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oggi è un bel giorno per morire

19 febbraio 2012

ma non era l'altro ieri venerdì 17 ?


 La notte ha piovuto, ci risiamo, di nuovo tutto bagnato.  Poco male, oggi è una bella giornata e in poco tempo tutto torna asciutto, sistemiamo bene i nostri bagagli ma quando mi avvicino alla moto per attaccare le valige, oh no, la ruota anteriore è a terra. -Dai sbrighiamoci che tra poco il sole picchia duro, io prendo i ferri, tu cerca una pietra alta e piatta da mettere sotto al cavalletto… si si quella va bene-. 
Fortunatamente abbiamo ancora la camera d’aria che Andohsan il meccanico ci aveva regalato a WaKayama in Giappone.   Una bastardissima spina e il copertone ne è pieno, con pazienza le estraggo tutte, 30 minuti dopo la ruota è di nuovo al suo posto.
Ok, lavoro perfetto come sempre…qualcuno dubitava…











Monto le valige carichiamo i bagagli ultima occhiata per controllare di non lasciare niente, soprattutto la spazzatura e…ma che succede, pigio l’interruttore ma…niente, non c’è più batteria??!! Nooooooo…ma non era l’altro ieri venerdì 17 ?

Ok, dai tiriamo tutto a terra e portiamo la moto sulla strada, poi con una spinta la rimetto in moto…credo, lo spero.
Dai shizu spingi…eccola ci siamo, è in moto ma non mi piace per niente, non tiene il minimo, non sale di giri, va a un cilindro, scoppietta. Non è il momento di controllare il problema, l’unica città dove forse possiamo risolvere è Dili, dobbiamo ritornare indietro.
Mentre shizu gioca con l’acceleratore per non farla spegnere, io rimonto più in fretta che posso le valige e via di corsa…di corsa…come viene, un po’ scoppiettando un po’ arrancando e qualche volta pregando, ma anche le preghiere proprio in fondo a una valle, sarà per il posto probabilmente non c’era campo, non sono arrivate a destino e la poderosa dopo aver lanciato l’ultimo scoppio si è spenta.
Impossibile per noi riuscire a spingere, solo salita d’avanti e dietro.
Fermo tutte le macchine e “affini” ma niente, nessuno ha i cavi per fare un ponte con le batterie.
 -Shizu guarda è ritornato indietro-, è un fighetto bianco su un suv, quelli delle UN,  era passato poco fa ma non si era fermato, ora che ritorna lo voglio proprio fermare perché avevo visto dietro sul…come si chiama, cruscotto posteriore!! va bè..capito vero,  quella busta rotonda trasparente con dentro i cavi batteria.
Faccio cenno e lui mi saluta come prima, ehi! no no, fermati fermati, apre il finestrino, hello, spiego il problema gli chiedo se con i cavi possiamo fare un ponte con la sua batteria, il ragazzo fa oh!! Prima di rispondere si volta verso la compagna, moglie fidanzata collega… che so io, che era seduta al suo fianco con una grossa anguria in mezzo alle gambe, bisbigliano qualcosa poi mi guarda  e dice - non li abbiamo -…!!!! Penso forse non ha capito, quei cavi rossi e neri gli faccio scandendo le parole, si rivolta verso Miss anguria e…no non li abbiamo mi dice mentre chiude il finestrino…indico con la mano questi cavi ma non mi guarda e va avanti.!! Che ti aspettavi mauri…un aiuto… nooo, questi sono qua in vacanza.
Aspettiamo ancora poi finalmente una simpatica coppia si ferma, è felicissima di aiutarci, sistema la macchina a fianco della poderosa e apre subito il cofano, ma neanche lui ha i cavi.


Trecento metri più su mi dice c’è una baracca dove riparano ruote, vai a vedere se li hanno.
 I cavi non ci sono ma i ragazzi mi seguono con un metro di filo elettrico, troppo fine gli faccio, ma vogliono provare ugualmente, come ho provato l’accensione si è fuso.




