Ieri poco dopo Wentworth siamo entrati nello stato del Vittoria, il paesaggio è cambiato, tanti frutteti vigneti e campi di verdura, colori autunnali, molto bello.
Come ho scritto, abbiamo dormito accanto a un campo di mandarini, a Colignan, però oggi siamo dovuti ritornare sulla strada principale, la A79, era un continuo trovare strade chiuse.
Noi volevamo scendere a sud con strade secondarie e campeggiare vicino a i tanti laghi, ma non è stato possibile, per ora.
Comunque da Colignan dopo vari tentativi troviamo 20 km di strada sterrata che ci portano purtroppo sull’asfaltata A79… beh, ci siamo divertiti, poco ma meglio accontentarsi.
Ho la sua approvazione, si torna indietro: 40 km di sterrato divertente, fatto in tranquillità gustandoci il panorama.
Arriviamo, almeno così dice il cartello, ma del lago nemmeno l’ombra.
Proviamo questa strada indica Western Beach...10 minuti eehh…oohh attenzione, la sabbia c’è ed è tanta, tanta che Shizuyo deve scendere e aiutarmi nella manovra di disimpegno, ma del lago ancora niente.
Torniamo un pò indietro, dove avevamo visto i bagni le docce e il grande serbatoio dell’acqua, li ho visto anche un pannello informativo.
Questo è uno strano lago davvero, Lake Albacutya.. il lago che non c’è, va e viene, ora è… e-v-a-p-o-r-a-t-o.
Il posto è bello, ci accampiamo vicino lo scivolo per la barche e Shizuyo non perde l’occasione come trova un pò d’acqua di lavare, ha una vera passione, oppure la paranoia dello sporco, chissà.
Sabato 9 Aprile
Notte fantastica, poche zanzare, ma tanto ormai Shizuyo è stata marchiata su tutto il corpo. La mattina fatta colazione e caricata la poderosa vogliamo andare a vedere quanta acqua c’è in questo lago, via giù lungo lo scivolo fino dentro al lago, uno, due, tre kilometri, dovremmo quasi essere al centro di questo lago, ma dell’acqua niente, il terreno spaccato, secco.
Incredibile, 55km quadrati, 8 metri di profondità, non so quanti milioni di litri d’acqua e ora è secco.
Ci fermiamo alcuni minuti, viaggiamo con lo sguardo a360 gradi, lo immaginiamo colmo d’acqua…dai dai andiamo, non si sa mai …
l'alba sul lago che non c'è |
verso il centro |
Passiamo a Rainbow a fare rifornimento e via verso Dimboola, ma appena fuori il paese, strada chiusa.
Ritorno indietro e chiedo al benzinaio come mai e se si può tentare di passare, il tipo dice flood, innondato, impossibile passare, è da dicembre che è chiusa, l’acqua alta cosi e porta la mano a un buon metro e mezzo.
Dico: ma cosa stai a dire, scusa stanotte abbiamo dormito dentro al lago, è asciutto.
Lui ride, si si asciutto, l’acqua adesso è qui, poi aggiunge qualcosa che non capisco e mi fa vedere una cartina con un altro percorso.
È una strada bianca ma dice che ora è asfaltata, fa il giro di un altro lago e ci porterà a Jeparit e poi a Dimboola.
Proviamo, la strada è interessante, hanno steso giusto una striscia di asfalto sulla terra, giusta giusta, tanto che quando incrociamo una macchina questa deve per forza spostarsi di lato e finire con le ruote sulla terra.
Che strano, il lago senz’acqua e a pochi km la strada allagata da tre mesi.
Arriviamo a Horsham sotto l’acqua, è una città abbastanza grande, ci fermiamo a fare la spesa in un centro commerciale e incontriamo Philip Nicks, un motociclista, lui ha girato l’Australia con la sua moto, un Harley.
Dice gran bel giro, bei posti, ma non so se troverete le strade aperte, poi questa settimana fa freddo. Scambio di email e buon viaggio, indossiamo le tute impermeabili e andiamo.
Percorriamo questa strada di montagna, asfaltata ma con delle belle curve, divertente anche se sta piovendo e la temperatura sfiora i 10 gradi.
