo la procura firmata e timbrata dall’ambasciata portoghese.
Il primo passo è fatto, non ci resta che spedirla in italia, ancora non ho trovato un assicurazione che mi faccia una fideiussione ma non dispero, e poi aspettare.
Siamo in fondo allo scalone che già la guardia con un bel sorriso messo su ci tiene aperta la porta, ci fermiamo gli do una pacca sul braccio e "thanks my friend see you" gli dico, lui non risponde ride timidamente.
 Che giornata, shizu andiamo al super, stasera compriamo due dollari di pesce e anche una birretta, oggi si festeggia, ce lo meritiamo.

19 febbraio 2012

ma non era l'altro ieri venerdì 17 ?


 La notte ha piovuto, ci risiamo, di nuovo tutto bagnato.  Poco male, oggi è una bella giornata e in poco tempo tutto torna asciutto, sistemiamo bene i nostri bagagli ma quando mi avvicino alla moto per attaccare le valige, oh no, la ruota anteriore è a terra. -Dai sbrighiamoci che tra poco il sole picchia duro, io prendo i ferri, tu cerca una pietra alta e piatta da mettere sotto al cavalletto… si si quella va bene-. 
Fortunatamente abbiamo ancora la camera d’aria che Andohsan il meccanico ci aveva regalato a WaKayama in Giappone.   Una bastardissima spina e il copertone ne è pieno, con pazienza le estraggo tutte, 30 minuti dopo la ruota è di nuovo al suo posto.
Ok, lavoro perfetto come sempre…qualcuno dubitava…











Monto le valige carichiamo i bagagli ultima occhiata per controllare di non lasciare niente, soprattutto la spazzatura e…ma che succede, pigio l’interruttore ma…niente, non c’è più batteria??!! Nooooooo…ma non era l’altro ieri venerdì 17 ?

Ok, dai tiriamo tutto a terra e portiamo la moto sulla strada, poi con una spinta la rimetto in moto…credo, lo spero.
Dai shizu spingi…eccola ci siamo, è in moto ma non mi piace per niente, non tiene il minimo, non sale di giri, va a un cilindro, scoppietta. Non è il momento di controllare il problema, l’unica città dove forse possiamo risolvere è Dili, dobbiamo ritornare indietro.
Mentre shizu gioca con l’acceleratore per non farla spegnere, io rimonto più in fretta che posso le valige e via di corsa…di corsa…come viene, un po’ scoppiettando un po’ arrancando e qualche volta pregando, ma anche le preghiere proprio in fondo a una valle, sarà per il posto probabilmente non c’era campo, non sono arrivate a destino e la poderosa dopo aver lanciato l’ultimo scoppio si è spenta.
Impossibile per noi riuscire a spingere, solo salita d’avanti e dietro.
Fermo tutte le macchine e “affini” ma niente, nessuno ha i cavi per fare un ponte con le batterie.
 -Shizu guarda è ritornato indietro-, è un fighetto bianco su un suv, quelli delle UN,  era passato poco fa ma non si era fermato, ora che ritorna lo voglio proprio fermare perché avevo visto dietro sul…come si chiama, cruscotto posteriore!! va bè..capito vero,  quella busta rotonda trasparente con dentro i cavi batteria.
Faccio cenno e lui mi saluta come prima, ehi! no no, fermati fermati, apre il finestrino, hello, spiego il problema gli chiedo se con i cavi possiamo fare un ponte con la sua batteria, il ragazzo fa oh!! Prima di rispondere si volta verso la compagna, moglie fidanzata collega… che so io, che era seduta al suo fianco con una grossa anguria in mezzo alle gambe, bisbigliano qualcosa poi mi guarda  e dice - non li abbiamo -…!!!! Penso forse non ha capito, quei cavi rossi e neri gli faccio scandendo le parole, si rivolta verso Miss anguria e…no non li abbiamo mi dice mentre chiude il finestrino…indico con la mano questi cavi ma non mi guarda e va avanti.!! Che ti aspettavi mauri…un aiuto… nooo, questi sono qua in vacanza.
Aspettiamo ancora poi finalmente una simpatica coppia si ferma, è felicissima di aiutarci, sistema la macchina a fianco della poderosa e apre subito il cofano, ma neanche lui ha i cavi.