Non rimane che spingerla su per la salita e provare…che sudata ma è ripartita, grazie a tutti.



Arriviamo aDili il pomeriggio alle 5, andiamo all’ostello, non abbiamo altra soluzione, senza moto non possiamo muoverci, una volta spenta riaccenderla è un problema.
È domenica e i negozi sono chiusi, posso controllare poche cose senza batteria, quindi non ci pensiamo, se ne riparla domani.

18 febbraio 2012


Il  domani è arrivato, molto bagnato ma è arrivato. La tenda è un lago, maglietta e pantaloni sono zuppi, esco li strizzo e mi vesto tra gli sguardi dei primi curiosi... mattinieri da queste parti!!.
Ho i piedi immersi nel fango, siamo circondati dal fango, esce shizu: - che si fa- e che vuoi fare, mangiamo che ho fame, poi ci pensiamo.
Il sole non sembra aver voglia di uscire, anzi viene giù una leggera pioggerellina, shizu impacchettiamo tutto e andiamo, sempre che riusciamo a uscire da qui con la moto.    -Così tutto bagnato sporco di fango-,  aspettare è lo stesso, si va poi la prima spiaggia tranquilla ci fermiamo e asciughiamo tutto.
Mamma mia quanto pesa la moto con tenda materassini sacchi e tutto il resto zuppo, poi guidare nel fango non aiuta.
Vado avanti solo, shizu mi segue a piedi, tutto bene per un trentina di metri, poi mi incastro in una pozza di fango e non c’è modo di uscirne. Devo smontare tutto, scaricare la moto… uffi che palle… in più tutti sti ragazzini mica ci aiutano, guardano solo…

Fortuna che sono solo poche decine di metri, poi riconquisto il disastrato odiato asfalto.
Guido tra la pioggia e il sole fino a quando una spiaggia di pietra con un grande spiazzo d’erba sotto un grande albero ci si presenta davanti…
Lascio la strada e parcheggiata la moto sotto l’albero, laviamo tutto in mare, tenda zaino sacchi... insomma tutto e poi le stendiamo ad asciugare sui sassi. Da un pescatore appena rientrato con la sua piccola barca compro per due dollari due pesci che cucino all’istante, che squisitezza.





17 febbraio 2012

venerdì 17


 Mi sveglio, strano penso, o mi sono svegliato troppo presto o il tempo è brutto.
Esco dalla tenda, la seconda è quella giusta, nuvole in cielo, a ovest è aperto ma verso est, che è la nostra direzione, ci sono nuvole di tempesta, basse e grigie.
Non importa, mi tuffo nuoto e poi galleggio guardando il cielo che cambia al passaggio delle nuvole.
Aspetto shizu che ancora assonnata entra in acqua, rimaniamo ammollo ancora un po’, poi facciamo  colazione, smontiamo il campo e via verso est.
Vogliamo fare il giro di Timor e ritornare a Dili, ma credo di avervelo già detto questo.
La strada è divertente ma non ci si può distrarre un attimo. È pericolosa sia per lo stile di guida, diciamo disinvolto,  dei locali che per le sue strade, l’asfalto quando c’è è in pessime condizioni e bisogna fare attenzione a quando finisce, a volte puoi trovarti davanti a una gigantesca buca, voragine, quasi mai segnalata.









A tratti piove, a volte così violentemente che siamo costretti a fermarci.
Tutto il giorno così, verso sera stanchissimi e  sotto la pioggia, dopo aver percorso solo 160 kilometri, arriviamo in un posto imprecisato tra Laga e Lautem.
È tutta una palude, bufali d'acqua che fanno bagni di fango e campi di riso ovunque che arrivano sino al mare, non riesco a trovare un posto per la tenda.









