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oggi è un bel giorno per morire

30 novembre 2012

India .. c'è più spiritualità nel buco di culo..


Sono in ritardo, lo so. Ma non avevo nessuna voglia, non ero dello spirito giusto…và mettiamola così.
Ma visto che ho iniziato io questa storia…vediamo di continuarla.

Era il 31 di ottobre. Un mese fa, accipicchia ne è passato del tempo, pensavo meno, non fa niente  bando alle chiacchiere , ora vi racconto tutto, ci provo.
È il primo di novembre, sistemate le ultime cose, fatta colazione e riempito la tanichetta d acqua, noi non beviamo l’acqua imbottigliata, lasciamo la pensione dove abbiamo passato gli ultimi 2 giorni, “Touch Nepal”, ma già sapete, qua è meglio non toccare niente, e ci dirigiamo verso la frontiera vera e propria, dista solo un paio di kilometri.
Ci arriviamo verso mezzogiorno.  

 Lo capiamo subito dall’imponente sbarra che ci blocca il passo. 




Chiedo informazioni e mi mandano all’ufficio della dogana, un grande, ma che dico grande grandissimo ufficio, salgo i 4 scalini fatti con sacchi di terra e dentro un solerte impiegato, devo dire simpaticissimo e professionale, in un paio di minuti sbriga le pratiche mette un paio di timbri e… -se il nepal ti è piaciuto ritorna sei il benvenuto namaste-.










Finito con la dogana per quanto riguarda la poderosa ci dirigiamo verso l’ufficio immigrazione, circa 200 metri più avanti, passata la sbarra.  Anche qua la cosa è stata velocissima, hanno attaccato un adesivo, annullato il visa e …-tornate ancora siete i benvenuti, namaste-.


Ok, tutto fatto andiamo, scusi ma da che parte vado…di la!..si ma quella o questa…laa..mah!
Non sapevamo se quella che stavamo percorrendo era la strada giusta, non cera nessun tipo di indicazione, una pianura e tante stradine, e gente e carretti e animali che andavano in tutte le direzioni.
La nostra strada, poco più di un sentiero di sterrato pieno di buche, a un certo punto si trasforma in un ciottolato insidioso e finalmente il primo cartello.
Siamo arrivati.
Non ce lo aspettavamo, avendo ascoltato tante storie sulle frontiere indiane,  e invece anche qua professionalità e gentilezza, prima l’ufficio immigrazione e per ultima la dogana per il carnet della pode e …-Welcome to India-.
 Esattamente 42 minuti dopo stiamo percorrendo il ponte, e che ponte, che ci porterà al di là del fiume.










Siamo in India e siamo contenti, aspettavamo da molto tempo di poter visitare questo paese. Io addirittura da moltissimi anni, ero ragazzo e pensate che ho ancora ben chiaro in testa l’itinerario che allora avevo programmato e sognato, ma quella è un’altra storia e magari chissà, un giorno ve la racconto, ma ora atteniamoci ai fatti.
Di racconti di storie sull'India ne ho letti e ascoltati  a centinaia, ...l’india o la si ama o la si odia, ...l’india è la mia seconda casa non potrei più farne a meno, ...quando vengo me ne vorrei andare e quando me ne vado vorrei tornare subito, ...ieri sono stata 4 ore seduta qua, in strada a guardare la gente, bella minchiona adesso capisco perché sei così rintronata, respirare questa porcheria non migliora il tuo stato mentale…o anche come mi raccontava un medico indiano conosciuto in Australia sono indiano e l’India la amo, è nel mio cuore per sempre, ma non voglio più tornarci, è sporca puzza e poi ci sono gli indiani, allora non avevo ben capito questa degli indiani, ma ora ho ben chiaro quello che intendeva dire.
Non lo so, ognuno la vive come meglio crede, ognuno vede quello che vuol vedere, per quello che riguarda noi..ebbene, shizu voleva venire per i colori per i suoni per gli odori. I colori sono impolverati, i suoni, rumori assordanti, e gli odori , se vogliamo chiamarli odori, vi lascio immaginare.
Io ero rimasto con una frase in testa, l’avevo sentita in un intervista fatta a Pasolini, parlava di come gli stranieri, i turisti sfruttassero questo paese..ora non  la ricordo tutta ma non importa, le parole che mi erano rimaste chiare in mente sono:.. l’India non ha niente e da tutto.