Trecento metri più su mi dice c’è una baracca dove riparano ruote, vai a vedere se li hanno.
 I cavi non ci sono ma i ragazzi mi seguono con un metro di filo elettrico, troppo fine gli faccio, ma vogliono provare ugualmente, come ho provato l’accensione si è fuso.




Non rimane che spingerla su per la salita e provare…che sudata ma è ripartita, grazie a tutti.



Arriviamo aDili il pomeriggio alle 5, andiamo all’ostello, non abbiamo altra soluzione, senza moto non possiamo muoverci, una volta spenta riaccenderla è un problema.
È domenica e i negozi sono chiusi, posso controllare poche cose senza batteria, quindi non ci pensiamo, se ne riparla domani.

18 febbraio 2012


Il  domani è arrivato, molto bagnato ma è arrivato. La tenda è un lago, maglietta e pantaloni sono zuppi, esco li strizzo e mi vesto tra gli sguardi dei primi curiosi... mattinieri da queste parti!!.
Ho i piedi immersi nel fango, siamo circondati dal fango, esce shizu: - che si fa- e che vuoi fare, mangiamo che ho fame, poi ci pensiamo.
Il sole non sembra aver voglia di uscire, anzi viene giù una leggera pioggerellina, shizu impacchettiamo tutto e andiamo, sempre che riusciamo a uscire da qui con la moto.    -Così tutto bagnato sporco di fango-,  aspettare è lo stesso, si va poi la prima spiaggia tranquilla ci fermiamo e asciughiamo tutto.
Mamma mia quanto pesa la moto con tenda materassini sacchi e tutto il resto zuppo, poi guidare nel fango non aiuta.
Vado avanti solo, shizu mi segue a piedi, tutto bene per un trentina di metri, poi mi incastro in una pozza di fango e non c’è modo di uscirne. Devo smontare tutto, scaricare la moto… uffi che palle… in più tutti sti ragazzini mica ci aiutano, guardano solo…

Fortuna che sono solo poche decine di metri, poi riconquisto il disastrato odiato asfalto.
Guido tra la pioggia e il sole fino a quando una spiaggia di pietra con un grande spiazzo d’erba sotto un grande albero ci si presenta davanti…
Lascio la strada e parcheggiata la moto sotto l’albero, laviamo tutto in mare, tenda zaino sacchi... insomma tutto e poi le stendiamo ad asciugare sui sassi. Da un pescatore appena rientrato con la sua piccola barca compro per due dollari due pesci che cucino all’istante, che squisitezza.





17 febbraio 2012

venerdì 17


 Mi sveglio, strano penso, o mi sono svegliato troppo presto o il tempo è brutto.
Esco dalla tenda, la seconda è quella giusta, nuvole in cielo, a ovest è aperto ma verso est, che è la nostra direzione, ci sono nuvole di tempesta, basse e grigie.
Non importa, mi tuffo nuoto e poi galleggio guardando il cielo che cambia al passaggio delle nuvole.
Aspetto shizu che ancora assonnata entra in acqua, rimaniamo ammollo ancora un po’, poi facciamo  colazione, smontiamo il campo e via verso est.
Vogliamo fare il giro di Timor e ritornare a Dili, ma credo di avervelo già detto questo.
La strada è divertente ma non ci si può distrarre un attimo. È pericolosa sia per lo stile di guida, diciamo disinvolto,  dei locali che per le sue strade, l’asfalto quando c’è è in pessime condizioni e bisogna fare attenzione a quando finisce, a volte puoi trovarti davanti a una gigantesca buca, voragine, quasi mai segnalata.









A tratti piove, a volte così violentemente che siamo costretti a fermarci.
Tutto il giorno così, verso sera stanchissimi e  sotto la pioggia, dopo aver percorso solo 160 kilometri, arriviamo in un posto imprecisato tra Laga e Lautem.
È tutta una palude, bufali d'acqua che fanno bagni di fango e campi di riso ovunque che arrivano sino al mare, non riesco a trovare un posto per la tenda.









