lllllllll

oggi è un bel giorno per morire

23 luglio 2009

DAY67

 Oggi è giovedi dopo colazione partiamo, ma voglio aggiungere un mezzo litro d’olio alla poderosa, ci fermiamo nella prima specie di officina cambio olio, non hanno mai visto una moto come qauesta e subito una folla di curiosi si avvicina, il meccanico per farsi grande davanti ai suoi amici vuole fare tutto lui, io estraggo un paio di pinze della bosch per svitare il tappo di carico che subito fanno il giro dei 15 presenti, con credo io parole di ammirazione, o stupore, non so.
Lascio per un pò fare al meccanico poi devo intervenire con decisione, stava conbinando un casino, controllo  il livello ce ne vorrebbe ancora un po, ma non fa niente, troppo caos, voglio lasciare questi pazzi.
Tento di rimettere il tappo, ma lo vuol fare il meccanico, 5 lunghi interminabili minuti, fatto, evviva
si puo partire, tiro un grido di liberazione, Shizuyo ride..andiaamo.
Percorriamo a palla 130 ,140 una strada a 6 corsie in mezzo al deserto, è come un autostrada se non fosse che qua si entra e si esce dove si vuole.
Ci sono anche i caselli per il pedaggio, che non capisco come venga calcolato, ma noi non paghiamo mai, un paio di risate con il controllore poi un cenno con la mano andate andate.
Qua in Iran mancano i distributori, sono pochissimi, tra un distibutore e l’altro come in questo caso ci sono piu di 300 km e la poderosa andando a questa velocità percorsi 180 km entra in riserva, panico,  fortunatamente a bordo strada vedo una tanica assicurata con catena e lucchetto a un palo con quella che all’apparenza mi sembra benzina, mi fermo chiedo a un  ragazzo, è benzina e lui la vende per 6000, 2000 in piu che al distributore, la compro, fatto il pieno un’altra bella corsa, tra lo stupore degli automobilisti che sorpassavamo, gia perche poi fermati dalla polizia abbiamo appreso quello che gia sapevamo, questa strada è vietata alle moto, ma anche in questo caso, foto ricordo e…..buon viaggio.
Arriviamo a Tabriz alle 6 troviamo un hotel per 18 euro, ci beviamo due frullati di melone e carota, facciamo un giro per il centro, e mentre ritorniamo in albergo vengo anche abbordato da due belle ragazze…, da due simpatiche ragazze, ma devo rispondergli che Shizuyio non è una mia amica ma è mia moglie, con un sorriso che nasconde, neanche troppo bene una smorfia salutano Shizuyo, e continuano a parlare con me, non mi tolgono gli occhi di dosso,” ma che ci avrò de strano”, la cosa mi fa sorridere, mi diverte, diverte anche Shizuyo, ma le liquido rapidamente, siamo stanchi e vogliamo andare a dormire, ragazze sarà per la prossima volta.
Sembrerà strano ma viaggiare in Iran è facilissimo, sino a ora, per noi il paese più ospitale, qua davvero puoi viaggiare senza soldi, la gente, ti invita e ti ospita in casa, senza chiederti niente in cambio, che gente, ci dispiace andarcene, ma non abbiamo più giorni, il visto è terminato, dobbiamo lasciare il paese, ma già lo sappiamo, ritorneremo.

 

