giovedì 29
La mattina mentre facciamo colazione
davanti a una splendida alba, arrivano dalla montagna alcuni ragazzini che
vanno a scuola giù nel paese, “Hey mister..pan..biscotti”…
shizu che faccio…ci sono rimasti solo 2
pacchetti di crackers, ok, uno per voi e uno per noi, ma ora via andate a
scuola, andate andate. Shizu presto via di corsa anche noi che qua arriva tutto il paese.
Il primo tratto di strada è
percorribile, poi una lunga interminabile spacca braccia difficile salita, e sale sale sale
eee…crasch bum crasch…finiti a terra.
Mancano ancora 2 kilometri per arrivare
al campo base e la strada o meglio quello che ne resta, della strada, è sempre meno percorribile.
Solleviamo un paio di volte la moto da
terra ma non riesco a tenerla ferma in
piedi, scivola e sono costretto a
lasciarla cadere di nuovo.
La trascino di forza strusciandola sulle pietre aiutandomi anche con un grosso ramo, senza troppi complimenti, sino a un punto
della strada che mi sembra migliore e dopo vari e faticosi tentativi riusciamo a rimetterla in piedi, shizuyo è
sfinita.
Appena riprendo fiato salgo in sella e
vado su da solo. Sono solo 2 kilometri ma assai difficili, ho rischiato di
cadere un paio di volte, in un tornante la strada é stata portata via
dall’acqua e ora ci sono solo enormi canaloni, ma alla fine eccomi qua, sono
sul piazzale del campo base.
Ora torno indietro e comincio a portare
su lo zaino e il borsone, poi tocca alle valige, mi ci vorranno 3 viaggi per
completare il trasporto, ma l’ultimo proprio non posso, sono già le 2
il sole è durissimo, sono sudato e affamato, in più nella caduta un
piede mi è rimasto incastrato sotto la moto ora e ho la caviglia gonfia e
dolorante.
In mio aiuto viene Pedro, il guardiano
del campo base che si presta ad
aiutarmi per la modica cifra di 30 dollari..!!! che brutta gente che sono i Timorensi,
ci sono fantastiche eccezioni per fortuna anche qua, ma abbiamo incontrato a
differenza degli altri paesi attraversati molta indifferenza, quasi cattiveria.
Alla fine riuscirò a fargli portare la
valigia per 10 dollari, in aggiunta ho dovuto pagarne altri 10… il biglietto
d’ingresso al campo base, dice che questo è un posto sicuro, non sarà invece
così, al nostro ritorno dalla cima ci accorgiamo che è sparita la pinza
multiuso, magari proprio il Pedro, il guardiano premuroso, è il ladrone.
Siamo a quota 2200 metri in un grande
spiazzo verde dove si può fare camping, un arco di cemento con a un lato
raffigurato sulle piastrelle San Francesco, credo un regalo di Papa …non so
quale, ecco, questa è la porta, l’ingresso all'ascensione della cima.
Una brutta sorpresa però ci aspetta,
qua non c’è niente da mangiare, il Pedro nella sua baracca non vende
assolutamente niente…!!! ma ci avevano detto… siamo stati ingannati o non ci hanno capito?
Che si fa… in 2/3 ore si arriva sulla
vetta, cosi dice Pedro. Shizu, cinque
e mezza sei e mezza al massimo siamo su, montiamo la tenda e si dorme, la mattina presto appena dopo l’alba
riscendiamo, a metà mattina già abbiamo
le gambe sotto un tavolo, dai si può fare andiamo!
Carico lo zaino e il borsone e si
comincia, oh gente… mezzora è durato l’entusiasmo e l’energia, poi la
stanchezza ma soprattutto i 20 kili che porto sulle spalle hanno piegato prima
le mie ginocchia poi il mio spirito.
Anche shizu non ne può più e anche lei
ha tanta fame, alle 6 sotto il diluvio ci fermiamo in un piccolo quadrato di terreno tutto pietre e in discesa,
siamo a quota 2500, montiamo la tenda.
Abbiamo 6 crackers e 4 fette di pane che
devono bastare per cena e colazione, ora mangiamo i crackers e 2 fette di pane,
che fame ma siamo talmente stanchi che ci addormentiamo e non ci facciamo caso,
come non facciamo caso nemmeno all’acqua che copiosamente entra da ogni dove.
