lllllllll

oggi è un bel giorno per morire

15 maggio 2012

Jember


Mi sembra di stare meglio, questo è il terzo giorno dopo l’ospedale, mi alzo dal letto, ohh..la testa gira, ho come l’impressione di funzionare a rallentatore ma tutto sommato credo di stare bene, almeno meglio di alcuni giorni fa.
Ospedale!!… già, niente di grave, solo disidratazione, così almeno hanno detto i dottori.
È successo così, stavo bene..insomma un po’ strano da alcuni giorni, poi una sera dopo una giornata passata in moto, una giornata molto calda, e in spiaggia mi sono sentito male, febbre alta, senza forze la testa gli occhi...insomma non vi sto a raccontare tutto ma  credetemi, stavo a pezzi.
Comunque era gia  tardi, non volevo disturbare i nostri amici e ho pensato che una nottata di sonno potesse giovarmi.
Alle 6 con un filo di voce dico a shizu di chiamare Ivan, mezzora dopo sono sdraiato su un lettino in ospedale, con una flebo nel braccio.
Me ne faranno altre sei intervallate da siringhe di antibiotici, controllo pressione e tastate varie.
La sera alle 7 dopo aver visto i risultati delle analisi e controllato il mio stato, i dottori dicono che se voglio posso anche ritornare a casa, però devo continuare con le flebo.
Torniamo a casa anche perché qua in Indonesia stare in ospedale costa.
È strano vedere il carrello dei medicinali vicino al  lettino vuoto e  con l’infermiere  impalato che aspetta, il mio amico seduto al tavolino con il dottore che scrive una ricetta, poi di corsa in farmacia, è all’interno dell’ospedale, ritorna consegna medicine flebo siringhe cerotti all’infermiere che finalmente può mettersi all’opera.
Non ci siamo dovuti preoccupare di nulla, i nostri nuovi amici hanno pensato a tutto, anche al conto, insieme a noi era sempre presente qualche amico.  
Alle 8 con la scorta lascio l’ospedale, a casa ad attendermi c’era già il dottore, un’altro amico, pronto con un’altra flebo, rimarrà tutta la notte a controllarmi.












Vi chiederete ma chi sono e come conosciamo tutte queste persone. Bene la cosa è semplice, non lo so è successo.
Il giorno 30 dopo aver salutato e fatto le solite foto ricordo con Mas` e Hide i motociclisti giapponesi, lasciamo l’hotel a Ketapang, siamo diretti a Jember dove crediamo ci sia un ufficio immigrazione, il nostro visa è di 30 giorni e vogliamo prolungarlo.


Dopo 130 kilometri alle 2 siamo in città, mi fermo per chiedere informazione sulla strada da fare proprio davanti all’ufficio immigrazione, che botta di..fortuna.
Qua… la faccio breve, non vi racconto le comiche davanti lo sportello, vi dico solo che  abbiamo ottenuto il nostro visa senza alcuno sponsor in un solo giorno e a costo ridotto, altra botta di ...fortuna. Shizuyo dice che alla fine ci danno quello che vogliamo per mandarci via, non ne possono più, sono stanchi delle nostre storie.
Alle 5 quando usciamo fuori ci sono alcuni ragazzi intorno alla poderosa che stanno scattando foto.
Ci si conosce, fanno parte di una comunità di motociclisti, Yamaha Byson community, il Byson è il modello della moto, solo a Jember ci sono 49 community differenti, e non ricordo quanti motoclub.
Fatih e Herry, cosi si chiamano, ci accompagnano alla ricerca di un hotel economico, dopo molti giri finalmente ne troviamo uno carino a solo 10 euro, colazione e wi fi compresi.








La sera ci vengono a trovare con altri membri della comunità e ci portano a cena poi ad alun alun, cosi si chiama la grande piazza di ritrovo di Jember, qua conosciamo davvero una marea di motociclisti
Risultato della serata è che la mattina dopo dobbiamo lasciare l’hotel per trasferirci in casa di Dana, altro motociclista ma di un’altra comunità.
E così  siamo da 2 settimane a casa di Ivan,  personaggio poliedrico con la passione per le moto e per la musica e lo spettacolo.
Lui possiede una Kavasaki  Merzy Binter.








Qua a casa di Ivan conosciamo anche Yuda motociclista di Jakarta ora qua perché i giorni 19/20 c’è un grande evento. Il primo motoraduno per tutti i motoclub e comunità.
Sino ad oggi in Indonesia i raduni erano solo per marca o modello, se non avevi quella moto non potevi partecipare. A Ivan questa cosa non è mai piaciuta la trovava strana, cosi ha deciso di organizzare questo evento aperto a tutti, “tutti motociclisti tutti fratelli” questo è il motto.
Noi siamo stati invitati a questo evento, e per tutta la nostra permanenza a Jember siamo ospiti, tutto spesato.
A parte il piccolo inconveniente, l'ospedale, qua a Jember le giornate sono interessanti, siamo sempre in giro a far visita a nuovi amici, la domenica mattina al mercato tradizionale, poi la sera nei locali tradizionali, insomma ce la stiamo passando bene.