Finalmente vedo una stradina tra alcune capanne che mi sembra arrivi al mare.La prendo poche decine di metri di fango scivoloso, shizu li farà a piedi, e siamo in un piccolissimo villaggio fatto di baracche, chiedo e mi dicono che posso accamparmi dove voglio sulla spiaggia.

La spiaggia in effetti non esiste, è solo una piccola lingua di sassi e subito la terra fangosa.
Piove siamo stanchi e sta arrivando il buio, decidiamo di fermarci qua.
Cerco un posto dove sistemarci ma è tutto fango, -dai mettiamoci qua e tutto uguale, un posto vale l’altro, è un casino comunque- dico  a shizu.
Siamo circondati da una folla di bambini, e dopo poco si uniscono anche degli adulti, nessuno parla inglese e nemmeno portoghese cosicché è un caos per capirsi, ma alla fine sarà stata una divertentissima serata..
Tutti hanno voluto vedere l’interno della tenda, commentavano tra loro animatamente ma l’unica cosa comprensibile per noi  era il pollice alzato.
È notte e c’è ancora un gruppo di ragazzi a tenerci compagnia fino a quando arriva una signora, si chiama Rita…ops signorina, come lei stessa ha sottolineato, che in un titubante inglese ci chiede se può guardare com’è dentro la tenda, ne rimane meravigliata e quasi si scusa per pioggia, dice che ci bagneremo e che possiamo andare nella sua casa.
Shizu allora le racconta che sono ormai tre anni che viviamo in tenda è che la pioggia non è un problema, -davvero-  fa lei –e non hai paura-   poi grida qualcosa ai ragazzi che vanno via e ci saluta – ci vediamo domani- a domani.



16 febbraio 2012

vita in spiaggia


La vita liberi all’aria aperta è bella e in  spiaggia ci piace ancora di più.
Questo è il terzo giorno che siamo accampati qua in spiaggia e…cosa dite…come facciamo a lavarci e  l’acqua da bere…e per!!… per cosa…ah…quel per!!!
Allora, a lavarci direttamente in mare e aggiungo che questo mare non ha una forte salinità, la pelle dopo non ti “tira” e il nostro sapone biologico, così c’è scritto, fa anche un pochino di schiuma.  E  poi vuoi mettere che sensazione  lavarsi in questa gigantesca vasca da bagno.


 In Australia ci hanno regalato un aggeggio per purificare l’acqua, lifestraw si chiama ed è come una cannuccia ma più grande, possiamo bere direttamente dalle pozze sporche in strada, dagli stagni dai pozzi, insomma qualsiasi acqua,  inoltre con noi portiamo sempre taniche per 25 litri e all’occorrenza recuperiamo quella piovana.  Con 2 kili di riso un kilo di patate e di carote possiamo stare fuori dalla “civiltà” per una settimana e più. 


-E per!!!..-   ora ci arrivo al “per”… la mattina o la sera, dipende dalle abitudini, puoi fare…diciamo le tue cose li, proprio sul bagnasciuga, poi aspetti l’onda giusta e…ooh… una meraviglia pulito e fresco… provare per credere.

Oggi dopo pranzo siamo andati a Dili, in città, dovevamo controllare se da Roma, l’ACI ha risposta alle mie 2 email riguardo al Carnet.
Com’è andata… nessuna risposta, poco male, ne invio un’altra.
Facciamo un po’ due calcoli, oggi è giovedì, ho inviato l’email che forse leggeranno venerdì, ma essendo l’ultimo giorno lavorativo non mi risponderanno, se ne riparlerà quindi martedì perché come ben sappiamo il lunedì non è proprio giornata da dedicare al lavoro.
Martedì…umh…martedì, forse martedì se si ricorderanno ancora della mia email.