22 luglio 2009

DAY66 Teheran ambasciata italiana

 Sono le 5, smontiamo il campo e partiamo subito, voglio arrivare in citta prima del traffico, troviamo la banca alle 7, quando apre parlo con un funzionario e mi dice che non possono fare niente, non accettano nessun tipo di carte di credito.
Come si usa dire siamo nella merda….,la cosa che mi fa sorridere è la faccia di Shizuyo, ……ok non ho altra alternativa , mi rivolgerò all’ambasciata italiana, mi faccio dare l’indirizzo dal gentilissimo funzionario della banca e trovo un pazzo signore che si offre di accompagnarci con la sua moto, è stata una vera fortuna, l’ambasciata è lontanissima ed è molto complicato arrivarci, ma con il sistema di guida iraniano ci siamo arrivati in meno di un ora, poi foto baci e saluti .
Qui incontriamo un funzionario, non si occupa di queste cose, ma è un motociclista e si interessa subito alla nostra situazione, parcheggiamo la moto all’interno dell’ambasciata, presentazioni, un the,  raccontiamo la nostra storia, l’arrivo alla friontiera del Turkemenistan,  i problemi per avere il visa e la decisione di tornare indietro, a Teheran, anche qua stessi problemi, le carte non sono accettate,  il personale dell’ ambasciata è perplesso, ci dicono che qua  le cose non sono molto stabili, che in molti posti ci si deve andare scortati, e poi… dove abbiamo dormito.
 Ci dicono che non si puo andare in questi paesi cosi, all’avventura, siete pazzi, o fortunati cosi ci definiscono.
La fortuna, il motivo che accompagnato la mia vita, sarà per questo che non mi preoccupo mai, nel momento più incasinato accade sempre qualcosa, che da la svolta, che cambia, che risolve.
Come ieri sera, come questa mattina, l’incontro con qesto strano personaggio, che parlava solo farsi, che ci accompagna davanti all’ambasciata e che, anche se non è il posto giusto per risolvere il nostro problema, qua incontriamo un funzionario motociclista, incredibile, questa è la vita il destino, l’avventura, la mia vita.
Dopo il the e le telefonate,  altra botta di fortuna ci fanno accompagnare da un autista sino al consolato d’italia dove risolveranno il nostro problema con un prestito, da soli sarebbe stata un impresa titanica riuscire a trovare il consolato,  poi oggi in citta è un casino con la polizia.
Al consolato tutti molto gentili, poche domande, documenti  e poi mi firmano la richiesta del prestito, 250 euro, perfetto, ritorno all ambasciata con auto diplomatica, ritiriamo i soldi , saluti e via.
Ora Shizuyo è molto contenta, si è rilassata.
Andiamo, vogliamo uscire da Teheran, un casino è gia mezzogiorno, a un semaforo incontriamo un signore dalla faccia simpatica che ci regala un grande pane e ci chiede dove andiamo, cosi ci accompagna per più di 15 km fuori dalla citta, fortuna, chissa……..
.
Finalmente siamo fuori, do gas alla poderosa ,120 130 140 strade come autostrade, ma molto pericolose arriviamo a Karaj verso le 4, siamo impolverati sudati e sporchi da vergogna, devo riconoscerlo e concedere a Shizuyo un hotel, una doccia e ci addormentiamo, sono le 11 quando ci svegliamo, la cena è saltata .


21 luglio 2009

DAY65 Teheran

Shizuyo è preoccupata, dobbiamo lasciare l’Iran  domenica 26 oggi è martedì, abbiamo più di 2000 km da fare, dobbiamo pagare la benzina mangiare e pagare il visa per entrare in Armenia e non abbiamo più soldi.
Ogni tanto, e a volte timidamente mi chiede che cosa facciamo.
Io che probalbilmente sono un irresponsabile e un po fatalista non riesco a darle una risposta migliore di, non ti preoccupare, qualcosa mi inventerò, lei che è giapponese, molto precisa e ordinata, questa mia risposta mi sembra preoccuparla maggiormente.
Ma io sono così,  non  c’è niente che mi preoccupa, e non riesco a pensare a una soluzione  se non costretto, qualcosa mi verra in mente, una soluzione  se esiste la trovo sempre, a volte in maniera rocambolesca ma la trovo, la tranquillità non fa parte del mio karma.
 È l’alba abbiamo molta strada da fare, il sole è gia caldo, sono le 7 partiamo.
Percorriamo la strada a ritrosa passando per  Gorgan  Behshahr e Sari, tirando il collo anche oggi alla poderosa, mi sento bene, e la poderosa gira che è un piacere, decido di continuare, voglio arrivare a Teheran.
Alle 4 dopo 600 km arriviamo a Teheran, è grandissima ed è un gran caos, le banche sono chiuse, ci rivolgiamo al più grande albergo, niente le carte straniere non vengono accettate, dalla reception ci facciamo scrivere la direzione della banca centrale iraniana di teheran, dobbiamo aspettare domani,
Compriamo della frutta, teheran confronto al resto dell’Iran da noi visitato è carissima, comunque dobbiamo trovare un posto per la notte, sono le 9 quando riusciamo ad aver ragione di questo caotici traffico e a trovare, ai bordi della citta, in una spece di bidonville un angolo non molto pulito per montare la tenda, molte persone ci sconsigliano di dormire in questo posto,  poi oggi ci sono stati scontri con la polizia con spari, ma io dico a Shizuyo che va tutto bene, sistemo la tenda e la moto in posizione strategica, poi preparo un the, tranquillizzo Shizuyo e andiamo a dormire, stanotte si dorme vestiti.