E pensare che la prima impressione  è stata positiva, appena passata la frontiera e fatto i primi kilometri..ooohh ragazzi, un paesaggio da sogno, la catena dell’Himalaya,  le strade sono di quelle che piacciono a noi, magari a me di più, tornanti che salgono a tratti dolci e a tratti spigolosi  su su verso il cielo, e il cielo è azzurro e l’aria fresca.
Ruscelli  fiumi e i boschi puliti, dagli alberi le donne tolgono i rami bassi, quelli secchi, ne fanno fascine per il fuoco. L’erba tagliata bassa è sistemata bene attorno a qualche tronco d’albero,  il foraggio per gli animali. La gente è simpatica, si ferma giusto il tempo di osservarti bene, sorride e ritorna alle sue occupazioni.









Ci fermiamo presto, sono le 4 ma il posto è un incantevole invito e non possiamo rifiutare. Abbiamo tempo e shizu ne approfitta per dare una ramazzata alla tenda.
Stamane fa un gran freddo e la tenda è ancora zuppa, solo alle 10 siamo pronti e ci  mettiamo in marcia. Ci fermiamo a caricare acqua da una pompa sulla strada, in India se ne incontrano spesso, noi lo sapete non compriamo l’acqua in bottiglia.










La strada continua a salire in un susseguirsi di curve, che vista  che cielo e che aria si respira.
Ci fermiamo  presto,  non sono ancora le 4, perché come scende il sole fa un freddo.  Siamo accampati in un’altura e possiamo vedere il fiume scorrere sotto , poco dopo arriva un contadino con moglie e i due figli, ci saluta e ci fa capire a gesti che qua la notte fa freddo, poi ci offre ospitalità e del cibo caldo, ma appena vedono il nostro fornello e la zuppa che sta bollendo si fanno una risata e dicono ok ok, prima di andarsene la moglie ci invita ancora a casa per la notte, ma noi abbiamo bisogno di un poco di tranquillità, la ringraziamo e la rassicuriamo che va tutto bene per noi.
La notte ha fatto freddo ma adesso…Brrr ancora di più, usciamo dalla tenda e un nebbione ci avvolge, anche oggi si fanno le 10 passate prima di metterci in viaggio.



La mattina del 4 , una freddissima mattina, dopo aver passato una notte altrettanto fredda, decidiamo dopo aver avuto la conferma senza possibilità di appello che saremmo potuti arrivare solo sino a… e non mi ricordo il posto, perché la strada per Leh è stata chiusa, e visto che fa un freddo cane e noi non siamo attrezzati e ancora che al giorno riusciamo a mala pena a fare 200 kilometri e che ci rimangono solo quasi due mesi di visa, dicevo decidiamo di cambiare i nostri piani.
La nostra intenzione era di continuare su questa strada.
Qualcuno la chiama la strada infinita quella che porta a Leh, nel Ladakh, un pezzo di Tibet rimasto all’India. Qua in questo territorio ci sono i passi carrozzabili più alti al mondo, wow che meraviglia.
Il nostro programma era salire a nord lungo questa strada appunto che porta a Leh, avremmo guidato la pode sui passi a più di 5800 metri. Ma come ho detto la strada l’abbiamo trovata chiusa, poi complice anche il Pakistan che mi ha negato il visto abbiamo deciso di  puntare a sud, ma appena abbandonato le montagne e scesi a valle nelle città, che incubo, la gente diversa, lo smog il traffico e il totale menefreghismo degli indiani ci hanno demoralizzati, per non dire altro. Basta L’india per ora è argomento chiuso, si va via.
Scendiamo verso  Delhi e da li spediremo la moto per bypassare il problema Pakistan.

Scusi da che parte per Delhi…Dili…Deli..la capitale..la conosci…mi capisci…ah ah cominciamo bene .
Io pensavo che tutti in India parlassero inglese, sbagliavo, solo a Delhi lo parlano, e come dice un nostro amico giapponese in giro per il mondo da 7 anni, se in India qualcuno parla inglese e lo parla bene stai certo che ti frega, e fidatevi, ha ragione.

 Il giorno 6 arriviamo a Delhi la capitale dell’India, non siamo ancora in città che già ne abbiamo a sufficienza, che posto orribile,  l’aria irrespirabile, il cielo color grigio giallo, sempre.