Finalmente vedo una stradina tra alcune capanne che mi sembra arrivi al mare.La prendo poche decine di metri di fango scivoloso, shizu li farà a piedi, e siamo in un piccolissimo villaggio fatto di baracche, chiedo e mi dicono che posso accamparmi dove voglio sulla spiaggia.

La spiaggia in effetti non esiste, è solo una piccola lingua di sassi e subito la terra fangosa.
Piove siamo stanchi e sta arrivando il buio, decidiamo di fermarci qua.
Cerco un posto dove sistemarci ma è tutto fango, -dai mettiamoci qua e tutto uguale, un posto vale l’altro, è un casino comunque- dico  a shizu.
Siamo circondati da una folla di bambini, e dopo poco si uniscono anche degli adulti, nessuno parla inglese e nemmeno portoghese cosicché è un caos per capirsi, ma alla fine sarà stata una divertentissima serata..
Tutti hanno voluto vedere l’interno della tenda, commentavano tra loro animatamente ma l’unica cosa comprensibile per noi  era il pollice alzato.
È notte e c’è ancora un gruppo di ragazzi a tenerci compagnia fino a quando arriva una signora, si chiama Rita…ops signorina, come lei stessa ha sottolineato, che in un titubante inglese ci chiede se può guardare com’è dentro la tenda, ne rimane meravigliata e quasi si scusa per pioggia, dice che ci bagneremo e che possiamo andare nella sua casa.
Shizu allora le racconta che sono ormai tre anni che viviamo in tenda è che la pioggia non è un problema, -davvero-  fa lei –e non hai paura-   poi grida qualcosa ai ragazzi che vanno via e ci saluta – ci vediamo domani- a domani.



16 febbraio 2012

vita in spiaggia


La vita liberi all’aria aperta è bella e in  spiaggia ci piace ancora di più.
Questo è il terzo giorno che siamo accampati qua in spiaggia e…cosa dite…come facciamo a lavarci e  l’acqua da bere…e per!!… per cosa…ah…quel per!!!
Allora, a lavarci direttamente in mare e aggiungo che questo mare non ha una forte salinità, la pelle dopo non ti “tira” e il nostro sapone biologico, così c’è scritto, fa anche un pochino di schiuma.  E  poi vuoi mettere che sensazione  lavarsi in questa gigantesca vasca da bagno.


 In Australia ci hanno regalato un aggeggio per purificare l’acqua, lifestraw si chiama ed è come una cannuccia ma più grande, possiamo bere direttamente dalle pozze sporche in strada, dagli stagni dai pozzi, insomma qualsiasi acqua,  inoltre con noi portiamo sempre taniche per 25 litri e all’occorrenza recuperiamo quella piovana.  Con 2 kili di riso un kilo di patate e di carote possiamo stare fuori dalla “civiltà” per una settimana e più. 


-E per!!!..-   ora ci arrivo al “per”… la mattina o la sera, dipende dalle abitudini, puoi fare…diciamo le tue cose li, proprio sul bagnasciuga, poi aspetti l’onda giusta e…ooh… una meraviglia pulito e fresco… provare per credere.

Oggi dopo pranzo siamo andati a Dili, in città, dovevamo controllare se da Roma, l’ACI ha risposta alle mie 2 email riguardo al Carnet.
Com’è andata… nessuna risposta, poco male, ne invio un’altra.
Facciamo un po’ due calcoli, oggi è giovedì, ho inviato l’email che forse leggeranno venerdì, ma essendo l’ultimo giorno lavorativo non mi risponderanno, se ne riparlerà quindi martedì perché come ben sappiamo il lunedì non è proprio giornata da dedicare al lavoro.
Martedì…umh…martedì, forse martedì se si ricorderanno ancora della mia email.

