Nell’attesa del Carnet ci siamo messi
in viaggio verso la vetta più alta di Timor Est, Mt.Ramelau, che è anche, come
dicono i portoghesi la montagna più alta dell’ex impero portoghese, 2963 mt.
Lasciamo Dili che sono le 10 precise,
fa caldo e la strada è come tutte le strade da queste parti, un disastro.
Le strade le hanno fatte gli
Indonesiani quando avevano occupato questa parte dell’isola, e sono rimaste le
stesse di allora.
I Timorensi non hanno gran
voglia di lavorare, non fanno nessuna manutenzione, le lasciano così…ogni giorno si aggiunge una
nuova buca, crolla un ponte…non importa, guadano il fiume…qua è tutto così, all’abbandono, una rovina.

Anche lui vuole andare al Monte
Ramelau, bhè… allora se riescono a riparartela ci si vede sulla vetta, a
presto.
Arriviamo a Hatabulico, ai piedi del
monte Ramelau, sbagliando strada o meglio…sbagliando sentiero diverse volte, che sono le 3.


Qua a Hatabulico
normalmente si fermano tutti e proseguono a piedi, siamo a quota 1950
mt. Ci sono ancora 3 kilometri per arrivare al campo base a quota 2200 mt.
Questi 3 kilometri si possono fare solo con un 4x 4 e
dipende dalle condizioni meteo.
In questo minuscolo villaggio c’è un ostello che con 13 dollari a testa ti fa dormire di da la
cena e anche la colazione, ma il posto non ci piace, anche per montare la tenda
non troviamo niente di nostro gusto, decidiamo di tentare la salita con la
moto, prima però ci informiamo se più su si trova da mangiare, se c’è un posto
dove vendono qualcosa, ci dicono di si, bene allora andiamo.

Quello che vedo, con la fatica nelle
braccia dopo tante ore di guida su queste fatiscenti strade, non mi piace per
niente, un salitone ripido di pietre smosse.
Ripeto che… non mi piace,
ho fame e sono stanco, ma è qua, davanti a me e mi sta chiamando, non posso
deluderla, devo andare.
Shizu tu vai a piedi, questo pezzo lo
faccio da solo.
Ingrano la prima e do gas dosandolo con
attenzione, le pietre la salita ripida e il troppo peso dietro rendono
l’anteriore leggero, tenere la ruota a
terra mantenere la direzione e
l’equilibrio è difficile e faticoso.
In altre circostanze avrei messo prima
seconda spalancato il gas eee… su su
scodando e sparando sassi da una parte all’altra, ma …già... perché non
farlo anche adesso penso, se devo cadere almeno lo faccio divertendomi.
Un paio di sgassate, seconda apro la
manetta eee…su andare, 300 metri… la poderosa urla e salta da una parte
all’altra poi un tornante secco a sinistra, nooo, questo non posso, sulla
destra un piccolo spazio dove forse riesco a fermarmi senza cadere, wow…ce l’ho
fatta...no, dire proprio di no.
Arriva shizu seguita da una decina di
ragazzini curiosi, rimettiamo in piedi la poderosa e smontiamo i bagagli,
ci sono un paio di tornanti veramente impossibili da fare con il carico,
mentre loro i ragazzini toccano tutto.
Subito dopo questi due tornanti la
strada si fa piana e c’è un grande prato dove decido che ci fermeremo per
passare la notte.
Con due viaggi e anche con l’aiuto dei
ragazzi riusciamo a portare su tutto, ora vado a prendere la moto, com’è
leggera, è come guidare una bicicletta.
Montiamo la tenda e i ragazzini continuano
a stare con noi, toccano tutto e vogliono tutto, che stress.
Un ragazzino che aveva aiutato shizu a
portare la tanica dell’acqua continua a
seguirla, vuole 5 dollari, lo chiamo e gli dico che non ci sono soldi, grazie
ma… no money!.
Tiro fuori un pacco di biscotti e li
distribuisco, non lo avessi mai fatto…in 10 minuti siamo circondati da mani
tese e altre che si accarezzano lo stomaco, chiedo ancora per sicurezza se più
su si può comprare qualcosa da mangiare, mi confermano di si.
Abbiamo ancora 2 pacchi di biscotti,
shizu glieli do, noi li ricompriamo domani.
Ma la processione non è finita, è quasi
il tramonto e ne arrivano altri 4 e
anche loro ci chiedono da mangiare, teniamo 4 fette di pane per la colazione e
il resto glielo diamo.