Con queste premesse ritorniamo al nostro accampamento sulla spiaggia, ma prima passiamo al mercato e compriamo un mezzo casco di banane il pane e anche una lattina di birra per festeggiare.  
Festeggiare  non sappiamo bene cosa ma domani si smonta e si va via, seguiremo la strada lungo tutta la costa, insomma faremo il giro di Timor Est e rientreremo a Dili diciamo mercoledì, giorno che speriamo di ricevere notizie positive dall’ACI di Roma.
Shizu è un po’ preoccupata, pensa che forse andrà a finire come la volta passata, a Kobe in Giappone. Eravamo rimasti fermi più di 3 mesi per aspettare il nuovo Carnet, da Roma se la presero molto comoda, a ripensarci che incubo.

 Shizu vieni dai, sediamo qua  non ci pensare... un sorso...









14 febbraio 2012


Che bello svegliarsi e tuffarsi in mare, poi dopo colazione… ancora e ancora,  farsi cullare all’infinito dalle onde.
Oggi il mare è agitato e non posso andare a pesca, ho sempre con me un paio di ami, quando capita qualche pesce lo prendo, - al supermercato-, questa è shizu, non dategli ascolto, io l’ho sfamata con le mie battute di pesca…-dal ridere-… questa è sempre lei, lasciamo perdere dai…Poi ieri era una prova, la prima volta, il filo che uso è un po’ grosso, sapete se si attacca un grande pesce non voglio mica perderlo,  mi si è ingarbugliato attorno e ho pescato il mio piede…dolore?…un pochino ma non ditelo a shizu .
Comunque anche se oggi il mare non permette di pescare è stato generoso lo stesso, stavo zoppican…camminando sul bagnasciuga quando toh! cosa vedo, portata dalla corrente da chissà dove, qua attorno non c’è nemmeno una pianta, una bella noce di cocco, non tanto grande ma ancora in buone condizioni.
Coltello e un minuto la noce è aperta, dolcissima e fresca, che buona merenda, ne avevamo davvero tanta voglia di un bel cocco, vedi a volte come vanno le cose.

La sera uno sfizioso spaghettino con olio e peperoncino, carote e patate, poi 2 banane e a lavare le stoviglie direttamente in mare, fa caldo ma la brezza che viene dal mare ce lo fa sentire un po’ meno.  

             

13 febbraio 2012

di nuovo sulla strada

Sistemate le ultime cose, lasciamo l’ostello.
Avevamo visto in una delle nostre passeggiate, meglio dire mezze maratone, dall’alto del Cristo Rei, una bellissima spiaggia che farebbe proprio al caso nostro. E allora non indugiamo, andiamo.
La strada è pietosa ma... pericolosamente divertente, 20 kilometri di tornantini su e giù per le colline costeggiando il mare.
Attraversiamo due piccolissimi villaggi di pescatori, formati da alcune capanne con il tetto di foglie di palma  senza luce ne acqua, ma con tanti bimbi, capre e maialini tutti in libertà.
Ci sistemiamo poco più avanti passato un promontorio nell’ultima spiaggia proprio sotto e alle spalle del Cristo Rei.




Su una duna di sabbia verdeggiante, a pochi passi dal bagnasciuga tre  grandi alberi con i loro rami ricurvi formano una grande cupola, ed è li sotto che sistemiamo la tenda, sempre all’ombra.


Di corsa… tuffiamoci!! che goduria, la temperatura è gradevole e l’acqua è di un cristallino. Poche bracciate e la barriera e sotto di me, pesci e coralli di tanti colori, posso vederli bene con la mia nuova maschera, è un giocattolo da bambini, entra acqua e ogni 10 secondi devo svuotarla, ma è costata davvero poco, quindi va bene anche così, mi sento moderatamente contento.


Passiamo così la giornata, arriva sera e l’ora di cena finalmente, il solito riso bianco carote e patate, shizu è contenta, qua non ci sono le zanzare e possiamo cenare con tranquillità, che strano in città era pieno.