Con queste premesse ritorniamo al nostro accampamento sulla spiaggia, ma prima passiamo al mercato e compriamo un mezzo casco di banane il pane e anche una lattina di birra per festeggiare.  
Festeggiare  non sappiamo bene cosa ma domani si smonta e si va via, seguiremo la strada lungo tutta la costa, insomma faremo il giro di Timor Est e rientreremo a Dili diciamo mercoledì, giorno che speriamo di ricevere notizie positive dall’ACI di Roma.
Shizu è un po’ preoccupata, pensa che forse andrà a finire come la volta passata, a Kobe in Giappone. Eravamo rimasti fermi più di 3 mesi per aspettare il nuovo Carnet, da Roma se la presero molto comoda, a ripensarci che incubo.

 Shizu vieni dai, sediamo qua  non ci pensare... un sorso...









14 febbraio 2012


Che bello svegliarsi e tuffarsi in mare, poi dopo colazione… ancora e ancora,  farsi cullare all’infinito dalle onde.
Oggi il mare è agitato e non posso andare a pesca, ho sempre con me un paio di ami, quando capita qualche pesce lo prendo, - al supermercato-, questa è shizu, non dategli ascolto, io l’ho sfamata con le mie battute di pesca…-dal ridere-… questa è sempre lei, lasciamo perdere dai…Poi ieri era una prova, la prima volta, il filo che uso è un po’ grosso, sapete se si attacca un grande pesce non voglio mica perderlo,  mi si è ingarbugliato attorno e ho pescato il mio piede…dolore?…un pochino ma non ditelo a shizu .
Comunque anche se oggi il mare non permette di pescare è stato generoso lo stesso, stavo zoppican…camminando sul bagnasciuga quando toh! cosa vedo, portata dalla corrente da chissà dove, qua attorno non c’è nemmeno una pianta, una bella noce di cocco, non tanto grande ma ancora in buone condizioni.
Coltello e un minuto la noce è aperta, dolcissima e fresca, che buona merenda, ne avevamo davvero tanta voglia di un bel cocco, vedi a volte come vanno le cose.

La sera uno sfizioso spaghettino con olio e peperoncino, carote e patate, poi 2 banane e a lavare le stoviglie direttamente in mare, fa caldo ma la brezza che viene dal mare ce lo fa sentire un po’ meno.  

             

13 febbraio 2012

di nuovo sulla strada

Sistemate le ultime cose, lasciamo l’ostello.
Avevamo visto in una delle nostre passeggiate, meglio dire mezze maratone, dall’alto del Cristo Rei, una bellissima spiaggia che farebbe proprio al caso nostro. E allora non indugiamo, andiamo.
La strada è pietosa ma... pericolosamente divertente, 20 kilometri di tornantini su e giù per le colline costeggiando il mare.
Attraversiamo due piccolissimi villaggi di pescatori, formati da alcune capanne con il tetto di foglie di palma  senza luce ne acqua, ma con tanti bimbi, capre e maialini tutti in libertà.
Ci sistemiamo poco più avanti passato un promontorio nell’ultima spiaggia proprio sotto e alle spalle del Cristo Rei.




Su una duna di sabbia verdeggiante, a pochi passi dal bagnasciuga tre  grandi alberi con i loro rami ricurvi formano una grande cupola, ed è li sotto che sistemiamo la tenda, sempre all’ombra.


Di corsa… tuffiamoci!! che goduria, la temperatura è gradevole e l’acqua è di un cristallino. Poche bracciate e la barriera e sotto di me, pesci e coralli di tanti colori, posso vederli bene con la mia nuova maschera, è un giocattolo da bambini, entra acqua e ogni 10 secondi devo svuotarla, ma è costata davvero poco, quindi va bene anche così, mi sento moderatamente contento.


Passiamo così la giornata, arriva sera e l’ora di cena finalmente, il solito riso bianco carote e patate, shizu è contenta, qua non ci sono le zanzare e possiamo cenare con tranquillità, che strano in città era pieno.

