Sono in ritardo, lo so. Ma non avevo nessuna voglia, non ero
dello spirito giusto…và mettiamola così.
Ma visto che ho iniziato io questa storia…vediamo di
continuarla.
Era il 31 di ottobre. Un mese fa, accipicchia ne è passato
del tempo, pensavo meno, non fa niente
bando alle chiacchiere , ora vi racconto tutto, ci provo.
È il primo di novembre, sistemate le ultime cose, fatta
colazione e riempito la tanichetta d acqua, noi non beviamo l’acqua imbottigliata,
lasciamo la pensione dove abbiamo passato gli ultimi 2 giorni, “Touch Nepal”,
ma già sapete, qua è meglio non toccare niente, e ci dirigiamo verso la
frontiera vera e propria, dista solo un paio di kilometri.
Lo capiamo subito dall’imponente sbarra che
ci blocca il passo.
Chiedo informazioni e mi mandano all’ufficio della dogana, un grande, ma che dico grande grandissimo ufficio, salgo i 4 scalini fatti con sacchi di terra e dentro un solerte impiegato, devo dire simpaticissimo e professionale, in un paio di minuti sbriga le pratiche mette un paio di timbri e… -se il nepal ti è piaciuto ritorna sei il benvenuto namaste-.
Ok, tutto fatto andiamo, scusi ma da che parte vado…di
la!..si ma quella o questa…laa..mah!
Non sapevamo se quella che stavamo percorrendo era la strada
giusta, non cera nessun tipo di indicazione, una pianura e tante stradine, e
gente e carretti e animali che andavano in tutte le direzioni.
La nostra strada, poco più di un sentiero di sterrato pieno
di buche, a un certo punto si trasforma in un ciottolato insidioso e finalmente
il primo cartello.
Siamo arrivati.
Non ce lo aspettavamo, avendo ascoltato tante storie sulle
frontiere indiane, e invece anche qua
professionalità e gentilezza, prima l’ufficio immigrazione e per ultima la
dogana per il carnet della pode e …-Welcome to India-.
Esattamente 42 minuti
dopo stiamo percorrendo il ponte, e che ponte, che ci porterà al di là del
fiume.
Siamo in India e siamo contenti, aspettavamo da molto tempo
di poter visitare questo paese. Io addirittura da moltissimi anni, ero ragazzo
e pensate che ho ancora ben chiaro in testa l’itinerario che allora avevo
programmato e sognato, ma quella è un’altra storia e magari chissà, un giorno
ve la racconto, ma ora atteniamoci ai fatti.
Di racconti di storie sull'India ne ho letti e
ascoltati a centinaia, ...l’india o la si
ama o la si odia, ...l’india è la mia seconda casa non potrei più farne a meno, ...quando
vengo me ne vorrei andare e quando me ne vado vorrei tornare subito, ...ieri sono
stata 4 ore seduta qua, in strada a guardare la gente, bella minchiona adesso
capisco perché sei così rintronata, respirare questa porcheria non migliora il
tuo stato mentale…o anche come mi raccontava un medico indiano conosciuto in Australia
sono indiano e l’India la amo, è nel mio cuore per sempre, ma non voglio più
tornarci, è sporca puzza e poi ci sono gli indiani, allora non avevo ben capito
questa degli indiani, ma ora ho ben chiaro quello che intendeva dire.
Non lo so, ognuno la vive come meglio crede, ognuno vede
quello che vuol vedere, per quello che riguarda noi..ebbene, shizu voleva venire
per i colori per i suoni per gli odori. I colori sono impolverati, i suoni,
rumori assordanti, e gli odori , se vogliamo chiamarli odori, vi lascio
immaginare.
Io ero rimasto con una frase in testa, l’avevo sentita in un
intervista fatta a Pasolini, parlava di come gli stranieri, i turisti
sfruttassero questo paese..ora non la
ricordo tutta ma non importa, le parole che mi erano rimaste chiare in mente sono:..
l’India non ha niente e da tutto.
E pensare che la prima impressione è stata positiva, appena passata la frontiera
e fatto i primi kilometri..ooohh ragazzi, un paesaggio da sogno, la catena
dell’Himalaya, le strade sono di quelle
che piacciono a noi, magari a me di più, tornanti che salgono a tratti dolci e
a tratti spigolosi su su verso il cielo,
e il cielo è azzurro e l’aria fresca.
