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oggi è un bel giorno per morire

21 luglio 2015

Okinawa game over

E ora che vi racconto, sono passati 7 mesi dal nostro ultimo aggiornamento e sono successe così tante cose; da dove inizio…va bhè, iniziamo con Takako, ricordate la sorella di shizu malata di cancro. Bene, dopo un inizio di chemio non troppo fortunato il medico ha trovato, almeno per il momento, un dosaggio che sembra funzionare bene. Takako sta decisamente meglio, anche se la chemio ha trasformato il suo aspetto, tanto da faticare a riconoscerla, lei sembra  non farci caso. Ha deciso di riprendere la vita nelle sue mani  e di tornare a vivere da sola, così le abbiamo trovato un piccolo appartamento in un palazzo appena costruito e a pochi passi da dove aveva sempre abitato.
Abbiamo lasciato che si occupasse da sola dell’organizzazione del trasloco e di tutti i documenti  per il cambio di residenza e luce e acqua, ora sbriga da sola gli appuntamenti settimanali per le visite e la terapia in ospedale, fa la spesa cucina, insomma conduce una vita normale, tutto questo sembra essere positivo tanto che ha ricominciato a vedere  le amiche di sempre.

Noi dopo aver riconsegnato le chiavi dell’appartamento e pagato la penale per non aver rispettato il contratto, fanculo, siamo ritornati a casa dell’altra sorella. 
Neanche il tempo di ambientarci che le muore il marito, impossibile rilassarsi e anche in questo caso shizu ha dovuto occuparsi di tutto, e credetemi è stata una faticaccia.

Oltre alle faccende famigliari ci siamo dedicati nei ritagli di tempo, così per cercare di non uscire completamente di testa, nel restauro di una vecchia moto e di una bicicletta trovata nella spazzatura.
La moto è un honda 125 bicilindrica  di un amico che avevo conosciuto nel 2009 e con cui siamo rimasti in contatto. Lui,Peter, è un farmacista di Taiwan che ora vive qua e ha aperto un ristorante, dove tra l’altro si mangia benissimo.  Karen Taiwan Bistro



La moto è una sua passione, purtroppo i troppi impegni non gli permettono più di usarla.   Era parcheggiata, meglio dire abbandonata da 2 anni all’aperto, di fronte al mare. Un ammasso di ruggine ma affascinante, volevo comprarla e lui me l’ha regalata.
Sistemare la moto e la bici è stato divertente.  
Siamo usciti solo 2 volte con la moto, in tutto poche centinaia di kilometri, è stato un peccato ma avevamo altre cose da fare, poi quando tutto è finito, purtroppo è finita anche la mia patente. 
In Giappone la patente internazionale, che ha una validità di 3 anni, dura solo un anno, un anno dalla data di emissione della patente. E non è che potevo provare a fare il “furbetto”, perche quelli, la polizia, mi ha telefonato per ricordarmi che appunto la mia patente stava per scadere e di non continuare a guidare perché per loro la guida senza patente è una cosa seria, questo per farla breve, ma avreste dovuto vedere la faccia di shizu al telefono e anche dopo, quando mi ha spiegato per benino il contenuto della telefonata e ha concluso, appena io ho provato a aprir bocca, con un
 - non ci provare perché questa volta io non ci vengo con te, qua non è italia non scherzare –

 


 


 


















Il giorno dopo mi son fatto 20 kilometri di bicicletta e ho rimediato una serie di dolori…dolori pazzeschi che son durati per più di un mese anche facendo fisioterapia 2 volte a settimana, torcicollo, spalla congelata, schiena, ginocchio; insomma mi sa che sono un ammasso di ruggine anch’io, ma affascinante direte voi. 
     
Una sera ci telefonano dall’ospedale per avvisarci che la madre non stava molto bene. Passeremo tutta la notte con lei, poi verso le due con qualche lamento si spegne. 
  Tocca ancora a shizu organizzare il funerale e sistemare tutta la parte burocratica, io non so com’è dalle nostre parti, ma qua in Giappone morire è complicato e maledettamente costoso.

Ora devo dire che shizu sta decisamente meglio, diciamo che ha bruciato insieme alla madre tutto quello che rimaneva e che in un certo senso la bloccava; sono passati i 49 giorni necessari perché il defunto attraversi tutti i fiumi e arrivi alla sua nuova destinazione, l’abbiamo salutata e per noi adesso non c’è più niente che ci tenga qua, insomma il tempo è arrivato.

E adesso che si fa?  Bho..idee tante, ma per ora preferiamo non pensarci.  Ancora una volta lasciamo al caso al destino al karma, chiamatelo un po’ come vi pare il compito di indicarci la strada.  
Sono seduto su una poltroncina dell’aeroporto di Kansai Osaka  osservando le ultime gocce di Giappone, fuori piove, Giappone che a dirla tutta mi ha veramente rotto le balle, stiamo aspettando l’imbarco del nostro volo  e shizu  mi fa  
-chissà il nostro sidecar cosa pensa, è due anni che ci aspetta nel garage poverino-
  davvero… però è abituato ai lunghi letarghi degli inverni siberiani, quando sarà il momento ci rincontreremo, ora  dobbiamo andare abbiamo fatto una promessa ed è arrivato il momento di mantenerla.  
Game over  Okinawa.