lllllllll

oggi è un bel giorno per morire

31 marzo 2012

fortuna che c'è Marco

Buongiorno buongiorno, queste sono le parole che mi svegliano in questa splendida mattina, ma chi cavolo è, apro la tenda e faccio capolino…Paulo!! e tu..alla fine ce l'hai fatta, sei arrivato, e la bici… aaa!!!  su è fantastico, una bellezza dai vai vai sulla cima, ci si rivede in giro, noi rientriamo a Dili tra una settimana, ciao buona scalata.
Cavron di un brasiliano, è arrivato anche lui con quella vecchia bici, sono contento.
Stamani per colazione  riso freddo con tonno, quello avanzato da ieri, un caffè e poi mettiamo tutto a posto, carichiamo la moto e… siamo pronti per la discesa.

Shizu preferisce andare a piedi, almeno per questo primo tratto, bene io vado, scendo con disinvoltura sino al primo tornante, li sono costretto a fermarmi, quello che resta della strada è messo troppo male. 



Mentre aspetto shizu comincio a scaricare la moto e a portare i bagagli più giù, come al solito mi ci vogliono 3 viaggi andata e ritorno, che fanno quasi 3 kilometri, la giornata inizia bene, un buon allenamento.
Shizu mi ha raggiunto e porta giù le ultime cianfrusaglie, io sono pronto, vado, supero l’ostacolo “tornante massacrante” e  raggiunto i nostri bagagli  ricompongo la poderosa.
Dai monta shizu che da qua sino al prato dove abbiamo dormito l’altro giorno la strada è abbastanza tranquilla. 

Mi fermo poco prima dei due curvoni dalla forte pendenza,  mentre faccio un sopraluogo per cercare la via migliore, arrivano le 3 guide con cui abbiamo fatto il picnic sul monte insieme ai nostri amici Portoghesi.-Come state, che fate..no ma è pericoloso, è meglio che ti aiutiamo a portare i bagagli -, si lo so, sarebbe molto meglio, ma non ho soldi.. e lui fa agli altri due amici..-non ha soldi niente aiuto-.
Sapete non c’era mai successo, mai in nessun paese attraversato, di solito la gente ci ha sempre aiutato senza pretendere nulla in cambio.
Quello che succede qua è una cosa strana, non saprei dirvi, probabilmente sono stati abituati così dalle precedenti occupazioni, quando c’erano gli Indonesiani venivano pagati per non fare niente, ora sotto quest’ultima occupazione ancora vengono pagati e… ma basta, non voglio far politica, voglio solo raccontare quello che stiamo vivendo.
Quindi mettiamola così: qua se stai per affogare ti sollevano appena il mento tanto per tenerti in vita e allungano la mano, se ci metti qualcosa è possibile che un bastone te lo buttino, niente di più, in caso contrario non faranno niente, continueranno a guardarti seduti nella loro classica posizione accovacciati a terra.
Nel post precedente non l’ho raccontato, ma ieri quando ci sbattevamo con la moto, c’erano anche altre persone che si sono solo limitate a  guardarci e a seguirci,  anche quando mi è rimasto il piede incastrato sotto pensate forse che…va bhè fanc..., ma torniamo a oggi.
Dicevo il tipo quello che parla un po’ di portoghese prima mi offre il loro aiuto ma appena gli dico che non c’è moneta…ahh…non si può far niente.
Però non se ne vanno, saranno mica un pochino bastardelli,  ti seguono sperando in un tuo errore, godono a vederti soffrire, mah …fortuna che la giornata è appena iniziata e sono ancora fresco e in forma.

Salgo in sella guardo il discesone, nooo, a questi bast… la soddisfazione di vedermi sdraiato a terra non gliela do, prendo un bel respiro butto fuori e do gas.
Sbandano da una parte all’altra riesco ad arrivare in fondo alla strada, loro sono ancora lì sul costone,  in cima che continuano a guardarci, strana gente. 

Nel paesino è giorno di mercato, la folla che si accalca attorno a noi mi costringe a fermarmi.   Parcheggio e chiedo informazioni sulla strada da fare, sapete che noi viaggiamo senza mappa e che neanche mi piacciono, però mi piacciono molto quelle che i locali si inventano.  
 Abbiamo la mappa, prego gente fate largo andiamo.










Il paesaggio è da cartolina, ci fermiamo a fare pranzo a Ainaru, con 3 dollari ci hanno riempito come maialini, la tipa è simpatica e parla anche un po’ inglese. 





Non so quanta strada abbiamo fatto, ma alle 2 vediamo un posto sulle rive di un fiume che per noi è perfetto, ci fermiamo e montiamo la tenda a pochi metri dall’acqua.
È presto così mi dedico alla riparazione delle carene della moto che con le tante cadute hanno rotto tutti i supporti.
Fortuna che avevo ancora il rotolino di filo di ferro che Marco il famoso meccanico mi aveva consigliato di portare quando abbiamo lasciato l’Italia 3 anni fa.  Lui è un vero professionista, un mago con il filo di ferro, gli ho visto fare cose che noi umani nemmeno riusciamo a immaginare. 
Certo lui sicuramente avrebbe fatto un lavoro migliore del mio, io sono un principiante del filo di ferro, ma sono ugualmente soddisfatto, credo che mi promuoverà. 











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