20 luglio 2009

DAY64 verso teheran

Ci alziamo presto, colazione doccia e vai, il consolato apre alle 8,30.
Altra sorpresa, oggi è festa islamica il consolato forse aprira più tardi.
Il consolato è situato in una piccola stradina e ha l’aspetto di una normalissima casa , se non fosse per la targa attaccata al muro che recita, consoato del Turkmekistan, e per un gabbiotto di 1 metro per 1 metro piazzato sul marciapiede, con dentro per la metà una brandina dove un militare senza ne calze ne scarpe riesce a straiarsi, e un kalashnikow buttato sotto.
In questo consolato non si entra si fa tutto da una feritoia nel muro, il visto costa 55 dollari , e accettano solo dollari, e mi dicono che per passare il turkemenistan devo prima avere il visto del kazakistan.
Perfetto, tutto da rifare, parliamo al telefono con una agenzia  che si occupa di visti, ma niente, dobbiamo andare via, abbiamo ancora 6 giorni di validità del visto iraniano, e non è possibile riuscire a fare niente, non importa ci sono altre strade, questo è il viaggio.
Decidiamo di andare a Teheran, ci dicono che li alla banca centrale accettano le carte straniere, e poi proveremo a entrare in Azerbaigian e di li in Russia.
Carichiamo la moto,ci facciamo un frullato di melone nel bar vicino l’hotel, e andiamo, il sole picchia duro, direzione Teheran, oggi sto mettendo alla frusta la poderosa che sembra aver capito la situazione e viaggia senza il minimo sforzo sul filo dei 130, magnifica poderosa.
Il caldo anche oggi è bestiale, e tra le foto, dovete sapere che qua siamo assaliti continuamente da gente che vuole farsi fotografare filmare insieme a noi, è pazzesco, e non solo quando siamo fermi , si accostano anche in macchiana in movimento, e ci chiedono di fermarci, foto e poi the e poi dolci e poin saluti, abbiamo fatto solo circa 400 km,ne mancano ancora quasi 600 per Teheran, due giorni, e noi dobbiamo lasciare il paese il 26,
.Tra una foto un the una stretta di mano riusciamo ad arrivare a Bojnurd, troviamo come sempre un posto tranquillo e montiamo la tenda, buonanotte.



19 luglio 2009

DAY63

Ore 12 arriviamo a Mashhad, un gentile signore in moto ci accompagna davanti al consolato del Turkemenistan, una fortuna , sarebbe stato impossibile riuscire a trovarlo da soli, ma amara sorpresa oggi è domenica e il consolato è chiuso, bisogna aspettare domani, cerchiamo un hotel economico, Shizuyo vuole fare il bucato, questa volta ha ragione, non abbiamo piu niente di vagamente pulito, addirittura io indosso una mutanda regalata a Shizuyo da una nostra nuova amica iraniana,  dignitosa ma un po’ equivoca.
Lo troviamo vicinissimo al consolato, perfetto, un problema è risolto, ora i soldi, non ne abbiamo, cerchiamo una banca che accetti una carta, ma niente, nessun circuito internazionale è accettato, proviamo con i grandi hotel, stessa risposta :”no visa, no mastercard, no no no”.
Non ci resta che aspettare domani per vedere quanto costa il visa e se in Tukemenistan accettano le nostre carte.
Ceniamo in stanza, come sempre zuppa, riso, cetriolo, pomodoro e sgombro, una cena da favola, e anche la notte è da favola.

                             

17 luglio 2009

DAY61 verso il Turkmenistan...

