8 giorni 405 kilometri
Si è rotta la moto..strade impossibili…state forse male…ma
cosa è successo?!!
Niente di tutto questo, è successo che tornando in strada abbiamo
ripreso il nostro ritmo, il nostro tempo.
Respiriamo, osserviamo, viviamo e godiamo l’attimo, viviamo
il viaggio.
Siamo felici quando ci perdiamo e quando non sappiamo dove
siamo ci sentiamo a casa.
E qua, fuori dalla città tutto è diverso, la gente è diversa.
Siamo ritornati a parlare mimando con i gesti, quasi nessuno parla inglese. C’è
la curiosità, la paura e la simpatica vergogna della gente che dapprima un poco
si nasconde, a volte soltanto il viso
con la mano poi, poi ci sono i sorrisi e le tante risate quando non ci si
capisce, c’è la tranquillità.
Venerdì 12 caricata la moto lasciamo la guest house direzione
Nagarkot, non sono molti i kilometri ma ce li godiamo tutti, ci siamo anche
concessi senza volerlo una deviazione in un sentiero off road davvero tosto.
Arrivati sino alla torre a quota 2158 metri abbiamo visto
quello che le nuvole ci lasciavano a tratti intravedere della catena dell’Himalaya.
Dopo un caffè, noi speravamo in un autentico caffè invece ci rifilano un
liofilizzato stantio, in un chiosco sul piazzale cerchiamo un posto sotto la
torre dove piazzare la tenda per essere puntuali domani all'alba sperando che
le nuvole ci concedano un poco di vista.
Il primo bivacco dopo tanti giorni di
città, non ha prezzo.
Sveglia alle 4,30 siamo i primi ad arrivare su alla torre,
promette male, è nuvoloso. Alle 5 arriva la prima turista, è cinese, mi dice: What’s this? Abbastanza incazzata. Eh
sono nuvole, non ne ho colpa io, siediti e mangia la tua banana, la tipa aveva
un sacchettino e si poteva intravedere una mela e una banana, però, sembra aver
capito perchè si siede mangia la sua banana e va via brontolando.
Lasciamo la torre infreddoliti e affamati e rientriamo in
tenda ad aspettare che il sole ci scaldi, poi dopo colazione impacchettiamo
tutto e ritorniamo verso Kathmandù, facendo una strada alternativa indicataci da Mauro,
un bellissimo e facile sterrato.
Primo incontro prime differenze, lo sterrato che sale su per
un costone, una manciata di casette e 4 bambine sedute a terra sul bordo
strada.
Ci fermiamo, stavano facendo i
compiti d’inglese, subito una si volta e alzando quello che ne rimane ci chiede
avete una matita.
E no, non abbiamo
matite, ma gli regaliamo una penna tre colori, loro però, si nota, avrebbero preferito la matita. Che strano, in città i bimbi si avvicinano
solo per chiederti soldi.
Gli incontri proseguano con i contadini che ci invitano a
sbattere le spighe di riso, la gentilezza delle donne alla fonte dove ho
caricato l’acqua, e ora qua accampati su un campetto da calcio, ma lo sapremo
dopo, non ne aveva minimamente l’aspetto, un gruppo di bambini e dopo anche gli
adulti ci tengono compagnia. Riceviamo
anche un invito a cena e a colazione. La mattina con il più grande di questi
ragazzi vado al paese vicino a comprare un pallone da calcio, loro giocavano
con delle radici d’erba arrotolate tra loro, e glielo regaliamo.

Facciamo visita alla nonna alla zia e alla cugina di questo
ragazzo, poi di nuovo in marcia che sono già le 11. Sulla strada incrociamo una
coppia di motociclisti tedeschi, precisini
fighetti loro, e avete capito già
su che moto viaggiavano.

Montato il campo e shizu prepara la cena,
abbiamo patate e carote, fammi un po’ vedere cosa riesco a trovare, un rapido
giro nei dintorni e…che bei fagiolini, che con le patate si sposano a
meraviglia.
Oggi pensiamo di
arrivare Pokhara, tutti ne parlano bene e allora andiamo a vedere.
Arriviamo a Pokhara ma non ci fermiamo, è presto sono appena
le 10, proseguiamo per il lago Phewa che dicono essere bello.
La strada che costeggia il lago è un susseguirsi di guest
house, noi proseguiamo anche quando l’asfalto finisce, un paio di guadi e arriviamo
sino alla fine della strada, in una località chiamata Ghatchhina.
Qua non c’è niente, un paio di ristoranti che forse fanno
anche pensione, ma a noi non interessa. Torniamo indietro un paio di kilometri
e piazziamo la tenda su un isolotto in mezzo al fiume, ora l’acqua è bassa, in
un punto dove il fiume formava una bella piscina. Noi pensavamo di aver trovato
un posto tranquillo invece tutti i bambini vengono a fare il bagno dopo la
scuola e le donne si lavano e lavano i panni, alla fine però anche se la
confusione è stata enorme ci siamo divertiti.

La mattina andiamo a vedere Pokhara, volevamo fermarci un paio
di giorni, ma… abbiamo l’allergia a questo tipo di città, super turistica, qua
si fa il rafting si vola con paracadute si fa casino nei locali la sera, si sta
seduti il pomeriggio sul lungo lago a bere birra, no no gente non ci attira per
niente.
Facciamo il pieno alla moto compriamo il cibo e ce ne
andiamo.
Libertà non c’è niente di più profumato.
Non sappiamo dove siamo, non sono ancora le 2 ma un “ponte
tibetano” attira la nostra attenzione. Ci fermiamo e vediamo giù sotto un bel
posto per mettere la tenda, non sembra molto facile da raggiunge ma … lo
sapete, a noi ci piacciono le sfide.

L’acqua non manca, ci sono anche i pesci ma della pesca nei
fiumi non sono molto pratico.
Abbiamo cibo per tre giorni, deciso si sta qua e poi dai, dopo
la sudata fatta per arrivarci ci vuole
un po’ di riposo.
Siamo qua sul fiume da tre giorni, sul ponte tibetano tutti
i giorni passano le stesse persone. La mattina 4 donne e due bambine
trasportando enormi ceste sulla testa, poi un simpatico vecchietto che va
avanti e indietro con cadenza regolare di 45 minuti per tutto il giorno sino
alle 5 di sera trasportando sulle spalle dei mezzi tronchi d’albero e
nonostante il peso e la fatica quando ci incrocia ci saluta sempre. Anche le
donne rientrano a quell’ora e ci salutano da lontano. Un pescatore tutte le
sere, verso le 5, butta 4 pezzi di rete
in punti strategici del fiume e poi la mattina alle prime luci viene a
prendere il bottino.

In questi giorni a
parte osservare passeggiate nuotare nelle frescoline acque del fiume, io mi
sono dedicato anche al lavoro artistico, che ve ne pare…un bel taglio vero.

Qua stiamo bene ma
come ho detto il cibo è finito domani si ritorna in strada, andiamo a Baglung.