Arriviamo a Chiang Mai domenica 29 zuppi fradici, troviamo
al primo tentativo un hotel con una grande luminosa stanza e un bel terrazzo
dove shizu felice può stendere i panni tenda compresa.
Il mio computer ha smesso di funzionare cosi ci tocca rimanere anche domani, so già qual’è il problema ma questa volta
non posso ripararlo da solo. Niente paura con la fortuna che ci accompagna il
lunedì troviamo un simpatico riparatore che si mette subito all’opera e in due
ore me lo ritorna come nuovo, o quasi.
Martedì 31 siamo pronti per riprendere il cammino, trovare
la strada giusta quando si è in città per noi è un vero caos. Siamo
fermi a bordo strada davanti a un incrocio scherzando sui nostri
inesistenti sistemi di navigazione satellitare, per intenderci il GPS, "shizu il
tuo navigatore che indicazioni da?… il mio è andato in tilt sarà stata la
pioggia"…, che…-where are you going?-…
ci voltiamo, è una faccia simpatica a bordo di uno scooter, voglio andare a
Chiang Dao…-ohh..siete lontani…è difficile…seguitemi-.
Piccola strada a destra... un senso unico... grande stradone
curva... inversione si torna indietro poi sinistra ancora dritti altra inversione
e 15 minuti dopo accosta…-adesso andate dritti per 50 kilometri sempre
dritti-.. perchè comprare un navigatore, eccolo qua il nostro personalissimo GPS…grazie omino simpatico.
Dopo 210 kilometri ci accampiamo sotto una grande tettoia
nella foresta, shizuyo questa volta ha trovato un ottimo posto.
La notte ha piovuto molto, il rumore della pioggia sulle
foglie ci ha tenuto compagnia, a noi piace il rumore dell’acqua.
Dai su pochi discorsi colazione e…andiamo.
Direzione…sempre nord, arriviamo a Mae Sai, la frontiera con
il Myanmar, un salto al super a fare provviste poi caricata anche l'acqua da un
pozzo via verso est a Chiang Khong, la nostra frontiera con il Laos.
Alle 2 arriviamo in quella zona che si chiama "il triangolo
d’oro". In effetti è già da un po’ che siamo in zona, il triangolo d’oro è quella
parte compresa tra Myanmar Thailandia
Laos e Vietnam, è chiamata così non per le pepite d’oro che non ci sono, ma per
le piantagioni d’oppio che hanno e continuano a ricoprire d’oro trafficanti, politici militari e polizia.
Ma questa è un’altra storia, noi siamo qua nel punto esatto
dove il fiume Ruak incontra il Mekong, questi due fiumi costituiscono un
confine naturale tra i 3 paesi, Laos ad est Myanmar a nord e Thailandia a
ovest. Questo di per se non è niente di
speciale e allora hanno costruito, e continuano, un sacco di attrazioni per
attirare il “ghiotto turista”, un grande Buddha d’oro sistemato su una specie
di nave, elefanti templi e tempietti, crociere sul fiume, negozi di souvenir…
insomma le solite trappole per turisti.
Anche noi abbiamo fatto le classiche foto, sotto... di lato… a
destra…più in qua ...più in la... no no…così così…perfetta…ancora una con il
Buddha dietro…sono uguale…è venuta bene…dai shizu che ci siamo divertiti, ora andiamo. Ci rimettiamo in strada e
alle 4 ci fermiamo sulle rive di un ruscello dall’acqua limpida, di corsa in
acqua un bagno e poi la cena.
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