lllllllll

oggi è un bel giorno per morire

09 febbraio 2012

è arrivata la Poderosa

è arrivata ieri, ma ci siamo riuniti solo oggi, tutto sommato è stata una cosa veloce, complicata movimentata ma veloce.
La storia è lunga e come ho detto complicata, provo a riassumerla spero che alla fine si capisca.
 Cominciamo: 2 giorni 6 viaggi avanti e indietro dal porto, ufficio dogana, al deposito dello spedizioniere, la Perkins Shipping, 18 kilometri, camminando sotto il sole in mezzo al traffico nella polvere, ogni volta una persona diversa, ogni volta ripetere le stesse cose… “il carnet, dov’è il carnet…pausa pranzo ripassate dopo” io non ho il carnet, il carnet non serve..  ho ripetuto all’infinito.
Lo spedizioniere che non vuole rilasciarmi la fattura perché non ho il carnet, la dogana che vuole la fattura e il carnet.  
Mi conoscete, io sono un tipo tranquillo o quasi, per un po’ sono stato buono e sono andato tranquillamente da una parte all’altra, diciamo che mi sono fatto shakerare per bene, ma adesso sono un po’ stanco e la pressione è alta.
Siamo nell’ufficio dello spedizioniere:  -James, così chiama, la spedizione l’ho pagata, ho pagato anche questa incomprensibile tassa di 45 dollari che mi hai chiesto, ora dammi la mia fattura che con la dogana me la vedo io. Il tipo mi guarda perplesso, ascolta Mr. James  il tuo lavoro è finito, con te siamo apposto vero… non ti preoccupare, la moto è mia.-
 James si volta e fa un cenno alla ragazza di stampare i documenti per lo sdoganamento, grazie James.
Esco, dietro la baracca ufficio c’è il container ufficio dogana. Entro, il signore che ci accoglie non è per niente simpatico, non ricambia il nostro saluto, con un cenno ci fa segno di accomodarci e solo mi chiede il carnet, io non ho il carnet, -no good no good, il carnet senza non si può fare niente..- con calma mi alzo poggio le mani sul tavolo  mi chino verso di lui scandendo bene le parole gli ripeto io non ho il carnet perché a Timor Est non serve il carnet… andiamo avanti così con io che mi alzo e mi siedo per una buona mezz’ora e il tipo con la solita cantilena..il carnet..il carnet.
In questo container si sono succeduti 4 funzionari ma… sempre lo stesso disco.
Non sapevo più cosa fare, ma di una cosa ero ormai sicuro, nessuno di loro sapeva esattamente di che cosa si stava parlando.
Qua devo inventarmi qualcosa, la moto è laggiù, potevo vederla dalla finestrella del container ufficio dogana e questi non me la vogliono dare. Dopo un’ora che parlo con il per niente simpatico, senza per altro cavar un ragno dal buco,  questo non sapendo cosa fare molla la patata bollente a un suo collega e se ne va.  Ufffi… di nuovo la stessa storia, -il carnet- non c’è l’ho…-perchéma  non si può, male male, …ci vuole questo documento, tutto il mondo vuole il  carnet per importare i veicoli- …  Ok mauri cerca bene le parole, devi impressionarlo,  qui comincio a dire un sacco di cose, alcune vere altre diciamo un pochino tirate per i capelli e altre ancora.. e oh gente altre fantasia, genialità allo stato puro.
Signori a me non importa, ecco qua, mostrandogli la fotocopia del carnet con il timbro di entrata e uscita dall’Australia, l’Australia è membro della federazione internazionale automobilistica, e gli indico la sigla sulla fotocopia della copertina del carnet,  e io avevo il carnet, sono uscito dall’Australia ho spedito il carnet in europa in italia, e gli mostro la ricevuta della DHL con la quale ho spedito il carnet a mia sorella,  Timor non fa parte della federazione internazionale, scusatemi ma il carnet qua non serve, non ve lo posso far firmare, è un documento internazionale, la legge è legge, se no non lo spedivo indietro.