09 febbraio 2012

è arrivata la Poderosa

è arrivata ieri, ma ci siamo riuniti solo oggi, tutto sommato è stata una cosa veloce, complicata movimentata ma veloce.
La storia è lunga e come ho detto complicata, provo a riassumerla spero che alla fine si capisca.
 Cominciamo: 2 giorni 6 viaggi avanti e indietro dal porto, ufficio dogana, al deposito dello spedizioniere, la Perkins Shipping, 18 kilometri, camminando sotto il sole in mezzo al traffico nella polvere, ogni volta una persona diversa, ogni volta ripetere le stesse cose… “il carnet, dov’è il carnet…pausa pranzo ripassate dopo” io non ho il carnet, il carnet non serve..  ho ripetuto all’infinito.
Lo spedizioniere che non vuole rilasciarmi la fattura perché non ho il carnet, la dogana che vuole la fattura e il carnet.  
Mi conoscete, io sono un tipo tranquillo o quasi, per un po’ sono stato buono e sono andato tranquillamente da una parte all’altra, diciamo che mi sono fatto shakerare per bene, ma adesso sono un po’ stanco e la pressione è alta.
Siamo nell’ufficio dello spedizioniere:  -James, così chiama, la spedizione l’ho pagata, ho pagato anche questa incomprensibile tassa di 45 dollari che mi hai chiesto, ora dammi la mia fattura che con la dogana me la vedo io. Il tipo mi guarda perplesso, ascolta Mr. James  il tuo lavoro è finito, con te siamo apposto vero… non ti preoccupare, la moto è mia.-
 James si volta e fa un cenno alla ragazza di stampare i documenti per lo sdoganamento, grazie James.
Esco, dietro la baracca ufficio c’è il container ufficio dogana. Entro, il signore che ci accoglie non è per niente simpatico, non ricambia il nostro saluto, con un cenno ci fa segno di accomodarci e solo mi chiede il carnet, io non ho il carnet, -no good no good, il carnet senza non si può fare niente..- con calma mi alzo poggio le mani sul tavolo  mi chino verso di lui scandendo bene le parole gli ripeto io non ho il carnet perché a Timor Est non serve il carnet… andiamo avanti così con io che mi alzo e mi siedo per una buona mezz’ora e il tipo con la solita cantilena..il carnet..il carnet.
In questo container si sono succeduti 4 funzionari ma… sempre lo stesso disco.
Non sapevo più cosa fare, ma di una cosa ero ormai sicuro, nessuno di loro sapeva esattamente di che cosa si stava parlando.
Qua devo inventarmi qualcosa, la moto è laggiù, potevo vederla dalla finestrella del container ufficio dogana e questi non me la vogliono dare. Dopo un’ora che parlo con il per niente simpatico, senza per altro cavar un ragno dal buco,  questo non sapendo cosa fare molla la patata bollente a un suo collega e se ne va.  Ufffi… di nuovo la stessa storia, -il carnet- non c’è l’ho…-perchéma  non si può, male male, …ci vuole questo documento, tutto il mondo vuole il  carnet per importare i veicoli- …  Ok mauri cerca bene le parole, devi impressionarlo,  qui comincio a dire un sacco di cose, alcune vere altre diciamo un pochino tirate per i capelli e altre ancora.. e oh gente altre fantasia, genialità allo stato puro.
Signori a me non importa, ecco qua, mostrandogli la fotocopia del carnet con il timbro di entrata e uscita dall’Australia, l’Australia è membro della federazione internazionale automobilistica, e gli indico la sigla sulla fotocopia della copertina del carnet,  e io avevo il carnet, sono uscito dall’Australia ho spedito il carnet in europa in italia, e gli mostro la ricevuta della DHL con la quale ho spedito il carnet a mia sorella,  Timor non fa parte della federazione internazionale, scusatemi ma il carnet qua non serve, non ve lo posso far firmare, è un documento internazionale, la legge è legge, se no non lo spedivo indietro.
