lunedì 22
Ci siamo fermati un paio di giorni nella città di Baglung,
volevo fare alcuni lavoretti, sistemare alcune cose dell’attrezzatura, ma non
ho trovato, o meglio ho trovato ma secondo noi troppo caro, quello che cercavo,
così ci siamo solo riposati e rifocillati per due giorni in un “hotel”, appena
rimesso in ordine, gestito da un pancione simpatico e da uno sgangherato gruppo
di assistenti che non parla inglese e che ogni sera si ubriaca, il cuoco invece persona discreta e distinta cucina veramente
bene.
In giro per le vie della città shizu attira l’attenzione e i
sorrisi con il suo nuovo taglio di capelli. Dopo questi giorni di totale relax
facciamo provviste, vogliamo andare nel parco dell’Annapurna.
Il pancione simpatico ci indica una strada alternativa, più
lunga della normale ma a detta sua molto più interessante e soprattutto in
off-road, che aspettiamo, andiamo.
La strada è faticosa
ma la vista ci ripaga di tanto sforzo, due ore dopo siamo fermi per pranzo, non
è un ristorante, fa solo il the, ma la tipa ci prepara comunque un fumante
piatto di “choumin”, spaghetti cinesi
con verdure e un sacco di spezie locali.


Con la pancia piena riprendiamo il massacrante viaggio,
altre due ore e ci fermano al check post di Tatopani. Da questo punto in poi bisogna avere un
permesso, noi non lo abbiamo ma il militare dice che lo possiamo fare qua. Il permesso
costa 20 dollari a testa e il tipo dice che con questo permesso possiamo
arrivare sino a Muktinath, li la strada finisce, per noi è troppo caro, ma siamo qua e andar
via un poco ci dispiace.


Montiamo la tenda affianco al tempio, qua il terreno è più
alto della strada, preparo un caffè e della poderosa me ne occuperò domani, ora
sono troppo stanco per pensare a una soluzione.
La mattina dopo mentre shizu prepara la colazione io
comincio a smontare la moto.
So già qual è il problema, la frizione bruciata, non è che l’ho
bruciata qua su queste strade, era un sacco di tempo che volevo cambiarla, è
dall’Australia che mi trascino dietro i dischi frizione che Matteo mi ha
regalato.
Dicevo..domani la cambio e domani…sapete come vanno le cose,
vanno che ora siamo qua in mezzo alle montagne con la frizione bruciata,
abbiamo si i dischi nuovi ma non ho la chiave per smontare la frizione, questa l’ho persa in Australia, e anche qua
dicevo domani la compro…domani…e va bhè, che ci volete fare siamo un po’ scemi.
-Come dici-… shizu mi corregge, dice -siamo??!! Sei un po’ scemo-.
Una volta aperto il carter si può notare che se ci fosse
stato il livello olio giusto…magari qualche kilometro ancora lo potevamo fare, pensare che avevo giusto detto, la
settimana scorsa, domani devo comprare un litro d’olio…e ma va che sfiga, non
mi ha dato il tempo.

Ok, adesso non stiamo a recriminare, come risolviamo con la
chiave mancante.
Il vecchietto che sempre viene a farci visita con un amico e
i nipotini dice che a Ghasa c’è un meccanico e poi è più vicina di Tatopani.

Rintraccio il meccanico che stava giocando con un collega a
un gioco nepalese, il carrom, una specie di biliardo, un tavolo un metro x un
metro quattro buche d’angolo e delle pedine da colpire con le dita.
Il meccanico un vero stronzo, non ha intenzione di aiutarmi,
dice -portami la moto domani-, portarti
la moto e come cavolo faccio. Provo ancora a convincerlo, parlo anche con l’amico,
ma niente, non ha intenzione di abbandonare il suo gioco e di aiutarmi.
Sono un po’ triste, incazzato, ma non ho altra scelta che tornare
indietro e domani andare a Tatopani e comprare una chiave.
Via di corsa, e davvero vado giù correndo, pensate che a un
certo punto scivolo rimbalzo mi ritrovo il tallone davanti al naso un salto a
destra a sinistra e… mi ritrovo 50 metri più in basso in preciso ordinato e in
piedi, illeso, nessun segno dell’accaduto.
Mi guardo attorno, do anche uno sguardo in alto, con
circospezione prima di tirare un respiro di sollievo, mi sento un po’ come Wile
il coyote, quando dopo un salvataggio rocambolesco si sente al sicuro e dal
nulla appare un treno e lo investe o dal cielo gli piomba addosso un pezzo di
montagna. Ma la domanda che ancora mi faccio è come ci sono arrivato qua giù.
Non pensiamoci e continuiamo a correre.
Quando ripasso per Dana, dove c’è il camion rotto, mi fermo,
penso, è impossibile che non abbia sul camion una chiave come serve a me.
Ascolta Madhu, è il
nome del camionista, posso cercare io la chiave. Madhu...li…tacci tuoi, e
questa cos'è e gli mostro una vecchia chiave a tubo, ma manca la leva fa lui, a
quella ci penso io, dammi anche un grosso martello appena fatto ti riporto
tutto.
Ultimi 2 kilometri,
alle 13,30 sono di ritorno, che atleta. Racconto l’avventura a shizu mentre
velocemente pranziamo con caffè e biscotti,
poi con la chiave di Madhu e
quattro colpi di martello ben assestati smonto la campana della frizione, che
disastro, tutto bruciato, e si di olio qua ce nera poco davvero.
Pulisco bene monto i dischi nuovi, grazie ancora Matteo, e
una energica stretta con colpo di martello finale, e…finito.


Ora non ho tempo di continuare, prima del
buio devo riportare la chiave a Madhu, lui domani mattina parte. Zainetto in
spalla e via ultima corsa, ansimante chiedo a Madhu ancora un piacere, mi serve
almeno un litro di olio, che problema c’è, va al camion e torna con un
barattolo di olio, diesel ma la poderosa non si fa problemi. Madhu dimmi quanto
ti devo dare, - ma che dici, scherzi, lo
fatto con il cuore, siamo amici ora- questo è quello che mi ha detto, ok
grazie e alla prossima, devo correre che se non mi sbrigo arrivo al buio.
Alle 5 l’arrivo
vittorioso, stanco ma contento, la mia giornata ora è finita, domani penserò a
rimontare la poderosa.