Racconto dei paesi attraversarti e che non tutti richiedono il carnet, ripeto ancora dell’importanza del carnet, e che secondo una legge internazionale solo i membri dell’associazione sono autorizzati a timbrare questo documento, e lui mi fa..- ma in Indonesia-, quando entrerò in Indonesia gli do il carnet, l’Indonesia è membro dell’associazione, ma Timor ancora no.
Lui ci chiede di telefonare al suo capo, giù al porto in dogana, - io, io non ho il telefono, poi è il tuo capo, parlagli tu-.  Esce, 5 minuti rientra, era andato a comprare un voucher di ricarica cellulare da 7 dollari, qua le ricariche le vendono per strada.  Telefona..ci dice che il boss è all’ambasciata americana per un corso di aggiornamento... e allora, il vice dov’è, sei tu, -forse-, forse che cosa vuol dire,  non mi è mai piaciuta questa parola.
Per farmi capire meglio alzo una mano, con l’altra  indico qui il boss e sotto… tu dove sei, sei qua, allora sei il vice, ok fai quello che devi fare, le cose stanno così,  gli ricordo che mia moglie ha parlato con l’ambasciata Giapponese qui in Dili, omettendo che di tutte altre cose shizu aveva parlato, poi lancio con disinvolta eleganza, come faceva James con il capello quando entrava nell’ufficio di Monepenny,  i miei occhiali sul tavolo sopra ai documenti, accavallo le gambe mi siedo di  traverso con le braccia conserte come fossi offeso, giro leggermente la testa e annuendo gli dico…telefona telefona alla mia ambasciata, quella italiana a Jakarta loro lo sanno, tanto so che non lo farà mai. Shizu che fino a quel momento non aveva detto una sola parola si alza e colpendo ripetutamente con la mano la fotocopia del carnet sul tavolo ripete...telefona telefona qua.. Timor non è membro della federazione, guarda home page.!!
Il tipo è visibilmente scosso, rigira freneticamente il telefonino fra le mani, non sa che fare, il boss non c’è e io lo insignito col titolo di vice, ha sul viso una smorfia di sorriso, sicuramente pensa oggi era meglio stare a casa, mi chiede  -posso tenere le fotocopie-,  ma certo, te ne faccio altre se vuoi,  poi ci chiede scusa e dice  -puoi andare a prendere la moto-, recuperiamo le nostre cose usciamo e il tipo ancora si scusa, mi volto alzo il pollice non c’è problema non c’è problema grazie ci vediamo.
Sono 47  i passi che ci separano dalla moto, uno scaricatore mi dice è veramente pesante ma come fai. 
Il doganiere, quello che se ne era andato, l’antipatico,  firma dei fogli, ne consegna due allo scaricatore uno a me uno se lo tiene e dice –ok  puoi prenderla-. Ok?!! Ok posso portarla via?!!..e non controllate niente, ne il numero di targa ne quello del telaio, o almeno  il mio passaporto per sapere se io sono proprio io, e non aprite neppure le valige..!!?? però volevate mettere il vostro timbro sul carnet!!??
Sono perplesso, ma metto la chiave giro il quadro pigio l’interruttore…fantastico, è lei, potente come sempre, adoro questo suono, è musica ragazzi.
Salgo e porto la moto fuori dal cortile, in strada,  parcheggio e andiamo a salutare James, l’altro lo spedizioniere, che con una faccia da rintronato sorpreso di vederci con la moto ci augura buon viaggio, ancora non ha capito cosa è successo.
Shizu pensa che con le mie storie li ho - impressionati – no no,  lei dice spaventati e hanno preferito mandarci via.
Un'altra storia finita bene e adesso l’avventura continua.
A dimenticavo, la Poderosa è arrivata in perfette condizioni, tutto al suo posto, non mancava niente.