Oggi 5 ottobre, sono 15 giorni che siamo incollati a
Kathmandu. Che strazio.
Shizu è ancora sotto terapia, ne ha ancora per tutta la
settimana. Niente di grave, cosa da poco, si tratta di una..va beh, già che ci
sono vi racconto tutto dal principio. Correva l’anno 1961 ummh…come dite questo
è un po’ troppo dal principio. Ok, vediamo se va meglio, lunedì 24, 11 giorni
fa, siamo stati all’ufficio visti dell’ambasciata indiana, una lunga coda
iniziata alle 7,30 e terminata alle 14.
Consegna del modulo 300 rupie e ripassate venerdì per il pagamento e il ritiro del passaporto.
Dopo questa lunga attesa abbiamo una gran fame, sulla via
del ritorno per la guest hose ci
fermiamo a far pranzo in una taverna locale. La cucina nepalese come le precedenti
è monotematica, tutto lo stesso sapore, in questo caso curry, soltanto curry. Curry per colazione, per pranzo merenda e
cena, verdure con curry carne con curry, riso con curry, non sanno cucinare
altro, tutto odora di curry, tutto sa a curry, anche il the.
Martedì abbiamo conosciuto di persona Hayato, un ragazzo
giapponese che vive qua da 7 anni. Hayato segue il blog di shizu e come ha letto del nostro
arrivo in Kathmandu si è subito offerto di aiutarci.
E cosi è stato, ci ha portato da un suo amico meccanico per
cambiare la ruota anteriore. E si, ho dovuto cambiare anche questa, com'era successo in precedenza con la ruota posteriore
anche questa era difettosa. Abbiamo anche saldato i supporti delle valige, i
telaietti, che in alcuni punti si erano spezzati, causa le tante cadute. Poi ci fa da cicerone in giro per le vie di
Kathmandu, andiamo a pranzo, manco a dirlo… curry, prendiamo un thè, sapeva di curry. A fine
serata ci accompagna alla guest house e ci consegna un telefonino con tanto di
scheda e il suo numero memorizzato, nel caso avessimo bisogno di qualche cosa,
poi ci saluta, lui domani ritorna al lavoro.
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È notte, sono le 4 del mattino, shizu si lamenta, sta molto male, febbre altissima, è un forno, non si regge in piedi, ha il corpo dolorante così tanto che sente dolore al toccarla, la testa gli fa male.
Cerco di tranquillizzarla e qualche ora dopo alle 8 telefono
a Hayato, che fortuna che ci ha lasciato il telefonino, per chiedergli di un ospedale.
20 minuti dopo arriva con un taxi, modello kathamandu, e ci
accompagna all’ospedale.
In uno privato, dice che è meglio, in quello pubblico non
esistono le urgenze, a volte si aspettano giorni prima di essere visti.
Qua c’è il reparto urgenze aperto 24 ore.
40 e poco più è la temperatura che aveva shizu quando siamo
arrivati all’ospedale, 40 o poco meno sono i chili che pesava quando il dottore
l’ha visitata.
Valutati i sintomi gli attaccano un paio di flebo, 3
iniezioni, poi prelievi del sangue e raccolta delle urine.
Il tutto è stato svolto da dei dottori, ragazzi in camice
bianco, in maniera anche qua, molto naif.
I contenitori e le provette sono poggiati su un carrello,
aperti e senza nessuna protezione. Il ragazzo che ha fatto il prelievo 3
secondi prima stava passando il mocio a terra. Facendo il prelievo si è anche
sporcato le mani, nude, di sangue. Ha infilato la butterfly, quell’ago per
attaccare la flebo, nel braccio di shizu, poi ha messo sotto la provetta e ha
fatto gocciolare il sangue dentro, questo per due volte, poi con una dito ha
pressato la vena per fermare il sangue e ha infilato il tubo della flebo.
Mi consegna le provette aperte e mi dice di portarle la
indicandomi un corridoio, ma prima mi chiede la ricevuta di pagamento,- quale pagamento-, gli ridò le provette, vado alla cassa..ecco fatto
ritorno e porto le provette nella stanza delle analisi. Poi aiuto shizu con le urine. Il bagno, una
cosa inguardabile e la puzza, che puzza, ma dico io neanche negli ospedali
puliscono i gabinetti.
Porto nella stanza del piccolo chimico anche il flaconcino
con le urine e loro mi danno un foglietto con su scritto un numero e mi dicono
di ripassare tra un paio d’ore.
Non resta che aspettare, shizu ora dorme attaccata alla
flebo, io ringrazio e lascio andare l’amico Hayato che deve tornare al lavoro.
Sorreggo shizu e andiamo, subito fuori c’è la farmacia,
consegno la ricetta e ci danno le nostre medicine. Sono messe in caratteristici
sacchetti fatti con il giornale, ma non ci si può sbagliare, sopra con un
pennarello scrivono il nome del farmaco
e la spiegazione.

Rientriamo alla guest house e shizu si rimette a dormire.
È come si dice senza forza.
Passano due giorni ma non migliora, anzi. Che fare, quasi quasi seguo il consiglio di
quella volpe del dottore e la riporto in
ospedale. Detto fatto, fuori dalla guest house ci sono i taxi, via andiamo.
Arrivati all’ospedale mostro le analisi, la ricetta con la
terapia e shizu ai dottori del reparto urgenze, quello della prima volta. Guardano
parlano alzano le spalle e mi dicono che devo andare dal dottore, !!dal
dottore!! E voi che cosa siete… dallo
specialista…ahh dallo specialista, e dimmelo prima, mi hai fatto prendere
un colpo.
Dopo aver pagato per la visita specialistica andiamo al secondo piano. L’infermiera ci fa sedere sugli scalini, ma
poco, 15 minuti e ci chiama, potete entrare.
Racconto la storia al dottore, allo specialista, gli mostro
le analisi e la terapia. Guarda scuote
la testa con una penna evidenzia 4
risultati sulle analisi .
Tutto sbagliato, qua c’è un infezione urinaria.
Ci prescrive antibiotici e altre medicine, anche lui dice
che dovrebbe andare tutto bene, in caso contrario… lo so lo so ritorniamo.
Ed eccoci qua, ora shizu sta decisamente meglio, oggi è il
primo giorno che mette fuori il naso. Che magrolina, gli sta tutto largo mi fa
tenerezza e anche un po’ ridere.
Staremo in questa inquinata caotica sporca rumorosa sfasciata
disordinata sovraffollata città di Kathmandu ancora tre giorni, dobbiamo a
causa di questo stop prolungare il nostro visa. Poi finalmente di nuovo in
strada e speriamo davvero tanto che il Nepal sia un’altra cosa, diverso da
Kathamndù.