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oggi è un bel giorno per morire

02 marzo 2011

AUSTRALIA

Prima di iniziare a raccontare voglio fare gli auguri a mia figlia Maika che ieri ha compiuto 26 anni: 
                                                  AUGURI  Maika.

Siamo arrivati in AUSTRALIA, non oggi, siamo parcheggiati qua a Brisbane da ormai 10 giorni.
non ho più scritto niente lo so, ma non ne avevo voglia, ancora non ho digerito questo cambiamento.
Problema quello della digestione che sembra affliggere anche la popolazione locale, vista l’enorme strabordante presenza di persone in sovrappeso, o forse… è solo quello che chiamano… accidenti non ricordo la parola…  umm… ah ecco… è benessere,  che sciocco, era così semplice, e poi …ok ok… nessuna considerazione etica, atteniamoci ai fatti.
 19 febbraio aeroporto di Cairns, a nord nella regione del Queensland.
 scendiamo dall’aereo e al controllo doganale sembrano non piacere i nostri passaporti.
Non c’è molta confusione, diciamo che c’è poca gente e quando siamo davanti  allo sportello ci fanno passare assieme, il doganiere controlla e ricontrolla i nostri passaporti, sfoglia una a una le pagine, controlla i vari visti, e poi sulla carta per stranieri, credo si chiami così, quella che ti consegnano a bordo e devi compilare una serie di domande tipo, dove alloggi, quanto rimani, quanti soldi ai, se trasporti cibo, e altre che non ricordo, mette una bella I di ispection.
Ci fa passare e subito un altro doganiere ci scorta in un angolo della sala e comincia a farci mille domande, cerco di rispondere a tutto  ma alcune sue domande mi risultano incomprensibili.
Il poliziotto continuava a sfogliare il passaporto soffermandosi sui visti Armeni e Iraniani  continuando a chiederci cosa facevamo in quei paesi e del perché di due visti in Armeni in meno di un mese.
Gli spiego che stiamo viaggiando in  giro per il mondo, gli elenco i paesi visitati e continuo con i prossimi paesi che vorremmo visitare.
Non sembra convinto, ci fa mettere i bagagli sul nastro dei raggi x e dopo ci porta in una stanza adiacente e  mi chiede di aprire e svuotare tutte le borse, poi si infila i guanti di gomma…che vi devo dire, un brivido mi percorre la schiena, e il mio… si si… avete capito bene, si fa stretto stretto, con lo sguardo cerco la parete più vicina… oh my god, che cosa vuol fare…
Uff, respiro di sollievo… niente vasellina e posizioni a 90 gradi, è solo per  toccare i nostri bagagli infetti.
Comincia a controllare ogni cosa minuziosamente, poi arriva un altro tipo, parlano fra di loro e anche lui mette su una storia su questi paesi, poi ristriscia, se così si può dire, i nostri passaporti nel lettore, sguardi che si incrociano, attimi di panico, al passaggio del mio passaporto… niente, visualizza errore,  poi al terzo tentativo finalmente posso respirare.
Ma non è finita, ancora continuano a controllare la nostra roba e a fare domande, gli spiego che viaggiamo in moto per il mondo, allora vogliono sapere della moto, vedere il carnet e tutti i documenti di viaggio.
Dov’è la moto?
- non so, faccio io, da qualche parte in mezzo al mare spero -
e dove deve arrivare
-Brisbane gli dico-
 ma qua c’è scritto Melbourne
-no, faccio io, Melbourne è l’indirizzo dell’agenzia che si occupa del trasporto, vedi qua nell’angolo c’è scritto port of  discharge Brisbane-
Ya ya is ok ok metti via... a good living in australia.
Che palle  rimettere tutto dentro, è strano ma le stesse cose che ho tolto ora non ci stanno più, è sempre così, va bé, non fa niente, ci allontaniamo trascinando i nostri scomposti bagagli .

