Bye Bye Nepal si decolla. Sette ore dopo, uno scalo e 4 ore di attesa a Sharjad, dove abbiamo finalmente mangiato pollo verdure insalata che non sapevano di curry, atterriamo all’aeroporto Sabiha di Istanbul alle 23.
Napoleone ha detto
che “se il mondo fosse stato un unico paese Istanbul ne sarebbe la capitale”.
Città cosmopolita, capitale degli imperi, da quello romano,
bizantino, latino e ottomano.
Istanbul adagiata
sulle sponde del Bosforo, lo stretto che
collega il mar nero al mar di Marmara.
Istanbul una città su
due continenti, Europa e Asia, il punto d’incontro di scontro e di fusione di
culture millenarie.
A Istanbul non c’era
mai stato, una solo volta ma l’avevo solo attraversata rapidamente, in questi dieci giorni di attesa siamo stati
in giro, così senza meta senza guida, spostandoci a caso, seguendo chessoio la
linea del tram o il venditore ambulante di “simit”, un pane fatto a forma di ciambella
con semi di sesamo, o l’odore di olio d’oliva, di quello buono, che viene da un
piccolo viottolo di porfido…umm quanto tempo che non lo sentivo.. e devo dire
che Istanbul sa farsi innamorare.
Che dite…no, non mi hanno assunto come guida turista, e va
bè, torniamo al nostro viaggio.
Sono le 23, siamo arrivati all’aeroporto di Istanbul, fuori
è notte piove e fa freddo.
Ci beviamo un Cay, un tè, in uno dei locali ancora aperti e ci accorgiamo subito dal prezzo che siamo arrivati in Europa. Poi aspettiamo, shizu dormendo e io quasi, l’arrivo dell’alba su una riga di scomode poltroncine.
La fermata dell’autobus è di fronte all’uscita, dall’altra parte della strada. Ci sono quelli di una compagnia privata che vanno diretti al centro, in Piazza Taksim, e poi quelli pubblici di linea che fanno tutte le fermate e costano anche meno. Noi naturalmente abbiamo scelto questo.
Ci beviamo un Cay, un tè, in uno dei locali ancora aperti e ci accorgiamo subito dal prezzo che siamo arrivati in Europa. Poi aspettiamo, shizu dormendo e io quasi, l’arrivo dell’alba su una riga di scomode poltroncine.
La fermata dell’autobus è di fronte all’uscita, dall’altra parte della strada. Ci sono quelli di una compagnia privata che vanno diretti al centro, in Piazza Taksim, e poi quelli pubblici di linea che fanno tutte le fermate e costano anche meno. Noi naturalmente abbiamo scelto questo.
Qualche fermata dopo l’autobus è quasi pieno di pendolari e
studenti che vanno in centro.
Poco dopo un forte rumore, a parer mio confermato poi
dall’autista una cinghia rotta, lo fa fermare in mezzo alla strada. L’autista
parla con la radio e dieci minuti dopo arriva un secondo autobus, trasbordiamo
e possiamo continuare il nostro viaggio.
Noi decidiamo di scendere alla fermata di Kadikoy da dove si
può prendere un traghetto per Eminonu .Ci piaceva l’idea di entrare in Istanbul dal mare, ma la
brutta e fredda giornata ci ha negato
questo romantico ingresso, siamo rimasti infreddoliti seduti dentro al
traghetto.
Una volta a terra chiedo informazioni su come raggiungere la
guesthouse che il nostro amico Maurizio ci ha consigliato. Non è troppo
distante e anche se piove decidiamo di raggiungerla a piedi, noi tanto non
abbiamo impicci, si viaggia leggeri.
Arriviamo alla guesthouse, posto tranquillo ma senza
atmosfera, non si può cucinare prima delle 10 la mattina, questo non si tocca,
quello bisogna pagarlo…resistiamo solo 2 notti, poi ci trasferiamo dall’altra
parte del ponte di Galata. Abbiamo trovato una piccola guesthouse veramente
carina, ci sono anche 4 gatti e per gli artisti il soggiorno è gratis, e c’è
anche la colazione gratis, per tutti, e cosa sorprendente costa ancora meno.
Ieri è finalmente arrivata la moto. Io odio spedire la moto
e ancor di più odio andarla a ritirare, non sai mai quanto alla fine andrai a
spendere.
La dogana, come tutte le dogane del mondo è un casino e
riuscire a districarsi nella marea di incomprensibili documenti è impresa difficile, direi
impossibile, senza un aiuto locale.
Noi abbiamo trovato due ragazzi che si sono offerti di aiutarci,
ho anche rimediato un giubbotto nuovo. Uno dei due ragazzi è motociclista e si
è accorto immediatamente delle condizioni del mio vecchio giubbotto, uno
straccetto con solo mezza zip funzionante e privo di imbottitura, quindi mi
dice che sarebbe felice di darmi un suo giubbotto come regalo di benvenuto,.Specifica che non è nuovo, ma che è ancora in buone condizioni.
Io sono contentissimo, finalmente ho un giubbotto della mia
misura, caldo e con le cerniere funzionanti, ottimo regalo sotto l’albero.
Erano le 11 quando abbiamo iniziato la lunga maratona e solo
alle 7 di sera con il buio siamo riusciti a mettere in moto la poderosa, ma
senza l’aiuto dei nostri nuovi amici non ce l’avremmo fatta.
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