Ruscelli fiumi e i
boschi puliti, dagli alberi le donne tolgono i rami bassi, quelli secchi, ne
fanno fascine per il fuoco. L’erba tagliata bassa è sistemata bene attorno a
qualche tronco d’albero, il foraggio per
gli animali. La gente è simpatica, si ferma giusto il tempo di osservarti bene,
sorride e ritorna alle sue occupazioni.
Ci fermiamo presto, sono le 4 ma il posto è un incantevole invito e non possiamo rifiutare. Abbiamo tempo e shizu ne approfitta per dare una ramazzata alla tenda.
Stamane fa un gran freddo e la tenda è ancora zuppa, solo
alle 10 siamo pronti e ci mettiamo in
marcia. Ci fermiamo a caricare acqua da una pompa sulla strada, in India se ne
incontrano spesso, noi lo sapete non compriamo l’acqua in bottiglia.
La strada continua a salire in un susseguirsi di curve, che
vista che cielo e che aria si respira.
Ci fermiamo
presto, non sono ancora le 4,
perché come scende il sole fa un freddo.
Siamo accampati in un’altura e possiamo vedere il fiume scorrere sotto ,
poco dopo arriva un contadino con moglie e i due figli, ci saluta e ci fa
capire a gesti che qua la notte fa freddo, poi ci offre ospitalità e del cibo
caldo, ma appena vedono il nostro fornello e la zuppa che sta bollendo si fanno
una risata e dicono ok ok, prima di andarsene la moglie ci invita ancora a casa
per la notte, ma noi abbiamo bisogno di un poco di tranquillità, la ringraziamo
e la rassicuriamo che va tutto bene per noi.
La notte ha fatto freddo ma adesso…Brrr ancora di più,
usciamo dalla tenda e un nebbione ci avvolge, anche oggi si fanno le 10 passate
prima di metterci in viaggio.
La mattina del 4 , una freddissima mattina, dopo aver passato
una notte altrettanto fredda, decidiamo dopo aver avuto la conferma senza
possibilità di appello che saremmo potuti arrivare solo sino a… e non mi
ricordo il posto, perché la strada per Leh è stata chiusa, e visto che fa un
freddo cane e noi non siamo attrezzati e ancora che al giorno riusciamo a mala
pena a fare 200 kilometri e che ci rimangono solo quasi due mesi di visa, dicevo
decidiamo di cambiare i nostri piani.
La nostra intenzione era di continuare su questa strada.
Qualcuno la chiama la strada infinita quella che porta a
Leh, nel Ladakh, un pezzo di Tibet rimasto all’India. Qua in questo territorio ci
sono i passi carrozzabili più alti al mondo, wow che meraviglia.
Il nostro programma era salire a nord lungo questa strada appunto
che porta a Leh, avremmo guidato la pode sui passi a più di 5800 metri. Ma come
ho detto la strada l’abbiamo trovata chiusa, poi complice anche il Pakistan che
mi ha negato il visto abbiamo deciso di puntare a sud, ma appena abbandonato le
montagne e scesi a valle nelle città, che incubo, la gente diversa, lo smog il
traffico e il totale menefreghismo degli indiani ci hanno demoralizzati, per
non dire altro. Basta L’india per ora è argomento chiuso, si va via.
Scendiamo verso Delhi
e da li spediremo la moto per bypassare il problema Pakistan.
Scusi da che parte per Delhi…Dili…Deli..la capitale..la
conosci…mi capisci…ah ah cominciamo bene .
Io pensavo che tutti in India parlassero inglese, sbagliavo,
solo a Delhi lo parlano, e come dice un nostro amico giapponese in giro per il
mondo da 7 anni, se in India qualcuno parla inglese e lo parla bene stai certo
che ti frega, e fidatevi, ha ragione.
Il giorno 6 arriviamo
a Delhi la capitale dell’India, non siamo ancora in città che già ne abbiamo a
sufficienza, che posto orribile, l’aria
irrespirabile, il cielo color grigio giallo, sempre.
Sono le 10, è sereno, il
sole è alto ma la cappa di smog lo imprigiona.
Qua invece siamo in centro a Delhi e sono le 2, il sole c’è
ma non si vede, il cielo è di un colore angosciante, polvere infinita e aria
irrespirabile.
Eppure orde di turisti organizzati o fai da te girano
tranquilli placidi nei loro abbigliamenti alternativi senza rendersene conto.
Anzi uno mi ha detto e no, di Milano non ne potevo più, un casino…scusa ma sei
sveglia che cosa hai fumato... poi ripensandoci hanno ragione, loro sono turisti e un turista
vede e sente solo quello che non può fargli male. Sono in vacanza e nessuno
vuole rovinarsi la vacanza.