09 febbraio 2012

è arrivata la Poderosa

è arrivata ieri, ma ci siamo riuniti solo oggi, tutto sommato è stata una cosa veloce, complicata movimentata ma veloce.
La storia è lunga e come ho detto complicata, provo a riassumerla spero che alla fine si capisca.
 Cominciamo: 2 giorni 6 viaggi avanti e indietro dal porto, ufficio dogana, al deposito dello spedizioniere, la Perkins Shipping, 18 kilometri, camminando sotto il sole in mezzo al traffico nella polvere, ogni volta una persona diversa, ogni volta ripetere le stesse cose… “il carnet, dov’è il carnet…pausa pranzo ripassate dopo” io non ho il carnet, il carnet non serve..  ho ripetuto all’infinito.
Lo spedizioniere che non vuole rilasciarmi la fattura perché non ho il carnet, la dogana che vuole la fattura e il carnet.  
Mi conoscete, io sono un tipo tranquillo o quasi, per un po’ sono stato buono e sono andato tranquillamente da una parte all’altra, diciamo che mi sono fatto shakerare per bene, ma adesso sono un po’ stanco e la pressione è alta.
Siamo nell’ufficio dello spedizioniere:  -James, così chiama, la spedizione l’ho pagata, ho pagato anche questa incomprensibile tassa di 45 dollari che mi hai chiesto, ora dammi la mia fattura che con la dogana me la vedo io. Il tipo mi guarda perplesso, ascolta Mr. James  il tuo lavoro è finito, con te siamo apposto vero… non ti preoccupare, la moto è mia.-
 James si volta e fa un cenno alla ragazza di stampare i documenti per lo sdoganamento, grazie James.
Esco, dietro la baracca ufficio c’è il container ufficio dogana. Entro, il signore che ci accoglie non è per niente simpatico, non ricambia il nostro saluto, con un cenno ci fa segno di accomodarci e solo mi chiede il carnet, io non ho il carnet, -no good no good, il carnet senza non si può fare niente..- con calma mi alzo poggio le mani sul tavolo  mi chino verso di lui scandendo bene le parole gli ripeto io non ho il carnet perché a Timor Est non serve il carnet… andiamo avanti così con io che mi alzo e mi siedo per una buona mezz’ora e il tipo con la solita cantilena..il carnet..il carnet.
In questo container si sono succeduti 4 funzionari ma… sempre lo stesso disco.
Non sapevo più cosa fare, ma di una cosa ero ormai sicuro, nessuno di loro sapeva esattamente di che cosa si stava parlando.
Qua devo inventarmi qualcosa, la moto è laggiù, potevo vederla dalla finestrella del container ufficio dogana e questi non me la vogliono dare. Dopo un’ora che parlo con il per niente simpatico, senza per altro cavar un ragno dal buco,  questo non sapendo cosa fare molla la patata bollente a un suo collega e se ne va.  Ufffi… di nuovo la stessa storia, -il carnet- non c’è l’ho…-perchéma  non si può, male male, …ci vuole questo documento, tutto il mondo vuole il  carnet per importare i veicoli- …  Ok mauri cerca bene le parole, devi impressionarlo,  qui comincio a dire un sacco di cose, alcune vere altre diciamo un pochino tirate per i capelli e altre ancora.. e oh gente altre fantasia, genialità allo stato puro.
Signori a me non importa, ecco qua, mostrandogli la fotocopia del carnet con il timbro di entrata e uscita dall’Australia, l’Australia è membro della federazione internazionale automobilistica, e gli indico la sigla sulla fotocopia della copertina del carnet,  e io avevo il carnet, sono uscito dall’Australia ho spedito il carnet in europa in italia, e gli mostro la ricevuta della DHL con la quale ho spedito il carnet a mia sorella,  Timor non fa parte della federazione internazionale, scusatemi ma il carnet qua non serve, non ve lo posso far firmare, è un documento internazionale, la legge è legge, se no non lo spedivo indietro.