Racconto dei paesi attraversarti e che non tutti richiedono il carnet, ripeto ancora dell’importanza del carnet, e che secondo una legge internazionale solo i membri dell’associazione sono autorizzati a timbrare questo documento, e lui mi fa..- ma in Indonesia-, quando entrerò in Indonesia gli do il carnet, l’Indonesia è membro dell’associazione, ma Timor ancora no.
Lui ci chiede di telefonare al suo capo, giù al porto in dogana, - io, io non ho il telefono, poi è il tuo capo, parlagli tu-.  Esce, 5 minuti rientra, era andato a comprare un voucher di ricarica cellulare da 7 dollari, qua le ricariche le vendono per strada.  Telefona..ci dice che il boss è all’ambasciata americana per un corso di aggiornamento... e allora, il vice dov’è, sei tu, -forse-, forse che cosa vuol dire,  non mi è mai piaciuta questa parola.
Per farmi capire meglio alzo una mano, con l’altra  indico qui il boss e sotto… tu dove sei, sei qua, allora sei il vice, ok fai quello che devi fare, le cose stanno così,  gli ricordo che mia moglie ha parlato con l’ambasciata Giapponese qui in Dili, omettendo che di tutte altre cose shizu aveva parlato, poi lancio con disinvolta eleganza, come faceva James con il capello quando entrava nell’ufficio di Monepenny,  i miei occhiali sul tavolo sopra ai documenti, accavallo le gambe mi siedo di  traverso con le braccia conserte come fossi offeso, giro leggermente la testa e annuendo gli dico…telefona telefona alla mia ambasciata, quella italiana a Jakarta loro lo sanno, tanto so che non lo farà mai. Shizu che fino a quel momento non aveva detto una sola parola si alza e colpendo ripetutamente con la mano la fotocopia del carnet sul tavolo ripete...telefona telefona qua.. Timor non è membro della federazione, guarda home page.!!
Il tipo è visibilmente scosso, rigira freneticamente il telefonino fra le mani, non sa che fare, il boss non c’è e io lo insignito col titolo di vice, ha sul viso una smorfia di sorriso, sicuramente pensa oggi era meglio stare a casa, mi chiede  -posso tenere le fotocopie-,  ma certo, te ne faccio altre se vuoi,  poi ci chiede scusa e dice  -puoi andare a prendere la moto-, recuperiamo le nostre cose usciamo e il tipo ancora si scusa, mi volto alzo il pollice non c’è problema non c’è problema grazie ci vediamo.
Sono 47  i passi che ci separano dalla moto, uno scaricatore mi dice è veramente pesante ma come fai. 
Il doganiere, quello che se ne era andato, l’antipatico,  firma dei fogli, ne consegna due allo scaricatore uno a me uno se lo tiene e dice –ok  puoi prenderla-. Ok?!! Ok posso portarla via?!!..e non controllate niente, ne il numero di targa ne quello del telaio, o almeno  il mio passaporto per sapere se io sono proprio io, e non aprite neppure le valige..!!?? però volevate mettere il vostro timbro sul carnet!!??
Sono perplesso, ma metto la chiave giro il quadro pigio l’interruttore…fantastico, è lei, potente come sempre, adoro questo suono, è musica ragazzi.
Salgo e porto la moto fuori dal cortile, in strada,  parcheggio e andiamo a salutare James, l’altro lo spedizioniere, che con una faccia da rintronato sorpreso di vederci con la moto ci augura buon viaggio, ancora non ha capito cosa è successo.
Shizu pensa che con le mie storie li ho - impressionati – no no,  lei dice spaventati e hanno preferito mandarci via.
Un'altra storia finita bene e adesso l’avventura continua.
A dimenticavo, la Poderosa è arrivata in perfette condizioni, tutto al suo posto, non mancava niente.