Qui all’aeroporto di Cairns rimaniamo quasi 5 ore, aspettiamo un volo interno per Brisbane, la nostra destinazione, è li che finalmente ci riuniremo alla Poderosa.
Usciamo da questo terminal per dirigerci verso il nuovo, poche centinaia di metri, il clima è decisamente diverso, tropicale, sono le 6 del mattino e fa già molto caldo,  una bellezza, il freddo di Kobe un piacevole ricordo.


 Facciamo il check in e anche qua Shizuyo non perde occasione per farsi una dormita.
Sai- mi dice- mi sono svegliata presto oggi-  e si stende su tre poltroncine mentre io cerco senza risultato un segnale wi fi,  nu ghe n’è.



2 ore di volo e siamo a Brsibane, dall’alto tra le nuvole vedo qualche pezzo d’Australia  più sotto, ummm… mi sembra grande questa Australia.



Arrivati a Brisbane, Shizuyo è distrutta, - incredibile-  fa lei -come fai a non essere mai stanco.
Ok ok andiamo andiamo, l’Australia ci aspetta…e Shizuyo: - ma dove andiamo-      e che ne so-  faccio io, prendiamo un treno o un bus, dai vieni usciamo eeh …che cavolo di caldo, un forno, 36 gradi, abbiamo su ancora le giacche, stiamo sudando.
La stazione è dall’altra parte della strada, facciamo il biglietto.
 per dove?  ho recuperato l’indirizzo di un ostello su internet, il Bunk hostel, piscina internet free e altre cose interessanti.

Siamo in treno, differenti dai treni giapponesi, questo assomigli a quelli europei,  meglio dire quelli italiani, pieni di scritte e con i vetri dei finestrini graffiati.
A un certo punto non so il perché a una stazione che si chiama roma station decidiamo di scendere.
All’uscita della stazione chiedo a un controllore da che parte per questo indirizzo, mi dice avete sbagliato, sono 2 stazioni più avanti, ok andiamo a piedi, a piedi mi fa lei, lei è Maria ed è Mexicana, questa è l’Australia, 2 fermate a piedi sono lontane, dai passate di qua  che non vi faccio pagare.
No, dico, ormai siamo qua, troveremo qualcosa, senti Maria, ci sono ostelli  in zona,
 -si guarda attraversate la strada proseguite su sulla destra e ne trovate più di dieci, uno in fila all’altro-.
Rimaniamo ancora una diecina di minuti a parlare con Maria,  ci dice vedete qua, indicando una spilla con la bandiera mexicana sul risvolto della sua divisa, faccio parte di una associazione di aiuto per stranieri, e questo vuol dire che parlo un'altra lingua, lo spagnolo, e se vi serve aiuto mi trovate qua.
Salutiamo Maria, fa caldo Shizuyo sta svenendo abbiamo fame, non mangiamo dal pranzo di ieri, niente cibo a bordo o meglio, era a pagamento, quindi ne cena ne colazione e ora sono le due passate.
Maria aveva ragione, gli ostelli ci sono, e ora quale scegliere, questo? oh no, amico sei troppo caro, e questo? Uff,  come prima,  dai, vediamo questo arancione, sembra bello, si  è bello, ma le ragazze alla reception sono antipaticissime, ne usciamo anche da questo e da altri tre, sino ad arrivare davanti al Woodduck, proviamo.

 Con la ragazza ci capiamo al volo, è di Madrid, 3 anni che vive in Australia, si chiama Bianca, è una tipa apposto.
Ci accordiamo per 20 dollari a testa 2 letti in una stanza da 8  mista, bagni docce e cucina in comune, tv, ma internet no, anzi c’è ma costa 8,50 dollari l’ora.
Doccia un riposino e alle 5 andiamo al market a fare spesa, ma non siamo in Giappone, qua il sabato chiudono alle 5 , niente cena, ripieghiamo nella pizzeria più economica della zona, una pizza margherita, 25 cm. di diametro, 18 dollari, più una birretta totale 26 dollari, mai più. 