Sono le 8 quando ci alziamo, Farzim ci rinnova l’invito a rimanere, oggi hanno in programma una gita in montagna, sarebbe bello ma vogliamo andare, ci piace stare in compagnia, ma anche rimanere da soli ha il suo fascino, abbiamo nostalgia della nostra casa.
Partiamo  pensiamo di arrivare a Gorgan la frontiera con il Turkmenistan.
Oggi abbiamo fretta, abbiamo voglia di arrivare in Turkmenistan.
Ci arriviamo e una gentilissima guardia ci dice che per entrare abbiamo bisogno del visa e che lo rilasciano solo a Mashhad o a Theeran , che palle,la strada è un lungo nastro di asfalto assolato in mezzo al deserto ma la voglia del Turkmenistan è forte, cosi si riparte,ci accampiamo a Quacan, credo…

                                       

                


16 luglio 2009

DAY60

Sveglia alle 5, colazione e aiutiamo i nostri amici a preparare le bici, sistemare gli zaini, poi la moglie prende una brocca d’acqua, il corano e fa un qualcosa di antico, una benedizione, un gesto con l’acqua tirata al suolo dietro a loro che significa, più o meno “ritornate a casa”.
Sono partiti, ora tocca a noi, sistemiamo la poderosa.
La moglie ci riempie di provviste, la figlia regala foular e abiti a Shizuyo, c’è anche Arman che è venuto a salutarci.
Un the, ancora qualche raccomandazione, sono le 10 quando lasciamo Rezvanshahr, direzione non sappiamo, sempre avanti.
Nel pomeriggio arriviamo a Mazandaran, siamo fermi a un incrocio cercando di capire quale strada prendere, quando si accosta un auto,  il ragazzo ci parla spagnolo, che strano, pensiamo, ma siamo contenti, una lingua che possiamo parlare e capire.
Il ragazzo ci invita a seguirlo per un the, ok sono già le 6, non abbiamo ancora fatto la spesa, forse insieme al the ci da anche i biscottini, speriamo.
Lo seguiamo sino a una casetta in mezzo al verde, una casa fatto con il fango.
Farzim, cosi si chiama il nostro nuovo amico, è iraniano, è sposato con Alejandra, una venezuelana conosciuta a Londra,e  hanno costruito questa casa da soli, per farne un b&b.
Dopo il the la doccia e poi l’invito a rimanere tutto il tempo che desideriamo, intanto ci invita a cena, e invita anche suo amico che ha sposato una giapponese.
Mentre aspettiamo la moglie con il loro figlio e gli amici, lo aiuto a irrigare la piccola piantagione di the che circonda, nella parte posteriore la casa.
Sono arrivati tutti, la moglie con il figlio e la sorella, gli amici con i due figli e, i genitori di lui. 
Stasera possiam parlare in una lingua che ci appartie .
Una divertente serata, salta fuori anche della vodka, poi, un po’ stanchi e un po’ rincoglioniti si va a dormire.



15 luglio 2009

DAY59 La colazione è già in tavola...

La colazione è già in tavola, o meglio sul pavimento, the pane marmellate formaggio e altre cosette.
Shizuyo rimane a casa, io vado con il padre e il figlio all’associazione culturale, questa mattina si terrà la presentazione del tour in Azerbaigian, ci sarà anche la televisione regionale, che riprenderà  la partenza, qua entriamo in gioco io e la poderosa, dobbiamo trasportare il cameramen, seguiremo i due ciclisti che salutati dalla folla e benedetti con un rito islamico si avviano pedalando verso l’Azerbaigian con il messaggio no droga no alcol.
Oggi non è la vera partenza, quella vera ci sarà domani, alle 5 del mattino, e saremo solo noi.
Questa sera ci portano  a un matrimonio, un matrimonio di famiglia, che esperienza e che casino,gli uomini delle due famigle con me presente discutevano animatamente riguardo alla dote,si parla di soldi, molti soldi, tutto questo davanti a un muscidin?? Che trasrive tutto su un libro poi a turno i capi  delle due famigle firmano,e finalmente si mangia, senza le donne , loro mangeranno solo quando gli uomini avranno finito.
Poi arrivano gli sposi, rapido giro tra i parenti, video, foto stile” mamma mia” non ti si può guardare.
Alle due si torna a casa,su un taxi, in 7,qua si fa così, fin che ce ne stanno, e anche di più.
Che serata,.




14 luglio 2009

DAY58 Ci svegliamo all'alba..