08 febbraio 2012

articolo MOTOSPRINT

Udite Udite... sulle pagine di motosprint, la bibbia del motociclista, nella rubrica via col vento  Giovanni Carlo Nuzzo ha scritto un bell'articolo su di noi, date un'occhiata qua sotto.


Beh che altro dirvi, andate in edicola e anche in libreria, il nostro libro vi aspetta, non ve ne pentirete. Poi fateci sapere.

03 febbraio 2012

Poderosa dove seiiiiiiii...


3 febbraio, podeee dove seiiii?
La moto sarebbe dovuta arrivare qua il 27, ma problemi causa continue burrasche a nord dell’australia in modo particolare a Darwin stanno ritardando il ricongiungimento, poco male, aspettiamo.
Alle 6,30 puntuale il nostro aereo ha decollato, poco più di un’ora di volo e ci servono anche la colazione, brioches calde calde, caffè e succo d’arancia, ai bambini hanno anche dato un  modellino gonfiabile dell’aereo, e a me…

Ecco, vedo la costa, bellissime foreste con a volte delle zone dove la nebbia nasconde la vegetazione dandole un aspetto misterioso, questo posto sono convito mi piacerà molto.

L’aeroporto è carino, non c’è nessuno,  sbarchiamo siamo una ventina, camminiamo  sotto a una pensilina che ci porta davanti a un casotto in legno antico, da una finestrella un signore ci chiede 30 dollari,  la tassa di ingresso,  pochi metri più in là alla destra controllo passaporti, il gentile signore mi chiede quanto tempo vogliamo rimanere, due mesi dico, e lui, -un mese ok-,  un mese!! e dopo, -dopo vai all’immigrazione e allunghi il visa-.
 Il tipo compila il visa  scrivendo con una penna biro sul nostro passaporto, è la prima volta, normalmente sono adesivi con tanto di logo antifalsificazione… forse questa sarà una bic con inchiostro al microcip liquido.

Ci siamo, recuperiamo dal piccolo nastro trasportatore il nostro zaino e…un signore in divisa mi blocca la strada e sventolando un foglietto, mi chiede dov’è il mio,  non so che cos’è?, mi indica là, dico là dove?,  la la, la, continua a indicarmi, il tipo non parla, ma la  non c’è niente,  oh eccola, lo trovata grazie, è una busta attaccata alla parete con dello scotch, dentro ci sono  i foglietti prescritti, seduto per terra barro tutti i no, firmo e siamo fuori, anche se a dirla tutta eravamo già fuori, quest’aeroporto non ha porte, mah…
Come oltrepassiamo, la porta no perché come ho detto non c’è, il poliziotto veniamo assaliti da una folla di taxisti.
-Taxi-..no grazie, -taxi-.. no, -taxi-..no, allora, sono tutti in fila a destra e a sinistra in modo ordinato, alla decima richiesta mi fermo e dico: anzi non faccio a tempo a dire niente che in una frazione di secondo ci ritroviamo circondati di taxisti,
Accidenti ho perso shizu, era rimasta dentro al cerchio magico, pericolosissimo, facce a 360 gradi che a mo di cantilena ripetono- taxi taxi taxi-, dalla disperazione alla fine glielo compri il taxi, shizu stammi vicino,  la afferro per un braccio e … non è finita, nei 3 kilometri che ci separano dall’ostello siamo stati abbordati da 85, qua abbiamo smesso di contare, taxi o simili…
qua ci sono un numero esagerato di taxi, taxi gialli, non solo, poi i taxi collettivi, una marea, e i camion taxi, insomma tutto quello che ha un motore e si muove diventa taxi.
I taxi gialli costano mediamente un dollaro per fare il giro di tutta la città, quelli collettivi 25 cent, camion moto e tricicli non ho chiesto.