Racconto dei paesi attraversarti e che non tutti richiedono il carnet, ripeto ancora dell’importanza del carnet, e che secondo una legge internazionale solo i membri dell’associazione sono autorizzati a timbrare questo documento, e lui mi fa..- ma in Indonesia-, quando entrerò in Indonesia gli do il carnet, l’Indonesia è membro dell’associazione, ma Timor ancora no.
Lui ci chiede di telefonare al suo capo, giù al porto in dogana, - io, io non ho il telefono, poi è il tuo capo, parlagli tu-.  Esce, 5 minuti rientra, era andato a comprare un voucher di ricarica cellulare da 7 dollari, qua le ricariche le vendono per strada.  Telefona..ci dice che il boss è all’ambasciata americana per un corso di aggiornamento... e allora, il vice dov’è, sei tu, -forse-, forse che cosa vuol dire,  non mi è mai piaciuta questa parola.
Per farmi capire meglio alzo una mano, con l’altra  indico qui il boss e sotto… tu dove sei, sei qua, allora sei il vice, ok fai quello che devi fare, le cose stanno così,  gli ricordo che mia moglie ha parlato con l’ambasciata Giapponese qui in Dili, omettendo che di tutte altre cose shizu aveva parlato, poi lancio con disinvolta eleganza, come faceva James con il capello quando entrava nell’ufficio di Monepenny,  i miei occhiali sul tavolo sopra ai documenti, accavallo le gambe mi siedo di  traverso con le braccia conserte come fossi offeso, giro leggermente la testa e annuendo gli dico…telefona telefona alla mia ambasciata, quella italiana a Jakarta loro lo sanno, tanto so che non lo farà mai. Shizu che fino a quel momento non aveva detto una sola parola si alza e colpendo ripetutamente con la mano la fotocopia del carnet sul tavolo ripete...telefona telefona qua.. Timor non è membro della federazione, guarda home page.!!
Il tipo è visibilmente scosso, rigira freneticamente il telefonino fra le mani, non sa che fare, il boss non c’è e io lo insignito col titolo di vice, ha sul viso una smorfia di sorriso, sicuramente pensa oggi era meglio stare a casa, mi chiede  -posso tenere le fotocopie-,  ma certo, te ne faccio altre se vuoi,  poi ci chiede scusa e dice  -puoi andare a prendere la moto-, recuperiamo le nostre cose usciamo e il tipo ancora si scusa, mi volto alzo il pollice non c’è problema non c’è problema grazie ci vediamo.
Sono 47  i passi che ci separano dalla moto, uno scaricatore mi dice è veramente pesante ma come fai. 
Il doganiere, quello che se ne era andato, l’antipatico,  firma dei fogli, ne consegna due allo scaricatore uno a me uno se lo tiene e dice –ok  puoi prenderla-. Ok?!! Ok posso portarla via?!!..e non controllate niente, ne il numero di targa ne quello del telaio, o almeno  il mio passaporto per sapere se io sono proprio io, e non aprite neppure le valige..!!?? però volevate mettere il vostro timbro sul carnet!!??
Sono perplesso, ma metto la chiave giro il quadro pigio l’interruttore…fantastico, è lei, potente come sempre, adoro questo suono, è musica ragazzi.
Salgo e porto la moto fuori dal cortile, in strada,  parcheggio e andiamo a salutare James, l’altro lo spedizioniere, che con una faccia da rintronato sorpreso di vederci con la moto ci augura buon viaggio, ancora non ha capito cosa è successo.
Shizu pensa che con le mie storie li ho - impressionati – no no,  lei dice spaventati e hanno preferito mandarci via.
Un'altra storia finita bene e adesso l’avventura continua.
A dimenticavo, la Poderosa è arrivata in perfette condizioni, tutto al suo posto, non mancava niente.



08 febbraio 2012

articolo MOTOSPRINT

Udite Udite... sulle pagine di motosprint, la bibbia del motociclista, nella rubrica via col vento  Giovanni Carlo Nuzzo ha scritto un bell'articolo su di noi, date un'occhiata qua sotto.


Beh che altro dirvi, andate in edicola e anche in libreria, il nostro libro vi aspetta, non ve ne pentirete. Poi fateci sapere.