 Sono le 10, è sereno, il sole è alto ma la cappa di smog lo imprigiona.





Qua invece siamo in centro a Delhi e sono le 2, il sole c’è ma non si vede, il cielo è di un colore angosciante, polvere infinita e aria irrespirabile.



Eppure orde di turisti organizzati o fai da te girano tranquilli placidi nei loro abbigliamenti alternativi senza rendersene conto. Anzi uno mi ha detto e no, di Milano non ne potevo più, un casino…scusa ma sei sveglia che cosa hai fumato... poi ripensandoci  hanno ragione, loro sono turisti e un turista vede e sente solo quello che non può fargli male. Sono in vacanza e nessuno vuole rovinarsi la vacanza.
 A Delhi abbiamo trascorso 13 giorni, ho spedito email a un numero infinito di spedizionieri,risposte  nessuna.  Contattati di persona 4, ma tutti troppo cari per le nostre misere finanze. Da qui la decisione di rientrare in Nepal, il prezzo che ci ha fatto un’agenzia cargo di Kathmandu non è male.
In India in questi giorni è un vero caos, una confusione terribile, è Happy Diwali, la strada della luce, la più grande e importante festa Indù, una specie di capodanno.. per intenderci.
Tutte le case vengono addobbate con fili di luci e ci sono file di candele e lanterne a olio dovunque  per le strade.








Si comprano vestiti nuovi e si pulisce, almeno una volta all’anno, la casa, salvo però poi buttare il tutto, ed è tanto, giù fuori dalla porta in strada…non potete immaginare la quantità di rifiuti e polvere che c’è in giro. È per causa di questa grande festa che non siamo riusciti a contattare molti spedizionieri, molti sono chiusi e riapriranno tra una settimana.  
13 giorni trascorsi a Delhi, che città orribile, sporca incasinata polverosa rumorosa puzzolente e poi, come diceva il nostro amico medico in Australia, la cosa peggiore è che ci sono gli indiani.
Cumoli di spazzatura puzzolente ovunque, mucche che mangiano  cagano dormono tra i rifiuti, persone che mangiano cagano  dormono tra i rifiuti, nessuna differenza.
La polizia gira con lunghi bastoni di bambù, gli stessi che i contadini usano per far muovere i buoi, la polizia li usa con la stessa violenza sugli uomini per farli muovere.









L’indiano, perlomeno quelli che abbiamo visto in città è davvero strano, se uno guarda una cosa, che so io fissa  il suolo, poco dopo decine di persone fanno lo stesso. Qua se dipingi  di bianco un paracarro e gli disegni su due occhi, stai sicuro che tempo un’ora c’è una folla davanti che porta fiori e prega. E le preghiere poi sempre le stesse, la prima, la più importante preghiera di un buon indiano riguarda i soldi, tutto il resto non conta…la salute nooo…se hai qualche malattia è meglio,ci puoi fare più soldi, strana gente, non mi piace niente.
Sono convinto che un popolo che non rispetta la vita che non rispetta la terra non può essere spirituale.
 Misticismo religiosità spiritualità…bah, c’è più spiritualità nel buco di culo di una…ahh.. ora capisco perché son considerate sacre.
Questo è il mio pensiero, nella mia ricerca questa India non può darmi niente, ce ne andiamo.

 Vorrei ringraziare una persona, un amico che non conosco, si chiama Maurizio, è un lettore del blog che letto dei nostri problemi  mi ha inviato mail con un sacco di utili informazioni, contatti numeri di telefono di spedizionieri e persone qua sul posto.
Sono rimasto letteralmente a bocca aperta dalla quantità di informazioni, precise e aggiornate in tempo reale che mi ha dato, incredibile, grazie Maurizio.











08 novembre 2012

Metto su il video dell'avventura nepalese sull'Annapurna, il cambio di frizione "on the road".

Sono pochi minuti e ho dovuto anche abbassare la risoluzione, sto lavorando con il piccolo notebook di shizu, il mio cumputer non funziona più e questa volta nè il tostapane nè il mio fidato martello sono riusciti a riparalo. Accontentiamoci

Dimenticavo... come vedete dall'intestazione del blog siamo in India, ma ne parleremo più avanti.