Ci svegliamo all’alba, il mare ci aspetta, Shizuyo da una parte e io dall’altra, già, qua siamo in un paese islamico, donne e uomini separati, devo nuotare da solo, pazienza, rimaniamo nell’acqua quasi un’ora, peccato, ora è tempo di andare.
Siamo fermi dentro a un locale a bere un frullato, quando entra un signore e ci chiede della moto , se siamo turisti o se stiamo facendo un giro piu grande,  poi ci invita a pranzo a casa sua, abita  a 40 km sulla nostra strada, ci scrive il n di telefono e ci dice di chiamarlo appena arriviamo al suo paese,
Arriviamo a Thalesh alle 2, quasi quasi chiamiamo quel signore della mattina, ok, ma noi non abbiamo il telefono, mi fermo vicino a due signori, e gli chiedo di telefonare al nostro amico,detto fatto, ci si intende al volo, dopo 10 minuti arriva in bici il nostro amico, lo seguiamo sino a casa, dove la moglie e i due figli ci stanno già aspettando.
Solo il padre e la figlia parlano inglese,e siccome la figlia lo parla molto meglio di noi ce lo fa pesare avendo un atteggiamento altezzoso, ma è simpatica e giovane, la perdoniamo.
Subito una doccia e tutta le nostre cose finiscono nella lavatrice, non abbiamo più niente, Shizuyo viene rivestita completamente, io rimango lo straccione di sempre.
La moglie ci prepara un ottimo pranzo, veramente buono, non so cosa abbiamo mangiato, ma era buono.
Il padre insieme al figlio, su due vecchie biciclette, tra due giorni partiranno alla volta del Azerbaigian per un un tour, con lo scopo di senzibilizzare la popolazione sui danni della droga e dell’alcol.
Il padre venuto a conoscenza della mia professione mi chiede se posso sistemare le bici,il tempo è veramente poco e non ho i pezzi di ricambio, così sono costretto a inventare, ma una bici mi rimane senza il freno dietro.
 Sono tutti molto contenti, io sono convinto che non ce la faranno mai, le bici.
Passiamo il resto della giornata io con il figlio e un amico, Shizuyo con la figlia, poi un giro per il paese, la sera una cena favolosa.
Per dormire ci offrono la lora stanza .


13 luglio 2009

DAY57 Partiamo per la costa..

Partiamo per la costa del mar caspio, Arbeille e poi Talesh.
Arriviamo a Talesh verso le 5 ci fermiamo in una bottega per comprare della frutta , dei ragazzi ci invitanio a bere un the e ci offrono dei dolci, poi foto,  tante foto, riusciamo a sganciarci e ripartiamo, vaghiamo sulla strada lungo la costa cercando un accesso al mare per piazzare la tenda sulla spiaggia, quando due ragazzi in moto ci affiancano  e ci chiedono di seguirli, vogliono portarci dal loro insegnante di inglese, accettiamo, si torna indietro.
Incontrirmo l’insegnante e ci invitano a rimanere in paese, ci portano in un camping, niente a che vedere con  quello che potete immaginare, i campiung iraniani sono….come lo spiego…meglio guardare le foto.
 Passiamo una splendita serata, faccio anche una rilassante nuotata nel mar caspio, insieme a un paio di ragazzi.
La  gente che è venuta per incontrarci è  davvero tanta, cosi che, verso mezzanotte è arrivato, crediamo noi, sia un autorita in paese un signore, che ha disperso la folla e ordinato di non disturbarci più, poi ci ha chiesto se ci serviva qualcosa o se ci fossero stati dei problemi, poi se ne va, non prima di richiederci se volevamo andare in un hotel, sulla spiaggia rimangono anche due militari, nel loro “cador”.
Che dire incredibile, non proprio, c’è un suo perché, ma lo capiremo più avanti, per ora ci godiamo
Il mare e questa meravigliosa gente
.
                                      

            



11 luglio 2009

DAY55 Svegli all'alba...

