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oggi è un bel giorno per morire

10 agosto 2012

Laos


La notte ha piovuto e la tenda è bagnata,  facciamo colazione poi con tranquillità smontiamo e ripieghiamo, carichiamo tutto e via al ruscello per l’ultimo bagno in terra tailandese.
Giovedì 2 agosto, sono le 9,30 e  siamo in acqua…troppo bello, dai ancora 10 minuti e poi andiamo.
Arriviamo a Chiang Khong, questa è  la frontiera ma…oh noo!!! una chiatta?! e la strada è tutta un fango…  pensavamo ci fosse un ponte…ok vediamo di sbrigare le formalità.
Ufficio passaporti…devo pagare 200 baht e per cosa…per la moto…che cosa? devo pagare anche le fotocopie…e adesso? vado la… cosa vuoi? 500 baht … l’assicurazione per guidare in Laos…ma qui siamo ancora in Thailandia, non pago niente, abbiamo finito?… il biglietto per la chiatta, quant’è…scusi…500 baht…ma scherzi…sono un sacco di soldi…pensate sono 10 volte di più di quello che abbiamo speso per entrare in Thailanda, sempre attraversando un fiume su una chiatta.
Mi fanno salire sulla chiatta per ultimo, spero di non finire lungo a terra nel fango…fatta sono a bordo, pochi minuti e attracchiamo in Laos.








È mezzogiorno, pausa pranzo, in Laos la pausa è lunga, alla 2 riapre l’ufficio, anche qua altri soldi, permesso di importazione e poi timbri, due timbri, in due differenti uffici, un ufficio troppo carino è a un paio di metri dalla sponda del fiume sotto una tettoia, ma il tipo davvero scortese. Poi allo sportello per il mio visa, 35 dollari, che furto,  a shizu, passaporto giapponese, non serve il visa per stare in Laos, risparmiati 35 bei dollaroni, che felicità.     Già, ma  felici per poco perchè subito ci accorgiamo che il Laos rispetto alla Thailandia è caro, la benzina costa il doppio e fermi in un ristorante scopriamo che mangiare le stesse cose costa 5 volte di più. In appena 4 ore abbiamo speso 2650 baht, con gli stessi soldi vivi una settimana in un hotel di Bangkok.








Ok ormai ci siamo vediamo di imparare qualcosa, dove si va?…a sud, seguiamo il corso del fiume Mekong che  arriva sino in Cambogia.
Prendiamo la strada che porta a Pak Tha, ci rendiamo subito conto che è dura, le informazioni la danno come: Dirt road 4WD wet season often impassable.( strada sterrata 4WD stagione delle piogge spesso impraticabile) percorriamo 50 kilometri poi alle 6 ci fermiamo e montiamo la tenda su uno spiazzo di materiale da scavo affianco al Mekong.
Dopo poco arriva a farci visita Chari, cosi mi sembra di aver capito si chiami, Chari lavora e vive li vicino sulla sua ruspa, è lui che scava la montagna dietro di noi.
Lo invitiamo a cena e accetta volentieri, vede  shizu che si spruzza addosso l’antizanzare e mi fa capire che sulla ruspa dove dorme ci sono tantissime zanzare, ok è tuo prendilo, prima di andarsene riuscirà a farsi regalare anche i miei occhiali da vista, il paio  che tengo sempre a portata di mano sulla moto.  Shizu non è molto contenta, -ma perché regali sempre tutto senza chiedermi-,  semplice, me lo ha chiesto…-e ora se qua non troviamo lo spray di zanzara io cosa faccio-… fai felice le zanzarine.. -non scherzare, in serio lo sai che mi fanno mal-e…dai domani lo cerchiamo…-e gli occhiali quelli che hai sono quasi rott-i…quasi non vuol dire rotti poi gli aggiusto non ci pensare, hai visto com’era contento, lui si che non vedeva niente…-e tu uguale, è lo stesso però prima chiedi anche a me ok-…ricevuto, sei arrabbiata…-assolutamente niente- 
 Laviamo le stoviglie e a nanna.



Quanta pioggia che ha fatto la notte, esco sul piazzale davanti la tenda che come vi ho detto da sul Mekong, la nebbia che si alza e le snelle barchette che  navigano tranquille  sono uno spettacolo affascinante. Shizu come sta stamattina…dai che il fango ci aspetta.
E poco dopo ci accorgo che non era una battuta, le poche macchine che incrociamo ci fanno cenno di tornare indietro. Credo sia meglio, si ritorna e si prende l’unica strada asfaltata che da nord corre sino al sud del Laos, la numero 13 …strada fortunata..
L’asfalto c’è, peccato sia sotto valanghe di fango.
Siamo in montagna la pioggia ci accompagna praticamente tutto il giorno, i paesini  e i panorami che attraversiamo sono davvero carini, in certi villaggi sembra davvero che il tempo si sia fermato o perlomeno sembra scorrere lentamente seguendo un ritmo naturale, come fa la gente che incontriamo con cui scambiamo sguardi sorrisi e discorsi per lo più incomprensibili.