La strada è un vero caos, tantissime le moto con 3 o 4 persone,  taxi gialli e non caricati  fin che ce ne stanno  e poi  i grossi macchinoni delle nazioni unite… cooperazione europea…fao… e tante, tante altre sigle …che cosa fanno…niente, sono sempre in giro da un ristorante all’altro, solo il conducente, qui per questa gente vale la regola una persona una macchina, e mi raccomando deve essere grande e nuova, se no che impressione diamo a questa gente…!! tanto  a noi che ci frega, qualcuno paga…

Per strada la gente ci guardava in modo strano, pensavo sulle prime, non hanno mai visto un turista a piedi in queste zone, ma poi mi accorgo di essere vestito come la polizia,  arrivati all’ostello la proprietaria guardando shizu, pantaloni militari e stivali , le fa,- militari?-,  no no, il disegno è mimetica, perché c’è problema…e lei storcendo la bocca -mmmm… no, bene bene-.
 Neanche qua piacciono i militari, che strano vero…

Ieri ho scritto una mail allo spedizioniere in australia per avere notizie, la moto è ancora sulla banchina del porto di Darwin, la nave per il mal tempo non ha  attraccato al molo, sperano di poter fare la spedizione questa settimana, ma dipenderà dalla situazione metereologica.
No worris, noi aspettiamo, qua siamo in un paradiso di cose da fare da vedere ce ne sono un’infinità, è un posto magico, peccato solo che questo paradiso sia nelle mire, negli interessi del cosiddetto  mondo civile, quello che sventola a due mani la bandiera della libertà della democrazia.
Ma suvvia, non parliamo di queste cose che poi mi intristisco o mi ink…

Siccome tutta la nostra attrezzatura è nella pode dobbiamo stare nell’ostello, costa 25 dollari al giorno, e c’è anche internet wi fi gratis 24 ore  senza limiti di download, che orrore vero?!! Nella civile austalia normalmente costava 5 dollari e una volta a Darwin anche 8 dollari l’ora…ma dove sono finiti quei bei tempi…!!!
 Per mangiare abbiamo individuato un bel ristorantino, “mamma resto”  simpatico e pulito, la cucina ottima e il prezzo varia da 1 a 3 dollari, con anche una bottiglia di acqua, su ogni tavolo come tovaglioli c’è un rotolo di morbida carta igienica, ma è messo in simpatici contenitori colorati.









Ieri ho spedito il carnet scaduto, questa enorme rottura.., a mia sorella Rita in italia, così lo riconsegna e posso richiederne un altro, altri soldi altre menate…che strazio, fino a che non avrò il carnet nuovo non possiamo muoverci da questo posto, che favola wow.
La gente, soprattutto gli uomini  la prima volta ti fissano con una faccia dura, hanno le sopracciglia aggrottate e lo sguardo penetrante, ma sono attimi, poi i lineamenti si addolciscono e appare il sorriso,  allungano la mano, -“Hello come stai-…”  le donne invece mi sorridono sempre… e che ci volete fare… piaccio!!…”illuso”…chi ha parlato..?!

Piove tutti i giorni, ma non fa freddo, noi abbiamo solo quello che indossiamo, eravamo convinti che la poderosa era qua, invece… così tutte le sere sotto la doccia  laviamo i panni e subito ci infiliamo a letto.
Camminiamo molto, abbiamo girato tutta la città, fatto amicizia con un sacco di persone, ieri abbiamo camminato per oltre 8 kilometri, siamo andati a vedere il Cristo Rei, una grande statua in bronzo situata sulla cima di un promontorio,  vista fantastica ma che sudata.

 Siete curiosi vero, ok ok, ecco ancora qualche foto, godete anche voi..buona visioAh dimenticavo, vi ho detto dove siamo, noo…che sbadato, siamo a Timor Est, noi abbiamo per ora solo visto la città di Dili, ma mi hanno detto che le zone interne sulle montagne sono splendide e la gente  nei piccoli villaggi  è super ospitale.
Non resta che aspettare la Poderosa e andare a vedere con i nostri occhi, a presto.





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