Sveglia all’alba, il sole come dice Shizuyo gia “picchia”, sono le 8 andiamo.
Sulla strada verso la frontiera incontriamo i resti di quelle che un tempo erano citta, edifici di 8, 10 12 piani, semi abitati e consumati dal tempo, fabbriche chiuse, percorriamo grandi viali inanimati, le aiuole divorate dalle erbacce e dalla spazzatura,  qualche vecchio seduto sui resti di una panchina, poi bambini e due donne con i sacchetti della spesa, parabole stellitari, ed enormi nuovi cartelloni che pubblicizzano compagnie di telefonia mobile, questi li puoi vedere ovunque, sono le sole cose nuove che abbiamo visto.
Arriviamo alla frontiera, ma ci sono volute 3 ore, passando da un ufficio all’altro, alla fine ci danno la visa  prima pero dobbiamo pagare 100 euro, non accettano altra valuta neanche la loro, devo ricambiare i soldi, due cambi nella stessa giornata e  non molto favorevoli, paghiamo e ora abbiamo un altro bell’adesivo sul passaporto, ma non è ancora finita ora tocca alla poderosa.
Mi fanno smontare le valige aprire tutto poi, mosso acompassione, e vedondomi completamente disfatto il doganiere mi dice di richiudere tutto, e di andare nell’altro ufficio con il carnet de passage della moto.
Qua una coda infinita, e qua non rispettano le code, qui ti si affiancano e ti spostano.
Il primo, il secondo il terzo, poi mi incazzo e gli urlo diverse brutte parole in italiano e mi impossesso letteralmente dello sportello e di quel cazzone di inpiegato, dopo mezzora sembra tutto concluso, ma vuole una fotocopia del passaporto, gli dico “falla” lui, mi dice che devo andare fuori, dietro l’ufficio, vado  qui trovo una piccola stanza, dove un ragazzo fà fotocopie a pagamento, faccio la mia fotocopia e esco senza pagare, il ragazzo mi urla qualcosa, io mi fermo, giro la testa e la guardo o piu esattamente lo fulmino, lui smette di gridare si porta una mano sul petto e accenna un inchino, io ricambio con un cenno del capo e un sorriso.
 Riporto la fotocopia, ritiro il carnet de passage timbrato e firmato e vado a recuperare Shizuyo, poi andiamo verso l’uscita, anche qua un nuovo controllo, documenti  e poi si può uscire, siamo in IRAN.
La strada e assolata, non c’è un albero, la gente anche qui è ospitale, ogni fermata che facciamo per chierdere informazioni è un invito.
Arriviamo a Tabriz, Shizuyo consiglia, più precisamente ordina di fermarci 2 giorni per riposare, Tabriz è una citta grande,  il traffico, qua in Iran è un caos, nessuno rispetta nessuno, tutti possono fare come vogliono, macchine e moto contromano,  passando sui marciapiedi.
 Qua tutto viene fatto sulla strada, sulla strada si vende, sulla strada si dorme, sulla strada si mangia.
 Allucinante, incredibile, le macchine si fermano a caricare e scaricare la gente dovunque, in curva, seconda, terza fila, in mezzo a una rotonda o a un incrocio, è lo stesso, le strade non sono usate come da noi, qua ci puoi fare un po’ di tutto, puoi stendere il tuo tappeto e dormirci, puoi piazzare la tua tenda e fare camping, qua ora molto trandi.
A parte questo particolare modo di guidare, la gente è simpaticissima, tutti ci fermano ,ci danno il benvenuto, ci offrono cose, è molto bello, ma anche stancante,  non riusciamo a fare quello che vogliamo.

                            

                            


10 luglio 2009

DAY54 ural ducati???

CI svegliamo dopo una notte di battaglia con le mosche, colazione, poi il signore ci accompagna sulla strada e ci mette nella direzione giusta, direzione Ranzan ,
Dopo un ‘ora ci fermiamo ci fermiamo a bordo strada per mangiare qualcosa, e tre ragazzi su due moto, si fermano per guardare la nostra moto, sono affascinati,sia dalla poderosa che dal nostro abbigliamento.

In Armenia moto non ce ne sono, questi ragazzi fanno parte dei soli 60 bikers che ci sono in armenia.

