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oggi è un bel giorno per morire

07 aprile 2011

con due sconosciuti navigando sulla sabbia del Darling River..


La mattina la signora della sera, quella del tortino di patate, passa a salutarci e ci porta no, non i biscotti che avevamo sognato ma due fatte di torta, fatta in casa…in camper.
 Una delizia, dice che le piace cucinare, poi ci salutano e partono, loro vanno a nord noi invece verso  sud.











Dopo Broken Hill, precisamente a Coombah  incontriamo un gruppo di 4 motociclisti Australiani, della Tasmania in giro nel sud Australia per 6 settimane.



Mentre faccio  rifornimento si avvicina uno dei 4, Adrian, due metri di  tedesco con  una faccia simpatica e un  sorriso sincero, 26 anni fa durante una vacanza si è innamorato,  non di una Australiana ma della Tasmania, e da allora vive in Australia, precisamente in Tasmania.
Immediatamente sento una buona onda , Adrian dopo le domande di routin, da dove venite… e la moto… dove andate… quanto tempo… ci chiede se vogliamo unirci a loro, precisamente a lui e John, gli altri due ragazzi finiscono il giro qua, tornano a casa, loro invece  ancora una settimana a scorazzare sul suolo sud australiano.
Vogliono anche loro andare al National Kinchega Park e campeggiare sulle rive del lago,  gli dico che ieri ero a Wilcannia a nord del parco e che ho trovato le strade chiuse, ma lui dice che da questa parte la situazione è tranquilla e che John ha una mappa dove ci sono segnate tutte le strade.
Mi  piacerebbe, ma io ho queste gomme stradali, e lui  -il terreno è duro, da questa parte non piove da giorni, ce la fai sicuramente-.

E allora proviamo, in fondo era propri lì che noi volevamo andare.
 Io e Shizuyo facciamo uno spuntino e come siamo pronti, salutiamo i due amici che tornano a casa e via andiamo, verso l’avventura.

John guida un potente BMW 1200GS e Adrian una Honda xr 650, che canta come un leone.


Dopo 75 km, io ho già collezionato 5 cadute, la strada è asciutta, niente fango maa… sabbia, tanta, tantissima soffice sabbia.
Se sopravvivi alla prima caduta, la prima caduta è sempre la più disastrosa, ma come dicevo se sia tu che la moto sopravvivete alla prima caduta le altre sono solo un lasciare cadere, un appoggiare.. per così dire, la moto a terra.
E anche per noi la prima è stata disastrosa, all’improvviso nel bel mezzo di un tratto duro che stavamo percorrendo a una buona velocità mi si piazzano davanti 50/60 metri della temutissima, per me in queste condizioni,  sofficissima sabbia,  do gas, provo a far galleggiare la moto, ma l’anteriore sbanda da un lato, controllo lo riprendo e ora sbanda dall’altro, entro in un canalone, scivolo di lato, scalo apro tutta la manetta la ruota pattina ma agguanta, uffii!! ce lo fatta, penso, supero il canalone, vedo la terra dura, ma ancora uno sbandamento dell’anteriore e arrivo tutto scomposto, perdo aderenza non ce la faccio a tenerla dritta, il manubrio mi sbanda, destra sinistra e ancora destra ee…controsterzo ee… poi non lo so nemmeno io, ma ci ritroviamo con una botta tremenda a terra, io e Shizuyo da una parte e la moto che fa un ribaltamento e cade di lato.
Corriamo rapidamente a tirarla su, non vogliamo perdere la preziosa benzina, noi stiamo bene,  Shizu un po’ spaventata, ma continua a chiedermi come sta la poderosa, probabilmente per non pensare alla sua paura.

La poderosa sta bene, la valigia si è aperta come le altre volte e si è piegata la staffa di sostegno, ma lo sapete, niente che con un buon martello non possa sistemare.

 La strada si fa sempre più dura, si fa per dire, io sempre più stanco, sabbia soffice, le nostre gomme affondano, l’anteriore non mantiene la traiettoria, le mie braccia non rispondono  e come ho detto mi ritrovo per ben 5 volte a terra.

John con la sua BMW lascia a terra delle tracce larghe come  copertoni automobilistici, e Adrian lo segue di potenza e leggerezza, certo per loro è più facile.
 Spesso mi aspettano e mi dispiace interrompergli il divertimento, ma loro dicono che no, non c’è nessun problema, anzi si scusano per aver sbagliato pronostico sulle condizioni della strada.









Jhon ci spiega come aggirare l'allagamento...
 Poi la strada si fa fangosa, anzi  si fa super fangosa, tanto che neanche John con la sua BMW riesce a procedere.
Ma vuole provarci ugualmente, scarichiamo completamente la moto e prova, ma niente, poche decine di metri, troppo fango, anche lui deve rinunciare.

E ora come torni indietro, niente paura, tutti e tre ci mettiamo a tirare la moto all’indietro, non è stato facilissimo ma ecco ora dovrebbe farcela.
Adrian controlla il terreno attorno, per trovare qualche passaggio, niente è tutto una palude, dobbiamo rinunciare e tornare sui nostri passi.
John tira fuori la mappa e dice che a 10 km c’è un’altra strada, anche questa porta a una diramazione che poi dovrebbe collegarsi alla strada che stavamo percorrendo, oltre il tratto fangoso.