Dopo aver passato Wartook sulla strada che porta a Halls Gap un bel cartello indica strada chiusa, si cambia rotta, torniamo indietro qualche km e prendiamo un’altra strada, ma poco dopo chiusa anche questa e ancora questa e questa.
Piove, arrivati ad un bivio un cartello indica Roses Gap, il nome ci piace e poi dice che ci sono anche delle cascate, proviamo.
Un caffè caldo, biscotti, poi controlliamo le foto sul compiuter e cerchiamo di capire dove siamo.
A un certo punto mentre stiamo cenando, una vera invasione di falene, grandi e anche abbastanza ripugnanti, che si scaraventano letteralmente su di noi, sul tavolo sul fuoco, che schifo, devo proprio dirlo, un casino, e non abbiamo ancora montato la tenda.
Non so se vi è mai capitato, a me mai, e vi assicuro che è da…non ci voglio pensare, poi la mattina un campo di battaglia decine di vittime agonizzanti…che schifo.
Ingoiamo rapidamente l’ultimo boccone e poi lasciato tutto cosi com’è cerchiamo di montare la tenda, e rapidamente ci entriamo, che serata.
Domenica 10 ...la cascata...come il lago...
Pioverà per tutta la notte, la mattina continua, però sembra rimettersi sul bello, ieri abbiamo tirato fuori le felpe, qua fa freddo, oggi 15 gradi..
Sembra uscire il sole, via andiamo a cercare le cascate, ecco il cartello, parcheggio, bisogna proseguire a piedi, camminiamo un kilometro dentro la foresta, ma di acqua non ne vediamo e nemmeno ne sentiamo il suono.Comincia anche una pioggerellina fina fina, Shizu non ne può più, - torniamo indietro, le cascate sono come il lago- senti, faccio io, è più di mezz’ora che cammino, almeno voglio vedere com’è.
Ancora 10 minuti, poi passato un ponticello in legno eccole, maestose imponenti…e che cavolo, ma queste sono come il lago…l’acqua dov’è?
Anche loro come il lago asciutte, e come successo per il lago, tutto intorno strade chiuse per allagamento, scattiamo un paio di foto comunque e sulla via del ritorno immortaliamo anche due tranquillissimi canguri .
Andiamo verso Halls Gap, ma di nuovo strada chiusa, allagata.
Cerchiamo un'altra strada, un paio di tentativi andati male poi imbrocchiamo quella giusta.
Halls Gap è un posto di montagna super turistico, freddo, e come accoglienza la polizia sulla strada ferma tutti e gli fa il controllo alcolemico, anche a noi.
Da qui vogliamo arrivare a Dunkeld, 70 km, ma la strada è ancora chiusa, non faccio caso al cartello e dico proviamo, poco dopo se il primo cartello non era chiaro adesso lo è, hanno messo un cancello con lucchetto e alcuni massi per evitare che qualche finto analfabeta come me passi di straforo, torniamo indietro, altra strada.
Arriviamo sotto la pioggia a Tarrington e mettiamo la tenda in un parco sotto una veranda, ma il vento e la pioggia sono fortissimi, speriamo bene.
Lunedì 11
Il fortissimo vento la notte mi ha costretto a uscire, staccare le valige dalla moto e sistemarle a un lato della tenda, praticamente proprio sopra, difatti dentro eravamo, non è per fare una battuta, accampati.
Chiaramente abbiamo tutto bagnato, non c’è il sole e non sappiamo cosa fare, Shizu dice di fermarci ancora qua, secondo me le dico siamo bagnati, qua non ci asciughiamo, tanto vale andare avanti, magari incontriamo un posto più protetto dove ci possiamo sistemare, si convince e dopo messa la tuta impermeabile si và.
Poi dopo 89 km arriviamo a Dartmoor, il paese dei grandi alberi, così l’abbiamo ribattezzata.
Che spettacolo, alberi grandissimi.
