Sono passati 2 anni dal mio ultimo post. Vi ringrazio per la
pazienza e mi scuso per la lunga attesa.
Ci sono capitate un sacco di cose, ma ne parleremo un’altra volta, noi
stiamo bene e spero tanto anche di voi.
Cosa è successo, cosa
facciamo, dove siamo, dove andremo..
Dovete avere ancora
un po’ di pazienza bella gente; come ho
detto ci sono successe un sacco di cose e ve le racconteremo un poco alla volta.
Da dove iniziare, dobbiamo tornare indietro, molto indietro. Eravamo
a ottobre, come adesso, si, ma era l’ottobre del 2013. Io e
Shizu eravamo in Germania per comprare la moto con la quale continuare il
nostro girovagare per il mondo.
La moto in questione, forse qualcuno lo ricorda, è questa:un sidecar Ural , tutto originale duro acciaio dei monti Urali.


E con questa moto abbiamo deciso di affrontare le prossime sfide, non così come la vedete, ma solo dopo averla modificata e adattata alle nostre esigenze, un restyling e speriamo di aver fatto un buon lavoro.
Per la cronaca non ci sono voluti 5 anni per trasformare la
moto.
I primi due anni la moto è stata parcheggiata nel garage di
mia sorella, mentre noi eravamo in Giappone
per seppellire il padre di shizu. E mentre aspettavamo e progettavamo la nuova
moto e sognavamo il nuovo itinerario la vita ha deciso, già perché la vita è quello che ci accade tra un progetto e un altro. La vita ha deciso di
metterci alla prova, di darci un’occasione di crescita, una nuova comprensione. Siamo rimasti in Giappone, tristi per quello che era successo a Takako, la
sorella di shizu, ma anche felici di quell’avventura di quel viaggio insieme a lei.
Poi siamo rientrati in italia, era fine dicembre del 2016. Noi
eravamo carichi, pronti..ma non era ancora il momento, la vita, sempre lei, andava
da un’altra parte.
Abbiamo parcheggiato il sidecar davanti casa per piu di un
anno, non l’ho mai guardato, pioggia vento sole, non mi interessava poi molto,
avevo altri pensieri.
Adesso vi mostro un pò di foto dei lavori che io e shizu abbiamo fatto sul sidecar.
Lavori che ho potuto fare grazie all’aiuto di un amico
meccanico, Fabio, che mi ha messo a disposizione la sua officina e la sua
attrezzatura.