La mattina sveglia alle 5 il sole sta
nascendo, che spettacolo.
Riponiamo nello zaino la tenda e i
sacchi bagnati, ora pesa sicuramente più di 20 kili, mangiamo lentamente le due
fette di pane rimaste e andiamo.
Che fatica, uffi..ma quando arriviamo in
cima!?.. a 2600 metri appena usciti dalla boscaglia ci troviamo davanti una radura e sulla destra in un tratto dove il terreno è rialzato un bellissimo rifugio, averlo saputo ieri, ci fermiamo per
riposare e fare qualche foto, sono le 9,30.
Vediamo la statua della madonna posta
sulla cima, ma non arriviamo mai, comunque il paesaggio è bellissimo, spesso
ci fermiamo a fantasticare su dove sarebbe bello mettere la tenda o dove
costruire un piccolo rifugio.
Continuiamo a camminare, per fare questi quasi 400 metri di dislivello che ci separano dalla cima ci impiegheremo 2 ore e mezza.
Siamo arrivati, la statua della madonnina è tutta sola, ma non credo si senta così, quello che si vede da quassù è...così silenzioso, così tranquillo così straripante di energia, invece noi, noi come esseri umani, siamo così rumorosi, così invadenti, così lontani dall'armonia delle cose, abbiamo bisogno di fermarci, di disimparare di vomitare tutta la nostra cultura, il nostro vuoto sapere, riprendere il contatto... calpestiamo questa terra tutto il giorno tutti i giorni eppure ne siamo così lontani, ricominciare... dovremmo ricominciare ascoltando il silenzio...ma ora fatemi sognare davanti a questo panorama. Abbiamo fatto appena in tempo, che fortuna, cominciano ad arrivare le nubi, su
questa montagna piove sempre nel pomeriggio.
Tira un bel vento, monto la tenda per farla asciugare, un po’ meno peso al ritorno…spero.
Sei pronta,- ho fame-, dai che ora la strada è in discesa ed è più facile,- davvero?- certamente e se non basta ti do una spinta… vedi come fai presto ad arrivare giù, -non scherzare- non scherzo, andiamo andiamo!!.
Sarà ma anche in discesa è una bella
fatica, a un certo punto incontriamo 3 ragazzi portoghesi, sono militari e
anche loro, come il nostro amico Carlos,
fanno parte del GNR, la Guardia Nazionale Repubblicana.
-Come state-, ci conoscono perché ci avevano visto
in caserma, quando andiamo a trovare Carlos o per pranzo, non troppo bene, siamo
affamati, - andate giù al rifugio, li ci sono 3 guide che ci aspettano, noi
andiamo sino in cima, in un ora ritorniamo e mangiamo assieme- ok allora ci
si vede dopo.
Il fuoco era acceso e come tornano i ragazzi ci mettono su il
choriso, poi tonno pane formaggio frutta e.. in mezzora ci riprendiamo, ma non
basta, ci regalano anche le scatolette di tonno avanzate così la cena è assicurata.
A picnic finito al rientro al
campo si offrono di portare lo zaino di
shizu e il mio borsone, ufff…peso dimezzato, e vai, viva il Portogallo.
Caspita però come camminano questi
militari, dei siluri, noi arriviamo al campo base mezz'ora dopo che loro stanno
per partire, ritornano a Dili in caserma, li salutiamo e ringraziamo ancora, ci
si vede comunque in caserma uno di questi giorni, prima di lasciare Timor
passiamo a salutarvi.
Sta cominciando a piovere, decidiamo di rimanere a dormire qua,
montiamo la tenda sotto un grande gazebo, almeno si sta asciutti, che giornata,
ora un caffè caldo e cuciniamo il nostro solito riso.
¡Ah! sr. Mauri, me alegra verlo caminar... ¿Pero no estará usted cargando mucho? No importa... Así se conservara en buena forma.
RispondiElimina¡Jo! Cuanta humedad... Las brumas aparecen siempre como si las montañas fuesen grandes fabricas. Otra visión...
Nadie debería tener prisa en subir al cielo.
RispondiEliminaQue bueno... Son casi tresmil... ¿y cuantas fuentes? ¿flores? ¿perfumes?