Dartmoor è, lo definirei un borgo, carino, grandi prati con l'erba tagliata verde verde, un piccolo General Store dove non c'è niente ed è mischiato con tutto, sullo scaffale tra i biscotti e le scatolette di tonno trova posto un raccordo idraulico da mezzo pollice, pinze cinghie per auto, pacco di riso, colla, pennello, farina, tre barattoli di marmellata, trementina, chiodi zincati, umhh...non ne ho idea ma penso non sia commestibile, c'è anche il frigo dei gelati con 5 e dico 5 cremini, 2 li abbiamo comprati, pagati il doppio.
Un grande parco dove si può fare barbecoa e poco piu in giù tutto un bosco, con un fiume, ben curato dove è possibile fare camping free.
Noi abbiamo scelto il piccolo parco perchè ci sono due grandi gazebo in legno con tavolo panche e corrente elettrica, la notte monteremo la tenda al centro del gazebo, al riparo dalle intemperie, niente insetti, posto perfetto, a 50 metri ci sono anche splendidi e pulitissimi bagni, nuovi nuovi, con la doccia, ma fredda veramente ghiacciata.
Ci mettiamo indumenti asciutti, prepariamo il solito caffè caldo, scarichiamo le foto sul pc e ci rilassiamo.
Non possiamo fare granché, continua a piovere a singhiozzo, c’è un buon collegamento e allora navighiamo un po’ e ne approfittiamo per rispondere alle email e aggiornare il blog.
La sera cena in tranquillità, senza insetti volanti, con spaghetti aglio olio e peperoncino, a Shizuyo è un periodo che gli piacciono molto.
Per poterli cucinare, sono costretto a fare una cosa orribile, spezzarli in due, la nostra pentola è piccolina, ma sono buoni ugualmente.
Martedì 12
mattina nuvolosa, facciamo colazione un po’ svogliati, così sperando che se non gli diamo importanza magari esce il sole, sistemiamo il carico sulla moto e aspettiamo, forse…no no, sembra di no, ha ripreso a piovigginare, lo fa a intervalli di 10 minuti, che palle.
Non se ne può più, dai andiamo, magari sulla costa troviamo il sole.
Felpa giacca di jeans gilet di piumino giacca da moto guanti e pantaloni impermeabili, dopo 85 km appena passato Mount Gambier, stiamo andando a nord verso Adelaide, esce un po’ di sole, proseguiamo verso Millicent dove pranziamo il solito, pane sardine e formaggio, e un caffè caldo preparato la mattina.
Prendiamo la strada della costa certamente più interessante che questo dritto nastro di asfalto.
Lasciamo spesso la strada per avventurarci in qualche piccola stradina laterale che porta sulle spiagge, è bellissimo, ci fermiamo abbastanza presto, montiamo il campo a Coorong, c’è il sole e così possiamo far asciugare la tenda i materassini e i sacchi che sono ancora umidi.
Mercoledì 13
mattina di sole finalmente, controllo olio alla poderosa, tutto ok, andiamo.
Faremo tutta la costa nel Coorong National Park, che posto incantevole, pellicani cigni neri, e tante altre specie di uccelli, vogliamo arrivare ad Adelaide passando tutto dentro a questo parco, entrando da sud, passando per la città di Goolwa, ma a un certo punto la strada è chiusa, non c’è permesso entrare, non fa niente, passiamo la giornata sperimentando nuove strade, alcune sono davvero difficili, la solita sabbia, ma ormai lo sappiamo e andiamo con estrema attenzione.
Facciamo foto e ci godiamo il posto, siamo solo noi e la natura, qua in mezzo al niente…, come direbbero in molti, ma noi preferiamo dire qua in mezzo al tutto non abbiamo bisogno di niente.
Anche oggi ci fermiamo prestissimo, siamo in riva al mare anche se questo viene chiamato Lake, davanti a noi al di là della lingua di mare una striscia di dune di sabbia ci impedisce di vedere l’oceano, ma ne sentiamo comunque l’odore, e poi la vista che ci dà ci fa sognare.
Oggi non abbiamo voglia di modernità, ci colleghiamo giusto il tempo di cercare un indirizzo di Adelaide e poi stacchiamo tutto, passeggiamo accompagnati da un venticello teso, ma non freddissimo.
Aspettiamo il tramonto e ceniamo, sempre in compagnia del vento, utile in questo caso per mandare via eventuali zanzare.