La mattina un giro per la città, visita al museo delle scienze, a quello marittimo e alla biblioteca, tutto gratis.
In biblioteca ci sono anche 30 PC pubblici, con prese di corrente e wi fi se uno vuole usare il suo portatile.
Il posto è spazioso, poltroncine, divani, tavolini, aria condizionata, fotocopiatrice, fuori anche un bar, e grandi  alberi dove sotto, all’ombra puoi continuare a usare il tuo compiuter, un posto davvero carino, noi ci abbiamo passato intere giornate.


L’ostello appartiene a una coppia italiana, ma lo hanno dato in gestione, cosi per caso li conosciamo, facciamo subito amicizia, strana gente, ormai anziani, venuti subito dopo la guerra, dalla Sicilia.
 Lei Maria, una donna alta energica, ogni tre per due manda a fanculo, si si , usa proprio questa espressione, il vecchio piegato marito.
 Lui Mario,  un ometto tutto storto, piegato come un gancio, che parla parla sempre e si dimentica di quello che sta a dire.
Litigano sempre, lui la chiama disgraziata moglie, e lei… lei sapete come gli risponde, ma in fondo chissà.
Si parla di tante cose, ci fanno vedere la casa, loro abitano affianco all’ostello, ci offrono a one bitter, così dice Maria, mentre Mario  continua a parlare dei tempi passati, e bla bla  bla:
 Hai mai sentito parlare di hitler,  -qualche volta dico io-  iè pechè queste sono cose che non si sanno è che ci sono cose che stanno nascoste… sono segreti… il patto segreto del’lItalia, nei mai sentito parlare? Io… io no mai,  è segreto-  ehhh  vedi, iè pechè queste cose non le sanno in molti.
Poi si rivolge a Shizuyo che già gli girava la testa perché non aveva ancora capito che cosa diceva e in quale strana lingua, e le chiede se sapeva dei porti nascosti sotto le montagne che i giapponesi usavano nella guerra, ma che non gli avevano costruiti, ma che già cerano pecchè naturali: Shizu mi guarda sconvolta,  -no, no faccio io non lo sa-  ecco, chisse cose non si sanno, poi cambiando discorso, si è già dimenticato , dice: quando ho arrivato a Australia uccidere mi volevano, dice che ho ammazzato suo fratello, ma io niscuno ha ammazzato.

Tra un ammazzamento, un discorso non finito una spiegazione non data, mi chiede se posso aiutarlo, lui ha una mano fuori uso, deve operarsi, il tunnel carpale, certo rispondo, non sto facendo niente, volentieri, cosi la mattina dopo si parte verso Goodna, un sobborgo distante 20 km, dove loro hanno un'altra casa, 
Sono stati 20 km di paura, il tipo vi ho detto è un gancio, di forma però, per entrare in macchina 4 lunghi minuti, e poi, distrattissimo, insomma 2 volte siamo andati e tornati e tutte le volte abbiamo sbagliato strada, stavo sempre molto attento, continuando a dare indicazioni al nostro autista, una volta abbiamo sfiorato a pelo un incidente, ma lui niente, ripeteva sempre, se ha da succedere succede, piano o forte non fa nudda, succede, non ci puoi niente, con questa filosofia siamo riusciti ad arrivare a casa, sani salvi e un pò ca..ti.
Spero la prossima volta di poter andare con la poderosa.

Non gli abbiamo chiesto niente,  ma il tipo ha insistito, anzi visto la mia ostinazione mi ha infilato i soldi in tasca, che dire, siamo contenti, quanti sono? diciamo che ci permettono di stare, come si dice, alla pari, e per noi è un successo.
L’Australia che  conosciamo sino ad ora è carissima, in Giappone si vive con molto meno.
Affitti, cibo, vestiti, insomma tutto, ma c’è da dire che ancora non abbiamo visto niente, come ho detto siamo parcheggiati a Brisbane da 10 giorni, ma appena arriva la moto…