Una delle loro moto era fantastica, un’ ural trasformato in ducati, incredibile, che fantasia e che passione
Dopo un paio di sgassate i ragazzi ci salutano accennando una timida inpennata,.
Arriviamo al lago e qua veniamo invitati a pranzo da un gruppo di amici che va in vacanza,,accettiamo l’invito e passiamo due ore piacevoli, ci regalano anche un suovenir portafortuna.
Da queste parti è impossibile passare inosservati, la gente è molto ospitale,e un invito a un the si trasforma rapidamente in pranzo cena pernottamento, e per la felicità di Shizuyo, anche doccia e lavatrice.
Ci accampiamo a un centinaio di km dalla frontiera con l'Iran, piove, ma va bene, così si lava la tenda ancora sporca di fango.

                                



09 luglio 2009

DAY53 Piove ancora quando...

Piove ancora quando ci svegliamo, aspettiamo che smetta, alle 11 usciamo dalla tenda, il campo ieri secco oggi è una distesa di fango, smontiamo la tenda velocemente e completamente infangati sia noi che la poderosa via verso la capitale.
Vogliamo andare a Sevan sul lago, ma visto che indicazioni non ce ne sono  chiediamo informazioni a un gruppo di signori, uno di questi  ci invita a casa sua per un caffe, accettiamo.
Il caffe si è trasformato in cena con tutta la famiglia, e poi impossibile andarsene, d’obbligo dormire qui.

08 luglio 2009

DAY52 Il tempo è bello...

Il tempo è bello, la pioggia sembra finita, andiamo .
 Oggi proviamo a entrare in Armenia, non abbiamo il visto.
Percorriamo strade sterrate senza incontrare nessuna indicazione, il primo paese chiediamo e, abbiamo sbagliato strada, si torna indietro per 70 km, nella norma.
Arriviamo davanti ad alcuni militari, a una sbarra arrugginita, un asta dove incima sventola la bandiera Georgiana e, a 4 container, tutto questo posizionato in mezzo al niente e, circondato da alcune baracche di fango, cumoli di letame e di mattoni fatti di fango e paglia
Questa è la frontiera con l’Aemenia, credo che non vedano molti turisti da queste parti, siamo subito assaliti da militari e gente locale, che guardano, toccano, vogliono essere fotografati, poi  ci regalano della frutta.
Lascio Shizuyo insieme ai nostri nuovi amici ed entro nel container,” nell’ufficio”per i passaporti, questo è arredato in maniera casual, anche un po’ minimalista, una lampadina penzola dal soffitto, vecchia carta sulle pareti, una branda, un televisore funzionante, un calendario di non so che anno e tante,  tantissime mosce, un tavolino dove un militare trascrive i dati dei passaporti ed anche della moto su un grosso libro, tutto questo impregnato da, definiamolo così,”caratteristico odore”.
Esco, ancora foto e saluti, grandi sorrisi, un militare ci fa segno di andare, attraversiamo i  200 metri che ci separano dal prossimo controllo, la strada è un percorso di guerra, rischiamo di cadere più volte.
 Ancora un centinaio di metri, ufficio dei visti, stesso container, televisore, lampadina, tavolino, branda.
Compiliamo un paio di fogli, paghiamo 90 euro,e ci attaccano un bel adesivo, la visa con validità 3 mesi.
Finalmente, ultimo tratto di strada che ci separa dall’Armenia, qua è tutta unaltra cosa, la sbarra è sparita, ora al suo posto fa bella mostra una corda, i militari sono meno inclini ai saluti, e sono armati, molto armati, un gabbiotto al posto del container, con televisore e scanner per passaporti, qui ci fanno anche la foto, si prosegue, dopo che un militare molto lentamente e con strafottenza abbassa la corda.
Viaggiamo in direzione Yerevan, ma il tempo cambia e promette pioggia, cosi ci fermiamo e montiamo la tenda in un campo, appena in tempo e comincia a piovere, sono le 10 quando andiamo a dormire.

                             

07 luglio 2009

DAY51 Partenza da Batumi...

Partenza da Batumi in Georgia ,percorriamo una strada sterrata disseminata di buche, dopo 160 km di polvere e sudore, non ne possiamo più, sono le 4 ci fermiamo sulla riva di un fiume.
Montiamo il campo all’ombra di un albero, con tranquillità mettiamo un po’ d’ordine nelle valige, prepariamo un ottima zuppa e, ci godiamo il tramonto, seduti davanti al fiume che scorre.
In Georgia faremo solo transito, domani vogliamo entrare in Armenia.