Montiamo la tenda all’ingresso di una foresta, al suo interno da qualche parte ci devono essere dei campi coltivati, sino a notte fonda e poi la mattina all’alba tante persone sono passate con ceste cariche di cetrioli o pannocchie, un signore con i suoi 7 figli si è fermato un po’ a parlare…no, a gesticolare con noi.
Il fango continua su questo sali e scendi di tornanti, devo guidare con prudenza ma tutto fila liscio, solo una volta ho dovuto appoggiare, per cosi dire, la moto a terra, shizu ne è uscita completamente infangata ma senza conseguenze.









A Luang Prabang facciamo la spesa e pranziamo, poi cerchiamo un posto per la notte, sono appena  le 3 ma non abbiamo più voglia di guidare.
La sera viene a farci visita un tipo che spinge il suo carretto pieno di legna, parla qualche parola di inglese, quel tanto che basta per capirci e scopriamo che li vicino a solo un kilometro ci sono delle belle cascate…cascate.. a noi piacciono molto domani si va, è deciso.
La  notte è stata un inferno, caldo umido ma ora c’è una leggera brezza che un poco rinfresca.
Andiamo, è vero meno di un kilometro e arriviamo in piccolo villaggio, prima sorpresa dobbiamo pagare 5000 kip per parcheggiare la moto. Cinque minuti a piedi ed eccoci al fiume. Da qui su una barca si risale il fiume per poche centinaia di metri e si approda sull’altra sponda, questo trasbordo è costato 20000 ma non è finita, per entrare in questo Sae waterfall park dobbiamo sborsare altri 15000 kip a testa.
Abbiamo passato 3 ore  in piena solitudine, ci siamo dati anche una lavata in una fantastica piscina naturale.
Poi di nuovo in strada o se preferite nel fango, alle 5 sempre sotto la pioggia montiamo la tenda in un campo a bordo strada appena fuori da un paese.   Due bimbi incuriositi vengono a trovarci, uno è simpaticissimo, parla sempre ma non capisce niente, con l’altro più serio e attento riusciamo a scambiarci alcune informazioni, poi la madre viene a riprenderli bye bye. 






La mattina piove ma il viaggio in Laos continua,  passiamo Vientiane la capitale, ci fermiamo solo per pranzo e per fare provviste, sbagliamo strada e ci ritroviamo a percorrere uno sterrato lungo 40 kilometri che finisce sulle rive di un fiume.
Cerchiamo un posto che non si allaghi per montare la tenda, accendiamo un fuoco e cuciniamo.
In 2 giorni con la pioggia sempre presente e il falò la sera per asciugare scarpe e vestiti ( qua shizu vuole che dica che anche questa volta non avendo ascoltato il suo consiglio ho bruciato il mio stivale sinistro rendendolo uno stivale bucato, io ve lo dico ma voi non fateci caso) arriviamo a meno di 100 kilometri da Veun Kham, la frontiera con la Cambogia.  Qua il posto è troppo bello e abbiamo trovato una capanna sul fiume, dove sotto montare la tenda all’asciutto, tutta per noi.  Ci fermiamo un giorno in più cosi shizu può lavare tutto, tenda materassini nailon, devo dire che puzzavano davvero tanto,  ma adesso uhm… profumano di fresco pulito. Io mi occupo di cose più serie come cambiare le pastiglie dei freni e pulire il filtro dell'aria.






Oggi è venerdì, sono passati 8 giorni e 1900 kilometri da quando siamo entrati in Laos, facciamo colazione carichiamo e andiamo, la frontiera non è lontana ma un cartello con la scritta "Khonephapheng waterfall 2 kilometri" attira la mia attenzione, shizu è presto che dici andiamo, ok, queste poi son proprio le cascate che fa il Mekong, dicono siano le più grandi del sud est asiatico.
Per entrare dobbiamo pagare 20000 kip a testa che palle, parcheggio facciamo il biglietto ed entriamo.
Una stradina tra bancarelle di souvenir e tavoli di ristoranti ci porta sino al punto di osservazione.    Scattiamo foto, mille autoscatti… si si belle imponenti ma…ma noi preferiamo le nostre… per così dire.
Facciamo merenda aspettando che smetta di piovere poi gli ultimi kilometri e… ecco la frontiera, davvero è questa la frontiera?