A Delhi abbiamo
trascorso 13 giorni, ho spedito email a un numero infinito di spedizionieri,risposte nessuna. Contattati di persona 4, ma tutti troppo cari
per le nostre misere finanze. Da qui la decisione di rientrare in Nepal, il
prezzo che ci ha fatto un’agenzia cargo di Kathmandu non è male.
In India in questi giorni è un vero caos, una confusione
terribile, è Happy Diwali, la strada della luce, la più grande e importante festa
Indù, una specie di capodanno.. per intenderci.
Tutte le case vengono addobbate con fili di luci e ci sono
file di candele e lanterne a olio dovunque per le strade.
Si comprano vestiti nuovi e si pulisce, almeno una volta all’anno,
la casa, salvo però poi buttare il tutto, ed è tanto, giù fuori dalla porta in
strada…non potete immaginare la quantità di rifiuti e polvere che c’è in giro. È
per causa di questa grande festa che non siamo riusciti a contattare molti
spedizionieri, molti sono chiusi e riapriranno tra una settimana.
13 giorni trascorsi a Delhi, che città orribile, sporca
incasinata polverosa rumorosa puzzolente e poi, come diceva il nostro amico
medico in Australia, la cosa peggiore è che ci sono gli indiani.
Cumoli di spazzatura puzzolente ovunque, mucche che mangiano
cagano dormono tra i rifiuti, persone
che mangiano cagano dormono tra i
rifiuti, nessuna differenza.
La polizia gira con lunghi bastoni di bambù, gli stessi che i
contadini usano per far muovere i buoi, la polizia li usa con la stessa
violenza sugli uomini per farli muovere.
L’indiano, perlomeno quelli che abbiamo visto in città è
davvero strano, se uno guarda una cosa, che so io fissa il suolo, poco dopo decine di persone fanno
lo stesso. Qua se dipingi di bianco un
paracarro e gli disegni su due occhi, stai sicuro che tempo un’ora c’è una
folla davanti che porta fiori e prega. E le preghiere poi sempre le stesse, la
prima, la più importante preghiera di un buon indiano riguarda i soldi, tutto
il resto non conta…la salute nooo…se hai qualche malattia è meglio,ci puoi fare
più soldi, strana gente, non mi piace niente.
Sono convinto che un popolo che non rispetta la vita che non
rispetta la terra non può essere spirituale.
Misticismo religiosità
spiritualità…bah, c’è più spiritualità nel buco di culo di una…ahh.. ora capisco perché son
considerate sacre.
Questo è il mio pensiero, nella mia ricerca questa India non
può darmi niente, ce ne andiamo.
Vorrei ringraziare
una persona, un amico che non conosco, si chiama Maurizio, è un lettore del
blog che letto dei nostri problemi mi ha
inviato mail con un sacco di utili informazioni, contatti numeri di telefono di
spedizionieri e persone qua sul posto.
Sono rimasto letteralmente a bocca aperta dalla quantità di
informazioni, precise e aggiornate in tempo reale che mi ha dato, incredibile,
grazie Maurizio.
Siempre pasa lo mismo, todos quieren ir a acampar al mismo sitio. Y no a todos les gustan las mismas cosas. Esta es vuestra experiencia y por tanto sagrada. Decidir, tomar, pensar... Debe de ser vuestra libre experiencia sagrada. Y mientras haya santos seguiremos respetándolos.
RispondiEliminaFuerza, salud, Amor y dinero o sin dinero ¡Que más da! ¡Besos!
hai ragione. Delhi è un casino. io giro con il coltello tra i denti.
RispondiEliminapeccato per Leh. quello è un posto magico. Un'alternativa era la zona di Manali o la Parvati Valley. Io ci sono stata 2 anni fa. Dei miei amici vanno in moto in Himanchal Pradesh ogni anno. Anche io presi una moto. Ho avuto avventure incredibili. La gente lì è gentile. Anche il Gujarat è molto bello, o il Rajastan, certo, un po' piatto per la moto...però molto bello e lontano dal delirio di Delhi. Quando vado in India cerco sempre di evitare le grandi città. Danno una cattivissima impressione del paese.
Ti sarai reso conto della differenza con il Nepal. Il Nepal è in grande l'equivalente dei paesini di montagna indiani. gente semplice ma simpatica.
buon viaggio
Cavolo Maury, come l'hai descritta è davvero un casino... più caotica di napoli eheh scherzo!
RispondiEliminaUn forte abbraccio!