Giovedì 14 arriviamo ad Adelaide
sveglia come sempre alle 6, per me, esco e il cielo è nuvoloso, ma sono quelle nuvole che come vedono il sole non so come ma scompaiono, tanto per rimanere in tema, si nebulizzano.
Dopo esce Shizuyo, stamattina non parliamo, ho già preparato la colazione, pane caldo caffè e miele, mangiamo e poi rimaniamo ancora dieci buoni minuti in silenzio a guardare una coppia di cigni neri che si lascia trasportare dalla corrente.
Non c’è un filo di vento e ora il sole comincia a riscaldare, -dai Shizu prepariamo, non c’è umidità, la tenda è asciutta, smontiamo dai, …sveglia amore mio, su…che oggi proviamo altre strade-…no e, non voglio cadere, ok . - D’accordo, tranquilla andiamo piano-.
Scorrazziamo ancora qualche ora in questo parco, visitiamo anche un villaggio aborigeno, chiamiamola riserva, è più appropriato, magari un giorno parleremo di questa situazione.
Attraversino anche 120 metri di mare con una chiatta, tirata da funi, questa ovviamente motorizzata, ma praticamente uguale a quelle che si vedono nei film di John Wayne
Arriviamo a Tailem Bend, ci rimangono 30 km per Adelaide, ma non ho nessuna intenzione di farli con la superstrada o Highways come si chiama qua-
nessuno sa darci indicazioni esatte, c’è chi dice di non ricordarsi, ormai si prende solo la super strada, chi non conosce l’esistenza di altre strade, poi alla fine non so dove un meccanico in un piccolo centro, dopo che gli spiego che non voglio fare la noiossissima superstrada, mi dice vuoi le curve aspetta, va in ufficio e ne esce dopo poco con una bellissima mappa, e dice spiegandomi il percorso, questa è tutta curve, molto divertente con la moto.
La strada è bella davvero, e il suo disegno preciso, non sbagliamo niente, abbiamo anche il tempo di fermarci a mangiare un paio di grappoli di uva, buonissima dirà Shizuyo.
Arriviamo ad Adelaide, subito già prima di entrare vedendola dall’alto ne ho una buona impressione, la città non è grande, e non ci sono grattacieli o alti palazzi a coprire il panorama, è tranquilla, luminosa, non turistica, mi piace.
Troviamo facilmente l’ostello, dove ci fermeremo per riposare e per andare nei vari uffici, all’immigrazione per il nostro visto e all’ufficio AAA, il corrispettivo dell’ACI, per quello che riguarda la poderosa.
Mentre sto facendo una delle mie solite manovre all’italiana, ovvero inversione a U dove non si potrebbe, vedo dallo specchietto che c’è una macchina della polizia dietro, che fare.??!!, sono in mezzo alla strada,faccio finta di niente e continuo la mia manovra…? ..nicchio, poi mi volto e con un grande sorriso indicandomi gli dico, al poliziotto nella macchina, cerchi meee???
Il poliziotto sorride e mi fa cenno di indietreggiare e accostare, intanto io sto pensando ad una strategia, accosto scendo e mi si avvicina il poliziotto, buttiamola sul comico, metto su uno spettacolino e con una faccia stupida e stupita guardandomi in giro dico - there is a problem, c’è un problema?.
Il poliziotto mi chiede se parlo inglese, dico veramente poco poco, lui fa -da dove vieni-, italia dico, - vieni guarda-, e mi mostra la targa, non si vede niente, troppa terra e fango, ohh dico io ringraziandolo, e subito prendo uno straccetto e la targa ritorna nuova, poi portandomi la mano al petto continuo a ringraziarlo, -Shizu guarda avevamo la targa sporca e non si vedeva niente-, grazie veramente grazie, non me n’ero accorto- continuo a ringraziarlo e nel mentre lo invito quasi a tornare alla macchina, spingendolo in maniera gentile e spostandomi con lui, non si sa mai che veda altre cose storte. Risale in macchina, io faccio segno posso girare e lui ridendo insieme al suo collega non dice niente ma mi indica di andare dritto, e va via continuando a ridere e agitando la mano dice buon viaggio.
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