Avanti signori in carrozza altro giro altro tentativo…ma la fortuna non è
dalla nostra, almeno per quel che riguarda la ricerca di un passaggio per il lago, la strada è un fiume di sabbia, si, proprio questa è la sensazione, si muove come fosse liquida, dobbiamo cercare di correre sui bordi dove a volte cresce un po’ di erba per avere l’illusione di qualcosa di più consistente, poi niente, è tutto un lago, ma non quello che stiamo cercando, la strada è chiusa, invasa dall'acqua.

Mi chiedono se ancora ce la faccio, sinceramente gli dico no, voi fate quello che pensate, noi ci accampiamo qua, poi domani  vediamo di ritornare indietro, non ne possiamo più, e una vocina piccina piccina, quella di Shizuyo aggiunge: qua va bene bene, fermiamoci.

Ma anche loro non è che siano freschi come rose e sono gia le 4, è tardi, così John dice di fare pochi km indietro dove aveva visto l’entrata di una fattoria e di chiedere li, per rifornirci di acqua e per informazioni su eventuali strade.
Andiamo, il posto è bello, una bella casa di campagna con un bellissimo prato all’inglese, un grande albero di fico da dove io staccherò 15 dolcissimi neri fichi e alberi di arance, ne ho prese 5, buonissime, e poi l’acqua piovana, ottima fresca.

Il fattore ci consiglia di andare a campeggiare in riva al fiume e ci da indicazioni su come arrivare in un posto a detta sua perfetto, inoltre ci dice niente strade per ora che portano al lago.
Un paio di km e arriviamo sulla sponda del fiume, apriamo le tende, John prepara un the, si parla e poi ceniamo.

John e Adrian sono simpatici, e non solo, sono veramente gentili, ci invitano ad andare in Tasmania, John ha una grande casa, dice è la vostra, quando volete.
Dopo la cena un altro the caldo e continuiamo a parlare, la serata non è fredda, si sta bene, ormai è buio, ognuno nella sua tenda a domani, buonanotte.

Giovedì 07 aprile
La mattina sveglia presto, almeno per me, preparo la colazione e aspetto Shizu, con calma anche Adrian e John si svegliano, alle 8 siamo tutti operativi, Adrian si avvicina alla moto e controlla la mia attrezzatura, gli elastici che utilizzo per fissare la borsa dietro sul bauletto sono un pò morbidi, lo so gli ho pagati un euro sono cinesi, a volte vola via tutto e allora ne stacca due dalla sua moto e me li regala, molto belli robusti e a sgancio rapido, loro hanno tutta l’attrezzatura professionale.

 John la notte in tenda ha studiato la sua cartina e crede di aver individuato un’altra via per il lago, mi chiedono se voglio tentare con loro, la voglia è tanta, guardo Shizuyo, capisco e dico no ragazzi, noi torniamo indietro, un’altra giornata come ieri è troppo pesante.

Ok  facciamo 35 km assieme poi noi al primo bivio noi proseguiamo a sinistra e voi andate a destra, poi dopo una ventina di km vi ritrovate dove ieri ci siamo fermati a riposare, vi ricordate, cosi mi dice John, si certo mi ricordo faccio io, e allora andiamo.
Arriviamo al bivio, fuori i cavalletti e foto e scambio di email e indirizzi, raccomandazioni e ancora scuse da parte loro per non essere riusciti a portarci al lago, poi ciao ragazzi e  li guardiamo partire con un po’ di invidia, anche Shizuyo vorrebbe continuare, ma no, con queste ruote non si può.









Si torna indietro, 25 km di sterrato tranquillo e poi di nuovo sul noiosissimo nastro di asfalto.
Qualche  tentativo di sterrato, 10 km qui 20 la, tanto per non perdere il vizio, ma è un continuo tornare indietro, all’ennesima Road closed decidiamo di rimanere sull’asfalto.
Stanchi e un po’ scoglionati  per i continui cambiamenti di strada, oggi abbiamo fatto 351 km ma soltanto 150 sono serviti ad andare avanti, gli altri… spesi nei tanti tentativi.
Ci accampiamo presto, vicino alla strada sotto degli alberi, accanto a un frutteto che fa da contorno a un vigneto.
Prepariamo il campo con calma, un caffè e c’è un buon segnale wi-fi, così ne approfitto per parlare con mia figlia Maika, era un bel po’ che non la sentivo.



Gli alberi di mandarino sono qua davanti a me, sono carichi e 25 profumatissimi frutti finiscono in un sacchetto dentro le nostre valige, vitamina C, fa bene contro il freddo che si sta avvicinando.


1 commento:

  1. In perone come il tedesco Adrian non invidio tanto la scelta che hanno fatto, quanto il coraggio che hanno avuto nel decidere di farla...
    Grande viaggio e bellissimo blog da seguire...

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